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Investimenti, il tempo del pragmatismo

12/9/2022 | Redazione Advisor

In un contesto così incerto meglio non scommettere per non rischiare di cozzare contro il principio di realtà. Restano cruciali flessibilità e selettività. La view di Carlo Benetti, GAM (Italia) SGR


Un’apertura al rallentamento che prelude una fase di pausa nei primi mesi del nuovo anno, questa è la nuova narrazione alla quale sembrano credere i mercati che hanno salutato con rialzi il nuovo corso della Fed. Gli appuntamenti decisivi e chiarificatrici dell’evoluzione macroeconomica però sono fissati per la prossima settimana quando verrà pubblicato il dato dell’inflazione americana di novembre e si terranno le riunioni mensili della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. In un contesto così incerto, avverte Carlo Benetti, market specialist di GAM (Itlaia) SGR, meglio non scommettere per non rischiare di cozzare contro il principio di realtà.

 

Analizzando i dati USA, Benetti osserva che il PMI di novembre, l’indice dei responsabili degli acquisti, è sceso sotto il valore di 50 per la prima volta dal giugno 2020 (valori superiori a 50 indicano espansione, al di sotto rallentamento). “Il PMI è ritenuto un affidabile indicatore previsivo, la rilevazione di novembre, se confermata nei prossimi mesi, potrebbe costituire un punto di flesso. Sul 2023 pesa la curva dei rendimenti americana dove i tassi a breve termine sono di circa un punto superiori a quelli a lungo termine. L’inclinazione negativa della curva esprime la preoccupazione che i tassi, nel tempo, siano destinati a scendere sotto la spinta di condizioni economiche avverse”

 

Guardando al passato, Benetti fa notare che una persistenza dell’inversione è stata sinistro presagio di recessione. “La recessione mette ovviamente a repentaglio gli utili aziendali e, dunque, le performance azionarie, i mercati obbligazionari possono invece approfittare dell’inversione della curva con opportuni posizionamenti e arbitraggi sulle scadenze. I nuovi livelli dei rendimenti fanno tornare l’alternativa all’investimento azionario: quest’ultimo resta nel lungo termine il miglior antidoto all’inflazione, ma i risparmiatori possono tornare ad avere rendimento fermandosi un po’ più in basso nella scala del rischio”.

 

Passando all’’eurozona, qui “l’inflazione in novembre ha mostrato i primi segnali di frenata, in buona misura grazie al calo dei prezzi dell’energia, ma aumentano i segnali di debolezza. In Germania le vendite reali al dettaglio in ottobre sono scese del -2,8% rispetto al mese precedente (in calo del -5,2% rispetto allo stesso periodo nel 2021) e le imprese hanno pesantemente frenato gli investimenti”.

 

L’appuntamento è alla settimana del 12 dicembre - prosegue Benetti -  quando verrà pubblicato il dato dell’inflazione americana di novembre e si terranno le riunioni mensili della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Il valore di novembre del Consumer Price Index, rappresentativo delle abitudini di spesa del consumatore americano medio, dirà se la flessione di ottobre sia stata un caso isolato o se siamo al punto di flesso”.

 

Se a metà dicembre emergeranno indizi che facciano intravedere un punto di flesso, “le scelte allocative sui portafogli potrebbero riguardare aggiustamenti dell’esposizione agli asset rischiosi ma in questa fase dell’anno è bene ricordare che sono in gioco, più che in altri momenti, gli aspetti psicologici dell’attesa del rally di fine anno che, invero, ha già fatto parecchia strada in novembre.” 

 

Secondo Benetti è meglio non scommettere “per non rischiare di cozzare contro il principio di realtà, gestire la fase di transizione con prudenza ricordando che la volatilità ci accompagnerà ancora per un po’ di tempo, soprattutto per la progressiva diminuzione della liquidità, una condizione che non ha mai favorito l’assunzione di maggior rischio. Restano cruciali la flessibilità e la selettività, i temi di interesse non mancano ma dovranno essere valutati con attenzione, tenendo conto delle caratteristiche di ogni singola classe di attivo, la sensibilità ai tassi, il livello del prezzo, la robustezza del business, la capacità di trasferire gli aumenti dei costi sui prezzi finali”.

 

“È tempo di pragmatismo” conclude Benetti. “L’investitore pragmatico agisce sulla base di informazioni e di alternative ben ponderate, non perde di vista gli obiettivi di lungo termine, la fedeltà al metodo lo rende sufficientemente sereno nella consapevolezza di aver operato nel portafoglio con coerenza. Non sappiamo cosa riservi il futuro, sappiamo però che l’atteggiamento pragmatico nella gestione dei portafogli è sempre preferibile agli approcci dogmatici”.

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