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Le SGR evitano il rischio-SIFI. Rimane l'allarme liquidità

7/18/2015

Alla fine il Financial Stability Board (FSB) ha cambiato idea: gli asset manager non sono pericolosi per la stabilità finanziaria. Attenti, però, all'adeguatezza patrimoniale dei singoli fondi.


Alla fine il Financial Stability Board (FSB) ha cambiato idea: gli asset manager non sono "systemically important financial institutions (SIFI)". Per mesi i colossi del risparmio gestito hanno temuto che dagli Stati Uniti partisse una nuova tegola regolamentare che avrebbe classificato molti grandi fondi comuni come strumenti di "importanza sistemica" obbligandoli quindi a stress test più rigorosi e a rispettare norme patrimoniali più onerose. Ma alla fine i "watchdogs" americani hanno fatto marcia indietro.

 

Gli incontri svolti tra il 2014 e il 2015 dal FSB, con i vari manager di colossi come BlackRock, Fidelity, Pimco e Vanguard, hanno convinto le autorità a non considerare gli asset manager pericolosi per la stabilità finanziaria. Il Financial Stability Board ritiene più utile concentrare le proprie attenzioni sui rischi di liquidità del mercato piuttosto che classificare singole società di gestione/fondi comuni come SIFI, condividendo così la visione dei grandi player del mercato che avevano sostenuto, a più riprese, che gli asset manager non possono costituire un pericolo per la stabilità finanziaria dal momento che non accettano depositi, non garantiscono ritorni e non affrontano il rischio di fallimento improvviso come invece può avvenire per le banche.

 

Scampato il pericolo "SIFI" gli asset manager dovranno molto probabilmente affrontare una nuova stretta della normativa sul fronte della gestione della liquidità. A quanto pare il FSB si concentrerà su nuove regole per la gestione delle sottoscrizioni e dei rimborsi: in particolare, si parla di norme volte a imporre l'introduzione di "finestre" di rimborso, in fase di stress di mercato; e/o eventualmente dell'introduzione di una forma di preavviso da parte degli investitori che decidono di vendere quote dei fondi in difficoltà. Il tutto volto ad evitare un problema liquidità per i singoli fondi, e di conseguenza, per il mercato.

 

Ma il tema della liquidità è in realtà già finito sui tavoli di lavoro delle diverse autorità internazionali e nazionali. La stessa UE ha sottolineato recentemente con la AIFMD l'importanza della adeguatezza patrimoniale dei fondi di investimento, come ha ricordato lo scorso 16 luglio la stessa Banca d'Italia diffondendo una nota di chiarimenti in tema di "Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio".

 

All'interno del documento di 10 pagine vengono forniti diversi chiarimenti in risposta ad una serie di quesiti giunti dal mondo delle SGR. Tra questi si segnala la risposta al quesito sulle prove di stress relative al rischio di liquidità contenute nell'articolo 48 del Regolamento delegato UE n. 231/2013. Bankitalia, senza esitare, chiarisce che "la disciplina relativa agli stress test di liquidità si applica a tutte le tipologie di fondi. Ciò posto, tenuto conto delle previsioni nell’art. 48, par. 3 del Regolamento delegato, il gestore dovrà modulare, le modalità, la frequenza e il contenuto delle prove di stress in relazione alle concrete caratteristiche dell’OICR e ai connessi rischi di liquidità". Insomma, SIFI o no, i gestori dovranno in ogni caso "effettuare periodici stress test e analisi di scenario per far fronte ai rischi di potenziali cambiamenti delle condizioni di mercato che possano avere effetti negativi per il fondo". 

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