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Perché nessuno ferma la bolla del credito al consumo

8/2/2017

I crediti subprime pesano quasi il 25% nelle cartolarizzazioni sottoscritte dai fondi di investimento. I rischi sui mercati azionari USA, Regno Unito e Canada


L'economia americana si è infilata in una "festa del debito" che rischia di finire molto male e che nessuno ormai osa fermare. Non vogliono fermarla le banche e le società di credito al consumo, che vedono il loro margine di interesse salire all'infinito. Non vuole fermarla la Fed, che teme di essere accusata di aver creato una recessione. Non vuole fermarla la politica di Washington, che vede nel debito al consumo in crescita il solo meccanismo per sostenere l'economia Usa. Uno scenario di questo tipo conferma l'attuale fase di bolla speculativa sui mercati ed è quello che emerge da una recente analisi di Maurizio Novelli (nella foto), gestore del Lemanik Global Strategy Fund.

Dopo quasi dieci anni di tassi a zero il sistema occidentale si ritrova in una situazione peggiore di prima, rileva Novelli: ha messo in sicurezza il sistema bancario ma ha indotto i fondi d'investimento, che gestiscono i soldi dei privati risparmiatori, a sottoscrivere le cartolarizzazioni provenienti dai prestiti auto e dal consumer credit che oggi contengono il 20/25% di crediti subprime. Il settore retail finanzia quindi la sua bolla sul credito al consumo in un circuito chiuso che finisce per finanziare sé stesso. Tutto questo rende il sistema estremamente vulnerabile al costo del debito e le banche centrali hanno paura a intervenire con politiche monetarie restrittive per frenare questo meccanismo che ormai è scappato di mano.

Risultato: secondo Novelli, nessuno si vuole prendere la responsabilità di provocare una recessione e quindi gli attuali banchieri centrali ritardano o evitano di intervenire, cercando di arrivare alla fine del loro mandato così da scaricare sul loro successore il problema che hanno creato. "Il problema è che tutto è correlato al debito: la crescita è correlata al debito che i consumatori stanno facendo per sostenere i consumi; la borsa è strettamente correlata a questo meccanismo ed esprime valutazioni da bolla speculativa in coerenza con la bolla del credito al consumo; i tassi bassi fanno credere agli operatori del mercato finanziario che il meccanismo debito/consumi può continuare in eterno" spiega Novelli.

"Il meccanismo non può però durare e finirà per arrestarsi perché il reddito reale del debitore non si può permettere un'ulteriore espansione del debito, oppure perché il costo del debito salirà al punto da diventare insostenibile. Visto che da tempo i segnali di pericolo vengono evidenziati ripetutamente dalle autorità monetarie, credo che siamo già entrati nella zona di allerta, sebbene non sappiamo quanto potrà ancora durare la festa del debito che sostiene tutto". In questo contesto, Novelli resta pessimista sui mercati azionari più esposti al ciclo del credito al consumo (Regno Unito, Canada e Stati Uniti) e recentemente ha aggiunto posizioni short anche sul DAX perché il rafforzamento di euro, appena iniziato, peserà negativamente sul mercato europeo più esposto agli utili provenienti all'export. Al contrario è strategicamente positivo su oro e azioni del settore aurifero, su azioni del settore robotica e cybersecurity. Sul fronte valutario, Novelli mantiene posizioni negative sul dollaro.

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