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L’inflazione in Italia torna a crescere

5/2/2023 | Redazione Advisor

Dopo quattro cali consecutivi, ad aprile è sorprendentemente aumentata all'8,3% anno su anno secondo la stima preliminare diffusa dall'Istat. Il commento di ING


Dopo quattro cali consecutivi, l'inflazione in Italia è sorprendentemente aumentata ad aprile all'8,3% anno su anno (dal 7,6% di marzo), secondo la stima preliminare diffusa dall'Istat.  La misura armonizzata ha raggiunto l'8,8% anno su anno dall'8,1% del mese precedente.

 

Come evidenzia Paolo Pizzoli, senior economist di ING, questi dati mostrano che “la strada verso la disinflazione nominale si sta rivelando tortuosa e il profilo è influenzato dalla tempistica delle decisioni amministrative passate. La stabilità dell'inflazione di fondo è confortante, ma probabilmente ci vorrà più tempo per un suo calo deciso”.

 

“Ancora una volta – sottolinea Pizzoli – il motore è stato l'inflazione energetica, che questa volta ha spinto al rialzo l’inflazione aggregata a causa di un effetto base sfavorevole, che avevamo sottovalutato. Più in dettaglio, la causa dell'accelerazione è stata la parte non regolamentata del paniere energetico (+26,7% a/a dal 18,9% di marzo), aiutata dai servizi ricreativi e dalla cura della persona. L'impatto disinflazionistico dei prezzi regolamentati dell'energia, che avevamo previsto, e la piccola decelerazione dei prezzi di cibo, alloggio e servizi di viaggio non sono stati sufficienti a compensare”.

 

 “L'inflazione di fondo è rimasta stabile al 6,3% per il terzo mese consecutivo, suggerendo che la vischiosità renderà probabilmente il processo disinflazionistico relativamente lento” puntualizza Pizzoli. “Dopo la pubblicazione di aprile, l’inerzia statistica per l'inflazione aggregata e per quella di fondo per il 2023 si attesta rispettivamente al 5,4% e al 4,6%”.

 

“Nel complesso, secondo Pizzoli i dati di oggi confermano che il processo disinflazionistico non è lineare, “con un profilo condizionato da effetti base determinati dalla tempistica delle passate azioni amministrative sui prezzi dell'energia. Come effetto collaterale, questo aggiunge così tanto rumore ai dati da rendere quasi inutili i confronti tra paesi, almeno nel breve termine. Inoltre, l'effetto riapertura sui prezzi di alcuni servizi si sta rivelando più duraturo del previsto. Detto questo, il percorso verso un'ulteriore decelerazione dell'inflazione rimane solido.  I prezzi alla produzione continuano a rallentare e il rallentamento delle intenzioni di aumenti dei prezzi segnalate dalle indagini congiunturali si stanno ultimamente estendendo dal settore manifatturiero a quello dei servizi. In linea di principio si tratta di una buona notizia per l'andamento dell'inflazione di fondo, ma i dati mostrano che il processo sarà probabilmente lento e dovrebbe accelerare solo nella seconda metà dell'anno. Dopo la pubblicazione di oggi – conclude l’economista – probabilmente rivedremo leggermente al rialzo la nostra previsione di inflazione media per il 2023, ora al 5,7%”.

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