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Mercato asiatico, opportunità d’investimento unica

6/20/2023 | Redazione Advisor

Nonostante una falsa partenza nel primo semestre dell’anno, le basi strutturali dell’Asia-Pacifico prevarranno su altri fattori e si faranno apprezzare nel tempo. L’analisi di Robeco


“Nel lungo termine riteniamo che le basi strutturali dell’Asia-Pacifico prevarranno su altri fattori e si faranno apprezzare nel tempo”. Così Joshua Crabb, head of Asia-Pacific Equities di Robeco. “Nella prima metà del 2023 i mercati azionari dell’Asia-Pacifico hanno registrato una falsa partenza: l’ottimismo sulla ripresa cinese si è affievolito mentre la Fed ha continuato a sostenere il dollaro USA confermando il suo approccio aggressivo, nonostante una serie di fallimenti di banche statunitensi di medie dimensioni” spiega Crabb. “I mercati dell’Asia-Pacifico ne hanno risentito, soprattutto perché sono cresciuti i timori per le prospettive delle esportazioni di alto valore, come i semiconduttori, verso l’economia statunitense, in fase di rallentamento. L’assenza di catalizzatori a breve termine demotiva gli investitori, ma nel lungo termine riteniamo che le basi strutturali dell’Asia-Pacifico prevarranno su altri fattori e si faranno apprezzare nel tempo. È quindi un momento opportuno per investire in Asia-Pacifico in vista del prossimo ciclo di crescita”.

 

Secondo Crabb la differenza nelle valutazioni non è giustificata e rimane enorme, nonostante la crisi bancaria statunitense, che si sta lentamente consumando, e l’S&P 500 ha sovraperformato rispetto ai mercati dell’Asia-Pacifico. “Nei precedenti cicli, dopo la bolla delle dotcom e dopo la crisi finanziaria globale, questo genere di differenza ha segnato l’avvio di un lungo periodo di netta sovraperformance per la regione Asia-Pacifico. Inoltre, le economie di questa regione non soffrono di un’inflazione elevata come quella dell’Europa, degli Stati Uniti o di alcune economie emergenti. Ciò offre ai governi della regione una certa flessibilità politica e avvalora la nostra opinione secondo cui i fondamentali macroeconomici cominceranno a riflettersi nelle valutazioni azionarie”.

 

“L’assetto strutturale delle economie dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) è già positivo” sottolinea Crabb. “Il PIL combinato dei Paesi ASEAN – valutato nel 2019 in 3.200 miliardi di dollari USA – fa di questa regione la quinta economia al mondo, con la prospettiva di diventare la quarta entro il 2030 grazie al rapido aumento degli investimenti diretti esteri nella regione. La popolazione totale di circa 700 milioni di persone, il 61% delle quali di età inferiore ai 35 anni – in combinazione con il miglioramento del livello di istruzione e l’adozione di massa del digitale, rimarcano il netto contrasto con l’Asia nordorientale e l’Europa”.

 

Secondo Crabb le economie dell’ASEAN, al pari dell’India, saranno le principali beneficiarie dell’offshoring dalla Cina. “Date le tensioni in corso tra le due potenze globali, le economie dell’ASEAN, a nostro avviso, sono destinate a giocare su entrambi i fronti e, almeno dal punto di vista commerciale, cercheranno di assumere una posizione neutrale. Inoltre, il settore dei beni di consumo nell’ASEAN include società leader con profilo interessante, che dovrebbero godere di una crescita strutturale di lungo termine con il progressivo aumento dei consumi nella regione”.

 

Le economie mature dell’Asia nordorientale non godono degli stessi vantaggi demografici delle nazioni più giovani a sud, ma offrono comunque interessanti opportunità di investimento, in particolare la Corea del Sud,  leader nei semiconduttori e nella tecnologia dei display ma il cui ruolo chiave è stato rafforzato da altri settori destinati a servire la transizione energetica, come quello delle batterie elettroniche per veicoli.

 

Anche il mercato di Taiwan, come quello sudcoreano, ha risentito del deprezzamento del comparto tecnologico nel 2022. “Riteniamo che il ciclo dei semiconduttori possa aver toccato il fondo – afferma Crabb – offrendo buoni punti di ingresso agli investitori di lungo periodo. Nonostante le evidenti questioni geopolitiche che pesano su Taiwan, riteniamo molto improbabile la prospettiva di un’invasione cinese a sorpresa. A differenza delle loro controparti statunitensi, molte società sudcoreane e taiwanesi sono scambiate a valutazioni minime, scontando un miglioramento trascurabile delle prospettive economiche.

 

In sintesi, “nell’universo azionario dell’Asia-Pacifico continuiamo a individuare società in cui il prezzo delle azioni non rifletta l’effettivo potenziale aziendale e le cui valutazioni sono a nostro parere destinate ad aumentare” sottolinea Crabb. “La debolezza macroeconomica di Stati Uniti ed Europa e le ricorrenti crisi statunitensi – l’ultima delle quali riguarda il “tetto del debito” – continuano a pesare sul sentiment. Viceversa, in Asia i rischi legati ai titoli finanziari sono più contenuti grazie a politiche monetarie e fiscali più conservative. Questi periodi di avversione al rischio, che rafforzano il dollaro USA, giocano a sfavore della nostra strategia in Asia-Pacifico. Ciononostante – conclude Crabb – dal nostro punto di vista un aumento graduale dell’allocazione in Asia-Pacifico è opportuno in quanto la regione è strategica per le due economie dominanti del mondo e l’esposizione attuale consentirà di cogliere i rialzi man mano che il divario nelle valutazioni si restringerà”.

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