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BCE, cambio di rotta in vista?

12/1/2022 | Redazione Advisor

È probabile che la normalizzazione della politica monetaria vada avanti con cautela, in un contesto di elevata incertezza e rischi pronunciati. Le ipotesi di Federated Hermes


In vista del prossimo meeting di dicembre della BCE, Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, analizza i principali dubbi dell’istituto di Francoforte tra rallentamento del percorso d’inasprimento della politica monetaria e trade off crescita/inflazione.

 

“Sebbene l'inflazione – l’indice armonizzato dei prezzi al consumo - dell'Eurozona sia rimasta troppo alta, 10% a novembre, l’ultimo dato dovrebbe contribuire a giustificare una modesta riduzione del ritmo di inasprimento della BCE a 50 punti base nel corso del prossimo meeting a dicembre” osserva Dall’Angelo. “Il dato dunque da un lato rafforza l'ipotesi di un aumento dei tassi di 50 punti base (rispetto ai 75) alla prossima riunione della BCE, ma dall’altro anche i dati sul mercato del lavoro (in particolare sui salari) e sull'attività economica giocheranno un ruolo nell’ambito di questa decisione. Sebbene il trade-off tra crescita e inflazione si sia ulteriormente deteriorato di recente, la BCE si concentrerà per il momento sull’alto livello di inflazione, evitando il rischio che si radichi attraverso quelli che sono gli effetti di secondo round”.

 

È probabile che la normalizzazione della politica monetaria della BCE vada avanti con cautela - chiarisce l’economista -  con un certo grado di flessibilità e in stretta correlazione con i dati che via via emergeranno, in un contesto di elevata incertezza e rischi pronunciati. Secondo la nostra ipotesi di base, dopo il meeting di dicembre la BCE sospenderà il ciclo di rialzi e si concentrerà sulla normalizzazione del bilancio, dato che i danni all'economia derivanti dalla crisi energetica in corso diventano più evidenti. Tuttavia, poiché l'inflazione è destinata a rimanere fastidiosamente alta, è possibile che la BCE continui a inasprire, a un ritmo più lento, per tutta la durata del rallentamento all'inizio del prossimo anno”.

 

“Nonostante ciò - conclude Dall’Angelo - l'inflazione dovrebbe scendere nel corso del 2023, in particolare nella seconda metà dell'anno, grazie alla stabilizzazione dei prezzi dell'energia (e ai relativi effetti di base), all'allentamento dei vincoli dell'offerta globale e, soprattutto, a un forte rallentamento della domanda”.

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