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Fintech, banche troppo grandi per cambiare?

8/28/2017 | Davide Mosca

Guy de Blonay, gestore del fondo Jupiter Global Financials, mette a confronto i giganti del banking e i sistemi finanziari nati con il digitale


La normalizzazione della politica monetaria da parte della Fed unita alle speranze reflazionistiche stanno orientando gli investitori ad un ritorno di interesse verso le banche tradizionali, a scapito, in parte, delle società legate al fintechGuy de Blonay, gestore del fondo Jupiter Global Financials, si è chiesto quanto sia giustificato un tale movimento a partire dai dati e dalle prospettive dei due comparti.

 

Se da una parte, sottolinea de Blonay, "gli aumenti dei tassi di interesse si traducono in migliori margini degli interessi netti motivando una maggiore propensione a investire nei titoli ciclici, dall'altra sono scettico a riguardo dell’uscita dal Fintech, che è stata l’altra faccia della reflazione." L'avvento della tecnologia applicata al settore finanziario poggia infatti su solide basi ed è già una realtà estremamente rilevante in Paesi come la Cina, dove i giganti tech Alibaba, Tencent e Baidu gestiscono grandi volumi di pagamenti digitali. Sviluppi tecnologici, regolamentazioni improntate a migliorare la concorrenza e avvento della generazione dei millenials sono fattori globali immodificabili che pongono sfide non facili da affrontare ai giganti del banking. "JP Morgan - la più grande banca al mondo per capitalizzazione di mercato, fa notare il gestore del fondo Jupiter Global Financials - ha speso circa 3 miliardi di dollari in IT contro i 14 e i 16 miliardi spesi Google e Amazon in ricerca e sviluppo: un confronto non esattamente alla pari, eppure emblematico."

 

A fare da parziale e momentaneo argine all'insorgere di pesanti difficoltà legate all'incapacità di produrre un reale cambiamento da parte delle banche tradizionali e all'esplosione delle piattaforme Apple, Google, PayPal e Facebook restano elementi legati all'inerzia della clientela, che mostra una certa diffidenza a cambiare interlocutore e ad affidarsi a realtà percepite fino ad ora come estranee all'ambito finanziario propriamente inteso.

 

 

Quali dunque le indicazioni di de Blonay in termini di posizionamento? Per quanto riguarda il fintech "i fondi di Jupiter che investono nel settore finanziario - rivela il fund manager -  sono esposti a questo tema attraverso aziende come Temenos, leader mondiale nelle soluzioni bancarie, e aziende di digital payments come PayPal e Global Payments, oltre a società di carte di credito tradizionali come Visa e MasterCard." Rimane una significativa ma selettiva esposizione ai ciclici che punta a slegare l'andamento dei titoli bancari agli sviluppi in termini di politica monetaria e reflazione. "I fondi investono in un mix di titoli finanziari, ad esempio di banche considerate difensive, inclusi istituti ben capitalizzati con dividendi solidi dei Paesi scandinavi, Svizzera e Stati Uniti."

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