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La BCE non è ancora colomba. I commenti dei gestori

12/15/2022 | Daniele Riosa

La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d'interesse di 50 punti base portando il tasso sui depositi al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,5% e quello sui prestiti marginali al 2,75%


Nessuna sorpresa dalla Banca Centrale Europea che ha alzato i tassi d'interesse di 50 punti base, portando il tasso sui depositi al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,5% e quello sui prestiti marginali al 2,75%. Vediamo di seguito come i gestori commentano le decisioni prese dall’Eurotower.

Altaf Kassam, head of investment strategy & research per l’area EMEA di State Street Global Advisors, sottolinea che “La BCE ha sorpreso pochi operatori di mercato con un aumento di 50 pb oggi. Questa mossa era stata ben prevista, ma è stata meno ‘scontata’ della precedente. In particolare, non ha escluso la possibilità di un altro rialzo di 75 pb in futuro, rafforzando la propria comunicazione in funzione dei dati e ‘meeting-by-meeting’ degli ultimi mesi, assicurando che questo rialzo ridotto non fosse interpretato come ‘dovish’ e non tradisse alcun cambiamento nell'orientamento politico restrittivo generale. Questa mossa dimostra che la BCE continua a seguire l'esempio della Fed, nonostante abbia iniziato più tardi e quindi sia ancora oggetto di critiche per essere rimasta indietro rispetto alla curva. La BCE ha risposto a tali critiche sottolineando che il ciclo di inasprimento è ancora in corso - implicando un tasso terminale vicino al 3%, aggiungendo che sta avviando una significativa riduzione del bilancio - principalmente attraverso i rimborsi TLTRO - e annunciando i principi chiave del QT - ponendo l'accento sulla gradualità e sulla prevedibilità, per allontanare qualsiasi timore di causare instabilità del mercato. Guardando avanti, non ci aspettiamo che la BCE rallenti nuovamente il ritmo dei rialzi dei tassi fino alla metà del prossimo anno, e non è probabile un taglio dei tassi prima del 2024. Dato il consenso sul rialzo odierno, le previsioni della BCE sull'inflazione per il 2025 sono state riviste al rialzo e hanno mostrato che il rischio per l'inflazione è ancora al rialzo. Come dimostrano queste previsioni, il 2023 si preannuncia un anno difficile e la Banca Centrale ha bisogno della massima flessibilità possibile”.

Per Roberto Rossignoli, portfolio Manager di Moneyfarm, "nonostante fosse ampiamente atteso dagli operatori finanziari, la retorica non poteva che essere restrittiva: il governatore della BCE ha annunciato che ci saranno ulteriori 'significativi' rialzi nei prossimi mesi e che la stretta quantitativa (riduzione del portafoglio titoli accumulati in anni di quantitative easing) comincerà a marzo 2023, pur procedendo per gradi. Combattere l’inflazione rimane il focus principale e ai governi spetterà il compito di alleggerirne l’impatto sull’economia reale con le loro politiche fiscali. I mercati hanno reagito in maniera molto nervosa. Se nelle prime ore dopo la conferenza di Powell avevano retto a una retorica meno accomodante del previsto, dalle dichiarazioni della Lagarde hanno ricevuto una conferma definitiva dell’indebolimento della narrativa dominante degli ultimi mesi, ossia che la stretta monetaria avesse finalmente raggiunto il picco. Per questo, sostanzialmente, stiamo assistendo all’impennata dei tassi governativi europei e alla perdita di terreno dell’azionario con quello europeo, in particolare, che ha già perso più del 2%".

Hetal Mehta, senior european economist di LGIM, rileva che “l’azione della Banca Centrale Europea  va a completare il set di quegli istituti di credito che hanno dato segnali inequivocabili sulla politica monetaria aggressiva che intendono attuare. Affermando che i tassi d’interesse devono continuare a salire e che il programma di quantitative easing si ridurrà la prossima primavera, la Bce si è accodata alle altre banche centrali nel creare un contesto monetario restrittivo. Nonostante l’area euro sia probabilmente già entrata in recessione e i prezzi spot dell’energia più bassi, i timori di Francoforte sull’inflazione non sono affatto scomparsi”.

Dave Chappell, gestore mercato obbligazionario di Columbia Threadneedle Investments, spiega che  "come ampiamente previsto, la BCE ha effettuato un rialzo di 50 punti base, ma il tono, sia del comunicato sia delle parole della Lagarde durante la conferenza stampa, si è rivelato un po' più da falco. Il fatto che i tassi di interesse "aumentino in modo significativo" ha suggerito che i futuri rialzi potrebbero rimanere dello stesso tenore, cosa a cui la Presidente non ha opposto resistenza, sebbene la dipendenza dai dati influenzerà il futuro percorso dei tassi. Il Quantitative Tightening inizierà con la cessazione del reinvestimento di parte delle obbligazioni in scadenza a partire dall'inizio di marzo, e il ritmo di circa 15 miliardi di euro al mese di roll-off sarà rivalutato alla fine del secondo trimestre. I rendimenti obbligazionari sono saliti in seguito a questa notizia e i titoli di Stato dei paesi periferici hanno sottoperformato, in quanto si intravede un approccio di minor sostegno da parte della Banca Centrale".

Francesco Pesole, FX Strategist di ING, mette in luce che "la Bce ha rialzato i tassi di 50 punti base e pubblicato un nuovo set di proiezioni economiche oggi. La banca ha anche annunciato che il quantitative tightening iniziera’ a partire da marzo 2022, e ha indicato che vi saranno ulteriori rialzi nei prossimi mesi. La reazione dei mercati all’annuncio e’ stata inizialmente cauta, con EUR/USD solo leggermente in rialzo. La conferenza stampa e’ stata invece caratterizzata da un linguaggio particolarmente hawkish, con Christine Lagarde che ha esplicitamente sottolineato che i mercati stanno sottostimando la stretta monetaria necessaria per riportare l’inflazione al suo target. Questi commenti di Lagarde hanno generato una reazione molto piu’ decisa da parte dei mercati, con i bond europei in forte ribasso e EUR/USD decisamente in rialzo".

Secondo Luke Bartholomew, senior economist di abrdn, "la decisione della BCE di aumentare i tassi di interesse di 50 pb era ampiamente prevista, ma la comunicazione a corredo della decisione è stata sorprendentemente orientata verso un approccio da falco. La Presidente Lagarde sembrava voler gestire esplicitamente le aspettative del mercato verso un tasso terminale più alto. È insolito che la Lagarde tenti di orientare i mercati con tanta determinazione a dimostrazione dell'urgenza del messaggio della BCE. Per questo motivo, è verosimile che nelle prossime riunioni si verifichino altri importanti rialzi dei tassi. Tuttavia, se l'economia dovesse cadere in una recessione più profonda di quella prevista dalla BCE, riteniamo improbabile che i tassi aumentino in modo così aggressivo, dato che la debolezza economica si prenderà cura del problema dell'inflazione sottostante".

Per Pasquale Diana, head of macro research di AcomeA SGR, "appare ragionevole pensare che la BCE sia meno unita al suo interno che nei mesi scorsi, adesso che il tasso sui depositi è salito dal -0,50% al 2%, un livello già restrittivo e destinato a salire ancora di più. Infatti, la Lagarde ha indicato che la decisione di oggi ha ricevuto ampio supporto ma non è stata unanime. Un rialzo di 50bp (invece che 75bp) ma con un tono chiaramente hawkish è stato probabilmente un compromesso accettabile per il Consiglio".

Inoltre "appare quanto mai probabile che alla luce del messaggio di oggi molti osservatori dovranno rivedere al rialzo le proprie attese sui tassi, in gran parte a causa di una funzione di reazione della BCE chiaramente più hawkish delle attese. Un paio di rialzi di 50bp nei prossimi due meeting ad esempio – totalmente verosimile visto il tono di oggi - porterebbe il tasso sui depositi al 3% già a metà marzo. Non è escluso che la BCE vada anche oltre, a meno che l’inflazione di tipo core non inizi a rallentare chiaramente come sta facendo negli USA".  

Gli esperti di Amundi concentrano la loro analisi sulla reazione del mercato e sulle implicazioni per gli investimenti: "La reazione del mercato è stata contrastante con il sell-off degli asset di rischio causato dall’atteggiamento da falco della FED, mentre il Dollaro Usa e i Treasury statunitensi sembravano reagire maggiormente alla possibilità di un rialzo dei tassi di 25 pb in occasione della prossima riunione di febbraio 2023. Rimaniamo cauti e prevediamo volatilità sul mercato, poiché il raggiungimento del compito della Fed di riportare l'inflazione al 2% è ancora lontano e l'incertezza sul picco del Fed Funds Rate rimane, così come l'incertezza su quanto a lungo i tassi dovranno rimanere restrittivi. Questo contesto continua a richiedere un atteggiamento attivo in termini di duration, poiché il cammino verso la stabilità dei prezzi è ancora lungo".

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