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Mercati alla prova del rischio politico tra Trump e Le Pen

4/10/2017

Il quadro tra non molto si surriscalderà: il super-ciclo elettorale entra nel vivo in Francia, Trump si avvicina ai primi 100 giorni alla Casa Bianca e le cose non stanno andando lisce


Il quadro geopolitico tra non molto si surriscalderà. In Europa, il super-ciclo elettorale entra nel vivo con le presidenziali francesi. La candidata anti-europeista di estrema destra Marine Le Pen ha buone chance di superare il primo turno del 23 aprile, ma probabilmente non otterrà la maggioranza stando agli attuali sondaggi. Si andrebbe quindi al secondo turno, il 7 maggio, con la presumibile vittoria di un candidato dell’establishment bendisposto verso i mercati come Emmanuel Macron. Tuttavia, i sondaggi possono sbagliare, come visto con Trump e Brexit. E proprio mentre la Francia conquisterà la scena europea, si avranno maggiori dettagli sul divorzio fra Regno Unito e Ue, senza contare che in Italia, dove i partiti euro-scettici (Lega Nord e M5S) vantano oltre il 50% delle preferenze, si potrebbero indire le elezioni in qualsiasi momento.

Tornando alle presidenziali francesi, dagli ultimi sondaggi emerge come assai probabile che ambedue i candidati indipendenti, Emmanuel Macron e la candidata di estrema destra Marine Le Pen, passeranno al secondo turno del 7 maggio. Un secondo round tra Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon ha poche probabilità di verificarsi, ma secondo alcuni gestori è un rischio di coda da tenere presente. Per il secondo turno, quasi il 60%  dei francesi intende votare per Macron, mentre il 40% sembra favorire Le Pen. I bookmaker restituiscono un'immagine analoga, con un 25% di possibilità per Le Pen contro più del 63% per Macron. Chi voterà per Mélenchon è probabile che poi voti per Macron al secondo turno, mentre i sostenitori di Fillon sono suddivisi quasi in parti uguali tra Macron, Le Pen e l'astensione.

Quanto alle conseguenze sugli investimenti, secondo due scenari elaborati da Nadège Dufossé, head of asset allocation​ di Candriam Investors, se Marine Le Pen non diventerà il prossimo presidente, il premio per il rischio politico continuerebbe a progredire e a sbloccare il potenziale rialzo dell’asset class. In questo scenario il rimbalzo delle azioni EMU potrebbe comportare un relativo re-rating sulle azioni USA intorno al 10%. Superato lo spauracchio Le Pen, gli investitori stranieri apporterebbero probabili flussi nei titoli dell'Europa continentale, che presentano valutazioni attraenti con un positivo momentum in termini di revisione degli utili.

Diversamente, la vittoria al secondo turno della leader del Front National potrebbe un'intensa fuga di capitali, il rischio di un referendum “Frexit” nel secondo semestre dell'anno e di recessione economica in Europa come conseguenza della durata dello shock dovuto all'incertezza. Le azioni EMU potrebbero subire un crollo di oltre il 20% in questo periodo di intensa incertezza, mentre lo spread dell'OAT francese e il Bund si allargherebbe potenzialmente di più di 300pb e l'euro perderebbe più del 10% sul dollaro USA.

Oltreoceano, invece, per Trump si avvicina la soglia dei primi 100 giorni alla Casa Bianca (29 aprile). Negli Stati Uniti, l’ottimismo sui programmi pro-crescita del presidente tycoon ha rappresentato un supporto fondamentale per gli utili aziendali, le attese inflazionistiche, i corsi azionari e il miglioramento dei sondaggi economici (ad esempio sulla fiducia di consumatori e imprese). Tuttavia, nonostante i Repubblicani controllino anche il Congresso, le cose non stanno andando proprio lisce. Trump deve infatti fare i conti con una serie di autogol e altri ostacoli, come l’elevato indebitamento federale e i “falchi fiscali” all’interno del suo stesso partito.

"Il fallito tentativo dei Repubblicani di smantellare l’Obamacare (il 24 marzo, ndr) potrebbe essere indicativo. Governare non è cosa semplice. A maggior ragione guadagnare consensi su iniziative finanziate tramite assunzione di debito, come ingenti tagli alle imposte e investimenti in infrastrutture per 1.000 miliardi di dollari, potrebbe non essere una passeggiata. A partire dal 10 aprile il Congresso sarà in pausa per due settimane e il 28 aprile il governo USA dovrebbe restare a corto di liquidità. Oltre a evitare il rischio di shutdown (il blocco delle attività amministrative federali), un accordo per estendere le possibilità di finanziamento, almeno fino al prossimo autunno quando verrà riesaminata la richiesta di aumento del tetto del debito, sarebbe un modo valido per dimostrare che la Trumponomics è viva e vegeta” commenta Greg Meier, vice president US Capital Markets Research & Strategy di Allianz Global Investors.

Poi c'è la banca centrale americana. Secondo Eric Winograd, senior economist Usa di Alliance Bernstein, sarà il quarto trimestre 2017 a segnare l’inizio di una ulteriore stretta. "La Fed  - spiega - vuole che siano gli interventi sui tassi di interesse il focus dell’attenzione, ma un altro punto controverso è in che ordine saranno smaltiti gli esuberi e se taglio sarà sequenziale o contemporaneo. L’oggetto è chiaro: Treasury e i titoli mortgage-backed, ma mentre per alcuni economisti la seconda categoria avrà la priorità, per noi l’azione sarà simultanea. Infine, da vedere sarà la portata dell’intervento: ci aspettiamo che il bilancio della Banca centrale Usa perderà circa il 50% della sua mole, attestandosi a non più della metà degli attuali 4.000 miliardi di dollari, soglia comunque abbondante rispetto ai livelli pre-crisi".

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