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Nessuna sorpresa negativa dall’inflazione USA

5/10/2023 | Redazione Advisor

I dati confermano le attese, e aumentano la probabilità che la Fed possa effettuare una pausa nel ciclo dei rialzi a giugno. Mercati azionari in crescita, eurodollaro in salita


Nessuna sorpresa negativa dai dati sull’inflazione USA relativa al mese di aprile pubblicati dal Bureau of Labor Statistics. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha evidenziato, su base annuale, un rialzo del 4,9%, leggermente minore rispetto alle attese del mercato fissate al 5% (a marzo +5%). “È la crescita dei prezzi più bassa da aprile 2021” osserva Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. “Su base mensile il CPI è salito dello 0,4% (aspettative fissate per un +0,4%). L’indice core (ovvero esclusi energetici e alimentari) ha mostrato una crescita del 5,5% (previsioni del mercato al 5,5%, a marzo +5,6%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,4%, stesso livello delle attese (a marzo +0,4% mese su mese)”.

 

I numeri dell’inflazione hanno confermato un leggero rallentamento dei prezzi headline. “Il rallentamento è costante dai valori di giugno 2022 quando l’inflazione si attestava attorno al 9% fino al 4,9% di aprile 2023. La principale ragione – chiarisce Diodovich  –  è la caduta dei prezzi degli energetici e dei servizi al comparto energetico. Tuttavia l’indice core (esclusi energetici e alimentari) continua a rimanere su livelli molto alti al 5,5% anno su anno anche se leggermente inferiore rispetto al mese precedente. Tuttavia l’aumento su base mensile è dello 0,4%, stesso ritmo di crescita evidenziato negli ultimi 5 mesi (eccetto febbraio 2023 quando è stato ancora più alto al +0,5%). L’inflazione core rimane quindi persistente su livelli alti”.

 

“Le nostre valutazioni sono che i dati sulle pressioni inflazionistiche mostrano un lieve miglioramento ma soprattutto non registrano sorprese negative che avrebbero potuto portare argomentazioni ai membri più falchi all’interno della commissione operativa della Federal Reserve per effettuare ancora un rialzo del costo del denaro nella prossima riunione di giugno” puntualizza lo strategist. “Riteniamo, infatti, che la Fed possa decidere per la prossima riunione di giugno di fare una pausa nel processo di rialzo dei tassi di interesse, esaminando così ancora più attentamente gli effetti delle politiche monetarie portate avanti negli ultimi mesi sull’economia reale in particolare su inflazione, occupazione, crescita delle attività economiche e salari dei lavoratori. Solamente dati fuori dalla norma nel prossimo report sul mondo del lavoro sulla crescita dei salari dei lavoratori potrebbe convincere i banchieri centrali ad applicare un nuovo rialzo” conclude Diodovich.

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