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Azionario, USA batte Europa

9/12/2023 | Redazione Advisor

Per il momento, secondo Edmond de Rothschild AM, le prospettive per l listini statunitensi sono decisamente migliori rispetto a quelle per il mercato europeo


Sembrava scontato che gli Stati Uniti sarebbero stati i primi a entrare in recessione, e invece le ipotesi si sono rivelate sbagliate: il Nowcast del PIL della Fed di Atlanta prevede una crescita superiore al 5,5% nel terzo trimestre.  Cina ed Europa invece hanno registrato una netta inversione di tendenza. La crescita negli Stati Uniti sta superando anche le aspettative più ottimistiche, mentre la Cina sta affrontando crescenti segnali di deflazione e l'Europa si sta avviando, come minimo, verso il territorio della contrazione. In tale contesto, secondo Benjamin Melman, global cio di Edmond de Rothschild AM, tra i mercati globali va senz’altro privilegiato quello statunitense.

 

Melman analizza la situazione in Europa e si chiede: come può un'economia crescere del 4% senza indebitarsi? “I prestiti bancari hanno subito una contrazione, seppur molto lieve, dal novembre 2022. La Bank Lending Survey della BCE indica che la domanda di prestiti, in particolare da parte delle imprese, è diminuita tanto quanto l'offerta delle banche. L'inasprimento delle condizioni di prestito non è in alcun modo dovuto alle difficoltà delle banche, ma a diversi altri sviluppi. Dalla fine dei tassi negativi, i margini sui depositi sono aumentati e le banche hanno meno bisogno di concedere prestiti, soprattutto in un contesto così incerto. E con i rimborsi TLTRO, le banche non hanno più alcun incentivo a concedere prestiti. Gli studi della BCE suggeriscono che le condizioni di prestito non diventeranno molto più rigide, ma non c'è motivo di pensare che i prestiti si riprenderanno, soprattutto perché i tassi più alti stanno pesando sulla domanda. Riteniamo che questa situazione sia insostenibile – evidenzia Melman –  per cui le prospettive sono meno luminose: se il credito bancario non si riprende, la crescita e/o l'inflazione potrebbero sorprendere al ribasso”.

 

“Come può la Germania prolungare il ciclo di disinflazione e finanziare un aumento dei salari del 6,6% in 12 mesi, come si è visto nel secondo trimestre, quando la produttività oraria è scesa dell'1,3%? Logicamente, i margini delle imprese dovrebbero essere sotto pressione” prosegue Melman. “Naturalmente dovremo attendere tutti i dati europei per avere una visione d'insieme affidabile, ma i numeri in Germania potrebbero essere interpretati dagli investitori come un segnale di un possibile scenario di stagflazione/fine ciclo”.

 

“Allo stesso tempo – aggiunge Melman – l'Europa dovrà fare i conti con i tassi di crescita estremamente deboli della Cina. La crescita si stabilizzerà solo quando Pechino riuscirà a risollevare il mercato immobiliare. Finora ha fallito. Le prospettive per l'Europa non sono ancora certe, ma la regione dovrà essere tenuta sotto stretta osservazione”.

 

“La situazione descritta sopra riflette una maggiore incertezza sulle prospettive di guadagno europee, ma sarebbe pericoloso trarre conclusioni affrettate” puntualizza Melman. “Attenderemo ulteriori informazioni prima di valutare questi nuovi rischi. Tuttavia, nel frattempo, i dati disponibili ci portano a preferire il listino USA rispetto all’azionario europeo. Abbiamo mantenuto la nostra esposizione alle azioni cinesi perché Pechino è sotto pressione per ulteriori stimoli, le valutazioni sono a buon mercato e gli investitori sono sottoponderati dalla Cina. Il potenziale di rimbalzo è significativo, ma l'ipotesi di investimento è ancora speculativa. Nell'attuale contesto di maggiore incertezza e fragilità, stiamo aumentando l'esposizione al settore sanitario. Il settore è solo marginalmente sensibile agli attuali problemi economici. Inoltre, dall'inizio del 2023 ha registrato una significativa sottoperformance”.

 

 Melman ritiene che l'attuale tendenza alla disinflazione potrebbe essere attenuata dalla riaccelerazione dell'attività statunitense e dal nuovo aumento dei salari tedeschi. “I rendimenti obbligazionari hanno reagito a questa eventualità in agosto, ma riteniamo che queste tendenze non dureranno e continuiamo a puntare sul reddito fisso” conclude.

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