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BCE in versione “dovish”. I commenti dei gestori

5/4/2023 | Redazione Advisor

La Banca Centrale Europea, in linea con le attuali previsioni del mercato, alza i tassi d'interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3,75%, quello sui depositi al 3,25%


Nessuna sorpresa. La Banca Centrale Europea alza i tassi d'interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3,75%, quello sui depositi al 3,25%, e quello sui prestiti marginali al 4%. Vediamo come i gestori commentano la decisione presa dall’istituto di Francoforte.

Altaf Kassam, EMEA head of investment strategy & research di State Street Global Advisors, sottolinea che “la BCE ha deciso oggi un rialzo ‘dovish’ di 25 punti base, in linea con le attuali previsioni del mercato. Il primo calo dell'inflazione core da giugno dello scorso anno, nonché l'ultima rilevazione trimestrale delle banche che ha mostrato il maggior irrigidimento degli standard creditizi dalla crisi del debito del 2011, sembrano aver influenzato la decisione. Alla fine, la scelta di una riduzione a 25 punti percentuali è stata la scelta più semplice, permettendo alla BCE di continuare a dimostrare la propria determinazione nella lotta all'inflazione, mantenendo al contempo uno sguardo sui rischi per la stabilità finanziaria. Probabilmente, il rialzo di 25bps offre alla BCE il margine di manovra di cui avrà bisogno in futuro, dato il duplice rischio di crescita e inflazione. Tuttavia, la decisione odierna è stata forse la più ‘equilibrata’ dall'inizio dell'attuale ciclo di rialzi. Abbiamo assistito a una certa persistenza dell'inflazione, con l’inflazione headline che è tornata a salire nell’ultima lettura e l'inflazione relativa ai servizi che è rimasta vischiosa, e a dati recenti che hanno mostrato che il mercato del lavoro, anziché allentarsi come previsto, sembra essersi nuovamente irrigidito, rendendo molto incerto qualsiasi aumento della disoccupazione nel breve periodo. Alla fine, le persistenti preoccupazioni sugli effetti variabili e ritardati delle precedenti azioni, così come i continui problemi legati al settore bancario (anche se ancora incentrati sugli Stati Uniti), hanno portato all’aumento, più ‘dovish’, di 25 punti base”.

Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, rileva che "gli elementi prospettici della dichiarazione indicano la fine del percorso di rialzo, con altri due rialzi di 25 punti base in programma. Insieme alla riduzione del programma di acquisto di asset, che terminerà a luglio. La luce in fondo al tunnel della fine dei rialzi dovrebbe essere di supporto per i mercati obbligazionari in generale. Mentre la fine dei reinvestimenti nell'ambito dell'APP dovrebbe esercitare una pressione al rialzo sui rendimenti degli emittenti sovrani che hanno beneficiato maggiormente del programma, ossia i cosiddetti Paesi periferici, soprattutto perché finora non hanno mostrato alcun segno di stress dovuto alla stretta quantitativa”.

Secondo Ed Hutchings, head of rates di Aviva Investors, "la BCE ha nuovamente aumentato i tassi di interesse rendendo evidente che le pressioni inflazionistiche di fondo rimangono troppo forti e preoccupanti per il Consiglio direttivo. La BCE continuerà a intraprendere tutte le azioni necessarie per realizzare il suo mandato e seguirà un approccio basato sui dati, il che al momento significa che ci saranno altri rialzi. L'annuncio della fine dell'Asset Purchase Program a luglio è stato un po' più anticipato di quanto ci si aspettasse e questo potrebbe far salire ulteriormente i rendimenti dei titoli di Stato europei, soprattutto nelle aree geografiche più periferiche come l'Italia e la Grecia, dove in passato si è assistito al maggior numero di sostegni prolungati”.

Per Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, "il settimo rialzo consecutivo arriva sulla scia di un'inflazione ancora alta nell'Eurozona: ad aprile l’inflazione complessiva è risalita per la prima volta in sei mesi al 7%, anche se la componente core è scesa al 5,6% per la prima volta da giugno 2022. La BCE tiene conto del fatto che le banche dell'Eurozona hanno ridotto in modo significativo l'accesso al credito e prevede un possibile impatto sull'economia. Poiché il FMI stima che l'inflazione non raggiungerà il target del 2% fino al 2025, la Banca Centrale dovrà intraprendere una delicata azione di bilanciamento, alla luce di un’inflazione persistente e della pressione sull'economia".

Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, prevede che "il picco dei tassi è vicino. La BCE probabilmente aumenterà ancora un po' i tassi fino a raggiungere un picco del 3,5-3,75% per il tasso depo e accelererà il ritmo della correzione del bilancio a luglio (come suggerito nella dichiarazione di oggi). L'inflazione globale e quella headline continuano a essere alte e hanno già superato le previsioni di marzo della BCE. L'inflazione salariale ha registrato una tendenza al rialzo (superando il 5% nel quarto trimestre del 2012) e le trattative salariali indicano ulteriori pressioni a breve termine. Certo, la dipendenza dai dati e l'approccio "riunione dopo riunione" sono ancora elementi chiave della strategia della BCE. Il riemergere di tensioni sui mercati finanziari - che indicano un ulteriore deterioramento delle condizioni di credito, continuando e intensificando la recente tendenza emersa dalla Bank Lending Survey della BCE - sconvolgerebbe i piani di inasprimento della BCE sia per quanto riguarda i tassi d'interesse sia per quanto riguarda il bilancio".

Antonella Manganelli, a.d. e responsabile Investimenti di Payden & Rygel Italia, rimarca che per quanto riguarda il "Quantitative Tightening legato al programma di acquisto di asset, il Consiglio direttivo ha deciso di anticipare la fine del programma di reinvestimento a luglio. La decisione è stata più aggressiva del previsto. Secondo la dichiarazione della BCE e i commenti del Presidente Lagarde durante la conferenza stampa, sembra che la BCE si aspetti ancora altri rialzi in futuro e che, a differenza del messaggio che abbiamo ascoltato ieri dalla Federal Reserve statunitense, la BCE non voglia ancora fare una "pausa" nel suo ciclo di rialzi. Sebbene i prestiti bancari stiano rallentando e il settore manifatturiero stia affrontando un "deterioramento delle prospettive", l'inflazione rimane troppo alta e i rischi sono ancora descritti come al rialzo. In questo contesto, la BCE sembra "determinata" a inasprire ulteriormente la politica monetaria, ma si rifiuta di fornire qualsiasi forma di forward guidance e ha ribadito di concentrarsi principalmente sui dati macro che usciranno".

Dave Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, spiega che "la Presidente Lagarde ha tenuto a sottolineare che la BCE non sta facendo una "pausa" - un chiaro tentativo di distinguere il suo aumento da quello della Fed - ma ha anche segnalato che la maggior parte del percorso verso un livello adeguato di politica restrittiva è ormai nello specchietto retrovisore. In prospettiva, gli effetti ritardati di quello che è stato un aggiustamento aggressivo della politica monetaria cominceranno a ripercuotersi sull'economia reale nei prossimi mesi, in concomitanza con un'accelerazione della liquidazione dei bilanci e con la scadenza dei prestiti a basso costo resi disponibili con le operazioni TLTRO. L'insieme di queste misure dovrebbe agire come un freno molto potente sull'economia dell'Eurozona, che è già in fase di stallo, come confermato dai dati del PIL del 1° trimestre. Lo scenario peggiore di un inverno rigido può aver risollevato il sentiment e l'attività nel breve termine, ma la triplice stretta politica farà presto appassire nuovamente gli spiriti".

Gli analisti di HSBS ricordano che "come a marzo, la BCE ha affermato che l'inflazione dovrebbe rimanere "troppo elevata per un periodo troppo lungo" e non ha fornito alcuna indicazione esplicita di politica monetaria, se non quella di ribadire l'importanza di un approccio basato sui dati. Tuttavia, il fatto che la Banca Centrale abbia dichiarato che assicurerà che i tassi di policy "saranno" ricondotti a livelli sufficientemente restrittivi lascia intendere che la traiettoria di rialzo dei tassi non è ancora giunta al termine. Ciò è in linea con la nostra view secondo cui il mese prossimo ci sarà un altro rialzo dei tassi di 25 punti base, con il rischio che i rialzi proseguano fino a luglio".

Anna Stupnytska, global macro rconomist di Fidelity International, crede che "l'entità dell'inasprimento delle politiche attuato finora dalla BCE sia già sufficiente a provocare una possibile recessione. L'effetto dell'inasprimento sta diventando più evidente negli Stati Uniti, dove la Fed ha segnalato una potenziale pausa nella riunione di maggio, anche in considerazione del fatto che ha iniziato il suo ciclo di rialzi quattro mesi prima della BCE. Dati i ritardi nel meccanismo di trasmissione, l'economia reale dell'area dell'euro potrebbe ancora dover accusare il colpo. Anche in assenza di ulteriori tensioni nel sistema bancario europeo, le condizioni di credito restrittive sono destinate a rimanere. Le rinnovate tensioni bancarie negli Stati Uniti aggiungono un ulteriore livello di incertezza alle già complesse prospettive. È fondamentale che, con la Fed in pausa, la divergenza delle politiche USA-EA non vada lontano”.

Per Alexander Roll, investment strategist di Global X, si tratta di un rialzo “colomba”, piuttosto che di uno “falco”. Lo spread dei tassi OIS dell'Eurozona segnala ora un ulteriore aumento fino a 50 punti totali entro ottobre 2023, per un tasso terminale implicito del 3,54%, leggermente inferiore al tasso implicito del 3,63% stimato prima dell'annuncio. Anche la reazione iniziale del mercato sembra accordarsi a questa visione, con il calo dei titoli di stato tedeschi a 2 anni e una leggera flessione di EUR/USD. La velocità e la forza con cui questa decisione si trasmetterà sull'economia reale rimangono incerte. La nostra opinione è in linea con l'aspettativa del mercato di un ulteriore aumento dei tassi di 50 punti entro ottobre 2023, e ci aspettiamo che le future decisioni di politica monetaria dipenderanno in larga misura dai prossimi dati sull’inflazione e dalle condizioni del credito".

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