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La recessione arriverà, basta guardare agli indicatori

8/7/2023

È la sorvegliata speciale degli investitori, ma secondo Erik Weisman, chief economist di MFS, non c’è da gioire per lo scampato pericolo.


“Dov'è finita la recessione?” si chiede Erik Weisman, chief economist e gestore di portafogli obbligazionari di MFS Investment Management. È sicuramente la sorvegliata speciale degli investitori, e al tempo stesso l’evento macroeconomico atteso da più tempo ma non ancora concretizzatosi.

“Stando agli ultimi dati, l'inizio di un'eventuale recessione è quantomeno posticipato” commenta Weisman.

“Di recente abbiamo assistito a revisioni al rialzo del PIL statunitense del primo trimestre, a livelli discreti di generazione di reddito, a un calo delle richieste iniziali di sussidi alla disoccupazione rispetto ai recenti picchi e a un miglioramento degli ordini di beni durevoli. Complessivamente, i consumatori sembrano continuare a cavarsela”.

Eppure non c’è da gioire per lo scampato pericolo, almeno a giudicare dagli indicatori economici.

Quali?

In primo luogo le inversioni delle curve dei rendimenti, che dalla seconda guerra mondiale si sono dimostrate infallibili nel prevedere le recessioni.

Poi l’offerta di moneta, che a partire da M2, è in calo su base annua, come non si vedeva dagli anni '40 o '50.

E ancora gli indicatori anticipatori (il Conference Board è sceso per 14 mesi di fila) e i criteri di erogazione dei prestiti bancari (ora decisamente più rigidi).

Infine non si possono dimenticare gli effetti ritardati della politica monetaria: difficile immaginare un inasprimento di oltre 500 punti base dei tassi di interesse (e la contemporanea riduzione del bilancio di Fed e delle banche centrali di altri Paesi) senza che ciò provochi un rallentamento economico.

“L'impatto degli aumenti dei tassi potrebbe non essere percepito appieno prima di 12-24 mesi, e noi ci troviamo esattamente in questa finestra temporale” ricorda l’economista di MFS.

Ma come si muoveranno le banche centrali una volta che si iniziasse a percepire concretamente il rallentamento? Saranno disposte a mantenere i tassi su livelli restrittivi nonostante una forte recessione ritenendo che sia l'unico modo per contenere l'inflazione? Oppure inizieranno subito ad allentare nuovamente la politica monetaria?

Secondo Weisman “non lo sapremo finché o a meno che la crescita non rallenterà e l'inflazione non rimarrà bloccata abbondantemente al di sopra del target. A quel punto, i banchieri centrali dovranno scegliere l'errore monetario meno doloroso: esacerbare la recessione preservando una politica restrittiva oppure rinfocolare l'inflazione allentando troppo presto”.

In ogni caso, conclude l’economista, “affinché i tassi di mercato scendano sensibilmente, c'è bisogno di un indebolimento dei mercati del lavoro, di un abbassamento più rapido dell'inflazione e dell'indicazione da parte della Fed che i rialzi dei tassi sono giunti al termine”.

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