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Più prodotti finanziari e meno immobili per gli italiani

6/13/2023 | Redazione Advisor

Ma aumenta anche chi dichiara di essere “molto o abbastanza” interessato a una consulenza che consenta di realizzare investimenti sostenibili. Queste alcune delle evidenze dell'Osservatorio di Anima


Meno immobili e più prodotti finanziari, ma anche maggiore capacità di risparmio. Sono queste alcune delle evidenze che emergono dall'Osservatorio ANIMA sul risparmio delle famiglie italiane (edizione primavera 2023).

 

Da settembre è aumentato da 31 a 32 milioni il numero di italiani che afferma di avere progetti da sviluppare per i prossimi anni: in un contesto di forte inflazione, cresce la percentuale di chi ha progetti di risparmio, dal 62% al 64%, mentre cala leggermente, dal 79% al 78%, quella di chi annuncia progetti di consumo. Una nota positiva giunge dal dato relativo agli italiani che riescono a risparmiare con una certa costanza almeno una parte del proprio reddito, in risalita dal 50% al 56% fra i bancarizzati e dal 68% al 72% fra gli investitori: si tratta, per entrambi, della prima crescita dall’autunno del 2021.

 

Gli sviluppi macroeconomici globali incidono anche sulle preferenze di investimento. Se la soluzione più scelta restano i prodotti finanziari, in marginale progresso e prediletti dal 53% dei bancarizzati e dal 71% degli investitori, i rialzi dei tassi e il conseguente rincaro dei mutui si accompagnano a un leggero calo di chi assegna la propria preferenza al mercato immobiliare. A settembre, infatti, avrebbero investito nel mattone il 35% dei bancarizzati e il 34% degli investitori, mentre oggi la percentuale di chi farebbe la stessa scelta cala rispettivamente al 33% e al 32%.

 

La sostenibilità e il basso impatto socio-ambientale sono un aspetto ormai di primo piano nelle decisioni di consumo, molto o abbastanza importante per l’84% dei bancarizzati e l’86% degli investitori. Quando si passa ad analizzare le prospettive relative agli investimenti, però, la percentuale di chi si dice disposto a privilegiare il rendimento rispetto alla sostenibilità cresce fra i bancarizzati dal 38% di settembre al 42% attuale (dal 45% al 50% fra gli investitori), mentre quella di chi assegna più peso alla sostenibilità cala dal 62% al 58% (dal 55% al 50% fra gli investitori) (slide 18 e 19). Questi dati non frenano però l’aumento di chi dichiara di essere “molto o abbastanza” interessato a una consulenza che consenta di realizzare investimenti sostenibili in linea con i propri valori: la percentuale di chi risponde affermativamente passa dal 50% al 55% fra i bancarizzati e dal 61% al 66% fra gli investitori.

 

Infine tra i rischi citati, restano ai primi posti l’inflazione, citata da quasi 3 intervistati su 10, e, immediatamente dopo, la guerra. Fra gli altri timori più comuni ci sono il rischio disoccupazione/recessione, che impensierisce il 28% dei bancarizzati e il 26% degli investitori, in significativo calo rispetto all’ultima rilevazione, e il cambiamento climatico (24% dei bancarizzati e 23% degli investitori), in leggera diminuzione rispetto a settembre. 

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