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Referendum: la valanga di No non sorprende i mercati

12/5/2016

Con quasi il 60% di voti contrari alla riforma costituzionale, gli italiani bocciano il premier Renzi. Borse relativamente calme. I gestori: "Forse stiamo diventanto immuni agli shock politici"


Con quasi il 60% dei No alla riforma costituzionale voluta da Renzi, gli italiani hanno bocciato sonoramente il premier spingendolo ad annunciare in conferenza stampa le dimissioni. L’affluenza è stata alta con una percentuale del 70%. Per una volta, insomma, i sondaggi hanno indovinato l'esito della consultazione, dopo i flop con la Brexit e Trump. Ma quali saranno le ripercussioni del referendum sui mercati? All’apertura le Borse erano relativamente calme: molti investitori si erano già posizionati per una vittoria del No, che evidentemente non ha stupito gli investitori. L’Eurostoxx 50 è salito dell’1.8%, il FTSE Mib, dopo un -0.7% in apertura, è salito a 1.4%, il CAC 40 ha guadagnato l’1.6% e il DAX l’1.9%. In UK, il FTSE 100 è salito dello 0.9%.

I titoli bancari europei e italiani sono saliti rispettivamente dell’1.9% e dell’1% dopo un iniziale declino, mentre i rendimenti dei titoli di Stato Italiani a 10 anni sono saliti di 8 punti base, quelli del Bund tedesco di 2 punti base e quelli dei titoli di Stato francesi di 4 punti base. "Dopo i risultati della Brexit e delle elezioni negli USA, un gran numero di operatori erano arrivati in anticipo ai loro desk per iniziare le operazioni il prima possibile. Ciò non è successo oggi. Forse stiamo diventando tutti immuni a questi shock politici" prova a spiegare Paul Hatfield, global chief investment officer, Alcentra del gruppo BNY Mellon.

"Anche se l'esito del referendum non è stato sorprendente, forse lo è stata la portata del distacco tra No e Sì. I mercati adesso osservano da vicino Mps e l'esito della ricapitalizzazione da 5 miliardi, messa a rischio dagli sviluppi politici. Il gruppo è il terzo più grande erogatore di prestiti del Paese, pertanto le conseguenze saranno in ogni caso importanti. Ci sono diverse strade percorribili se la ricapitalizzazione dovesse fallire, ma poche di queste possono essere giudicate positivamente per le banche europee" aggiunge.

La valanga di No dovrebbe avere un impatto diretto sui rendimenti dei titoli di Stato italiani che continueranno a crescere a breve termine, pur assumendo un intervento da parte della Bce attraverso il programma di acquisto, qualora la forbice dei differenziali relativi ai titoli italiani diventi troppo ampia. "Le quotazioni riguardanti le categorie di investimento che comportano un maggior rischio, quali ad esempio i titoli azionari, saranno presumibilmente soggette a una correzione sul breve periodo, soprattutto i bancari" si legge in una nota dell'asset manager olandese Kempen Capital Management.



I PROSSIMI PASSI
Che cosa succederà ora? Dopo le dimissioni di Renzi da presidente del consiglio, l’Italia dovrà affrontare un periodo di ulteriore incertezza sui mercati, anche perché la sopravvivenza della coalizione sarà la chiave per evitare uno stallo politico e possibili elezioni anticipate. "Questo risultato riporta l'Italia in una fase di instabilità politica che potrebbe rendere più difficile il processo di ricapitalizzazione delle banche italiane. Inoltre, mette in dubbio le capacità dell'Italia di riformarsi e di incrementare il trend di crescita, che è un requisito fondamentale per la sostenibilità del debito pubblico" aggiunge Christophe Bernard, chief strategist di Vontobel Asset Management.

"La sconfitta dell'establishment apparirà come un rafforzamento della tendenza politica iniziata con la Brexit e proseguita con la vittoria di Donald Trump, ma potrebbe anche dare all’Italia il tempo di riflettere sul proprio futuro nel corso di un anno politico particolarmente volatile. Il nazionalismo populista è in ascesa in Europa mentre Olanda, Francia e Germania stanno per affrontare importanti elezioni" spiega in una nota AllianzGI. E quandanche i partiti anti-sistema dovessero essere contenuti nelle elezioni del 2018, probabilmente vere riforme economiche non avrebbero alcun impatto fino al 2020, se non dopo. Lo fa notare Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, ricordando che nel frattempo "l’Italia resterà altamente vulnerabile a choc globali e potrebbe facilmente perdere attrattiva nei confronti degli investitori, soprattutto quando il supporto della Bce, prima o poi, inevitabilmente, verrà meno".

Guardando ai prossimi mesi, per non pochi economisti l'urgenza ora è quella di eliminare le lungaggini legislative e ridurre le inefficienze. "Il rischio di una sorpresa sfavorevole per i mercati alle prossime elezioni dovrebbe diminuire se si riuscirà a negoziare la riforma dell’Italicum; tuttavia, il contesto politico resta frammentato rendendo sempre più difficile da qui in avanti l’attuazione di riforme economiche significative" commenta Stephanie Kelly, economista politico di Standard Life Investments.  

Philip Dicken, responsabile azionario europeo di Columbia Threadneedle Investments, ricorda invece che tra le tre prossime sfide che dovrà affrontare il paese, accanto alle dinamiche domografiche e alla produttività, c'è anche l'enorme debito pubblico che dovrebbe scendere sotto il 130% entro il 2020, pari a circa il 25% del debito pubblico della Ue. "Le regole dell’UE - sottolinea - cercano di mantenere i disavanzi degli Stati membri sotto il 3% e, se rispettate, ostacolerebbero la spesa pubblica, soprattutto se l’Italia desidera raggiungere entro il 2019 il target di avanzo di bilancio fissato dalla Commissione europea. Il settore bancario nazionale è un grande detentore di debito pubblico su cui pesano 360 miliardi di euro in sofferenze bancarie. Di conseguenza, sia il settore pubblico che quello privato sono costretti a incrementare la leva finanziaria per sostenere la crescita, accentuando la necessità di riforme".



I MERCATI I ATTESA DI DRAGHI
L'attenzione ora è rivolta alla riunione della Bce di giovedì 8 dicembre e su cosa dirà il presidente Draghi: la banca centrale non può detenere più del 33% del debito di ciascun paese membro (la quota per l'Italia è pari al 26% al momento) e probabilmente Francoforte dovrà esaminare la situazione nel corso di questa settimana. "La Bce intende assumere il suo ruolo di cane da guardia molto seriamente e  adoperarsi per garantire la stabilità finanziaria in Europa. Questo probabilmente significa una proroga fino a settembre 2017 del programma di acquisto di asset in essere, in quanto è ancora troppo presto per fermare la politica monetaria accomodante, in vigore da diversi mesi e l'estensione del QE dovrebbe garantire un supporto ai titoli finanziari" commenta Eliezer Ben Zimra, gestore del fondo Edmond de Rothschild Fund Bond Allocation di Edmond de Rotchschild Asset Management

"La Bce è preparata per immettere liquidità se necessario e dovrebbe stare attenta a evitare qualunque frammentazione o effetto contagio sui mercati obbligazionari, utilizzando il suo programma di QE o i TLTRO. La liquidità dovrebbe impedire qualunque rischio sistemico, ma la politica interferirà con il processo previsto di ricapitalizzazione delle banche" aggiunge Patrice Gautry, capo economista di Union Bancaire Privée.

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