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Azionario USA, i dubbi sul rally

8/1/2023 | Redazione Advisor

Gli investitori sono convinti che l’inflazione sia ormai alle spalle, che le banche centrali abbiano finito i rialzi dei tassi e che la Corporate America sia in ottima salute. Tuttavia…


Quali sono le prospettive per l’azionario USA? Dopo un mese di luglio di ottime performance per tutti gli indici americani, con il Dow Jones che è riuscito addirittura ad eguagliare la più lunga serie di sedute positive consecutive (13) del 1987, cosa possiamo attenderci? Michele De Michelis, responsabile investimenti di Frame Asset Management, analizza il contesto attuale e avanza qualche dubbio sulla sostenibilità del rally.

 

“Le ragioni di questi alisei, che continuano a spingere i prezzi degli indici sempre più in alto, sono varie, ma tutte sintetizzabili nel fatto che gli investitori azionari evidentemente credono fortemente che l’inflazione sia ormai alle nostre spalle, che le banche centrali abbiano finito i rialzi dei tassi e che la Corporate America sia in ottima salute macinando di nuovi utili su utili” osserva De Michelis.

 

“Andando ad analizzare le recenti trimestrali, notiamo che in effetti i numeri non stanno deludendo – evidenzia –  pur senza dimenticarci che le stime erano state precedentemente riviste al ribasso e che le guidance per il prossimo futuro non sono poi così eccezionali. Continuo infatti a pensare che, mentre gli effetti del tightening della Fed non siano ancora arrivati a Wall Street, la situazione su Main Street si sia complicata, soprattutto per quanto riguarda il costo del debito, che prima o poi andrà rifinanziato a tassi assai più elevati”.

 

De Michelis segnala poi, un altro comportamento anomalo (e che non si vedeva da oltre due decenni)  nelle reazioni dei prezzi dei titoli delle  società che hanno riportato di recente, ovvero “una sovraperformance marcata per quelli che hanno deluso le aspettative degli analisti rispetto a quelle che hanno battuto le stime”.

 

“Tra poco gli operatori professionisti cominceranno a svuotare le sale operative, i volumi si assottiglieranno assumendo le dimensioni tipiche dei periodi di vacanza e aprendo la stagione estiva, solitamente caratterizzata da aumenti improvvisi del VIX. Oppure vedremo se anche questa routine verrà spazzata via da un 2023 particolarmente favorevole”.

 

De Micleis rileva che anche nel mondo del credito stiamo vivendo una stagione di bonaccia totale dopo lo stress causato dall'evento Credit Suisse: “i mercati obbligazionari corporate vedono flussi di acquisto e vendita ai minimi storici, con le uniche attività legate ai fondi passivi (ETF) e alle private banks che comprano in maniera quasi automatica senza fare particolari analisi sugli emittenti e sulle caratteristiche delle emissioni, portando ad una inefficienza diffusa nei prezzi dei bond”.

 

Quindi, si chiede De Michelis, quale storia stanno raccontando i mercati? “Che non solo l'inflazione è stata domata con uno dei più repentini e aggressivi rialzi dei tassi della storia, ma che questo rialzo non provocherà nemmeno problemi al ciclo economico, pronto a riprendere quota dopo aver soltanto rallentato”. Ma allora, si chiede ancora, perché mai la Fed dovrebbe abbassare i tassi se le cose vanno così bene? “Immagino che voglia tenersi questo “bazooka” per il futuro, visto che è riuscita a debellare l'inflazione senza le controindicazioni tipiche dei rialzi dei tassi”.

 

E se i tassi a breve non dovessero scendere, siamo sicuri che questi multipli sui mercati azionari americani siano sostenibili per il futuro? “Solitamente nella valutazione di un bene o di un business si tiene in considerazione anche il prezzo al quale lo si va comprare” chiarisce De Michelis. “Io, per esempio, ho sempre apprezzato Google (o Alphabet come si chiama ora) però mi piaceva molto di più a 80 dollari che non a 120, dove mi sembra un po’cara. Vedremo quindi – conclude – se anche agosto trascorrerà liscio e tranquillo come il mese appena trascorso”.

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