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Outlook 2023, verso un ritorno dell’armonia sui mercati

1/2/2023 | Daniele Riosa

Nadége Dufosse (Candriam ): “Se le banche centrali riescono a portare a termine quanto intrapreso quest’anno potremo mantenere un atteggiamento in generale costruttivo per gli anni a venire”


"Possiamo aspettarci nuovi minimi dei mercati finanziari?" Questa è la domanda da cui parte l’analisi di Nadége Dufosse, global head of multi-asset di Candriam che ricorda come “ad ottobre, abbiamo raggiunto livelli estremi sui mercati finanziari: sentiment fortemente negativo degli investitori sull’economia e sull’andamento atteso dei mercati, volatilità storicamente elevata per tutte le asset class”.

“Questi livelli di estremo pessimismo - argomenta la manager - costituiscono in generale segnali di contrasto all’acquisto abbastanza potenti. L’anno si chiude comunque con un’anomalia: non abbiamo constatato deflussi di rilievo dalle azioni, come osserviamo di solito con un tale livello di pessimismo. Gli investitori sembrano aver mantenuto un’esposizione alle azioni più elevata di quanto lasciassero presagire le loro previsioni sull’economia e sui mercati. Diverse ragioni possono spiegare questo comportamento e, in particolare, l’assenza di alternative... Infine, tra gli indicatori da noi analizzati manca una vera e propria capitolazione che coniughi sentiment e flussi”.

Quali elementi potrebbero causare una nuova capitolazione degli investitori nel 2023? “A nostro avviso, un potenziale nuovo minimo potrebbe essere provocato da uno sbandamento rispetto alle previsioni economiche: come è accaduto nel 2022, sorprese sull’inflazione nuovamente al rialzo, con una crescita economica piuttosto resiliente che vanifica le speranze di una svolta delle banche centrali; o un ‘hard landing’, con una recessione più profonda di quanto previsto oggi dai mercati finanziari; o un incidente finanziario con un contagio più ampio (scenario simile a quello del 2008). Le banche centrali restano vigili e puntano a contenere non solo l’inflazione ma anche i rischi per la stabilità finanziaria. Nel nostro scenario economico attuale, con una decelerazione dell’inflazione e della crescita economica, ma senza grave recessione, non ci aspettiamo di vedere un nuovo minimo nella prossima fase. Prevediamo che i mercati azionari si muovano in un intervallo piuttosto ampio: limitati al rialzo dall’azione delle banche centrali, che faranno in modo che le condizioni finanziarie non si allentino troppo rapidamente, se l’economia dovesse resistere bene, e sostenuti da una svolta più rapida della politica monetaria, se l’economia fosse colpita troppo duramente”.

Per quanto riguarda le obbligazioni “il carry ricostituito dall’aumento dei rendimenti nel 2022 ci sembra interessante. La decelerazione dell’inflazione dovrebbe permettere un calo della volatilità sulle obbligazioni, che permetterà di ridurre la volatilità sulle altre asset class”.

Quali sono le prospettive per un portafoglio diversificato a medio termine? L’analista risponde che “abbiamo confrontato i rendimenti attesi a medio/lungo termine su azioni e obbligazioni governative rispetto allo scorso anno. Abbiamo preso in considerazione ‘rendimento a scadenza’ per le obbligazioni e il ‘rendimento degli utili’ per le azioni. Da ciò emergono due osservazioni: tutti i rendimenti attuali sono superiori a quelli di fine 2021, a causa del rialzo dei tassi e del calo delle valutazioni delle azioni. Meno di mezzo punto separa ormai i rendimenti delle azioni e delle obbligazioni. Negli Usa i rendimenti sono addirittura più favorevoli per le obbligazioni. Il premio di rischio delle azioni negli Stati Uniti è in effetti ai minimi da 15 anni. Il rendimento atteso di un portafoglio diversificato è quindi fortemente aumentato quest’anno ed è tornato sui livelli di rendimento attesi nel 2018 e 2019, anche in termini di rendimento reale. Tale rendimento atteso si basa in maniera molto più equilibrata su azioni e obbligazioni. Analogamente, dopo un anno di correlazione positiva tra azioni e obbligazioni (le due asset class hanno registrato performance negative equivalenti), ci aspettiamo un calo di questa correlazione. Ciò significa che la parte obbligazionaria di un portafoglio diversificato potrebbe tornare a svolgere il suo ruolo di cuscinetto nei periodi di ribasso dell’azionario o, quanto meno, non aggiungere un’ulteriore performance negativa”.

Ci stiamo muovendo verso un nuovo decennio perduto? “Negli ultimi tre anni, il rendimento di un portafoglio diversificato è rimasto complessivamente prossimo allo zero. Se le banche centrali riescono a portare a termine quanto intrapreso quest’anno, ossia a controllare l’inflazione senza provocare una grave recessione, potremo mantenere un atteggiamento in generale costruttivo per gli anni a venire. Storicamente, i ‘decenni perduti’ hanno coinciso con le prime due guerre mondiali, il periodo di stagflazione degli anni ‘70 e lo scoppio delle bolle finanziarie negli anni 2000”.

“Salvo eventi eccezionali - conclude Dufosse - riteniamo che l’armonia spezzata dal Covid e dalla guerra possa tornare sui mercati”.

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