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Gestore della settimana: "Borse emergenti, attenti al fattore valute"

12/11/2017

Advisoronline.it ha intervistato Tim Love, gestore di GAM Emerging Markets Equity


Chi cerca titoli azionari a sconto ma di qualità, più che i settori deve tenere conto soprattutto dei paesi in cui i titoli delle aziende sono quotate. Ne è convinto Tim Love (nella foto), responsabile degli investimenti azionari sui paesi emergenti di GAM. Advisoronline.it lo ha incontrato alcune settimane fa a Milano, in occasione di una presentazione a investitori professionali del fondo GAM Emerging Markets Equity, che Love gestisce assieme a Michael Lai. Love, anzitutto, illustra la filosofia del fondo. "È stato costruito per essere libero dall’indice di riferimento. Questo non significa che ignoriamo il benchmark: siamo molto attenti all’andamento dell’indice (MSCI Emerging Markets, ndr) nel senso che cerchiamo di discostarci in media del 5% in un verso o nell'altro dal peso che un settore o un paese ha all'interno dell'indice. Siamo agnostici, invece, dal punto di vista dello stile: opportunisticamente possiamo adottare uno stile value o growth, a seconda che ci permetta di comprare i migliori considerando qualità, prezzo e rendimenti costanti”.

Il gestore fa un esempio. "Pensiamo ai bond proxies, come telecom, health care e consumer staples: sono stati i vincenti nel 2012 - 2015 e dopo aver leggermente collassato hanno lasciato spazio a titoli value. Per queste ragioni il nostro modello ci ha permesso di ruotare verso quei settori che erano a prezzi più convenienti". Love ricorda che in genere i fondi azionari che investivano in via esclusiva sui paesi emergenti fino a pochi anni fa erano sovrapesati soprattutto sulle materie prime che pesavano per oltre il 40%, mentre oggi è un settore che vale solo il 10%. "L'indice stesso è cambiato – prosegue Love - perché riflette il cambiamento nelle economie e di ciò dobbiamo tenerne conto: l'IT, ad esempio, oggi è già oltre il 15% dell'indice. Al momento i settori in cui siamo sovrapesati sono i titoli finanziari e l'IT, consumer staples e gli industriali sono al secondo posto. I principali sottopesi sono telecom, health care. Abbiamo cominciato di recente a tagliare alcune posizioni IT, soprattutto in Cina, per ruotare gli investimenti sugli industriali".

Più che ai settori, quindi, Love e il suo team guarda soprattutto ai paesi. Il motivo è presto detto: i paesi sono valute. “Le divise locali vanno su è giù anche con percentuali a doppia cifra in un anno – spiega Love - e possono impattare più di ogni altro fattore sulle performance dei titoli in portafoglio, in un senso e nell’altro. Le valute, insomma, sono il fattore chiave per chi investe sui mercati emergenti. In particolare, guardiamo soprattutto a quelle valute che hanno un carry elevato. I nostri modelli inoltre considerano anche altri fattori, come i flussi dei fondi pensione dei paesi sviluppati e dei derivati nelle Borse emergenti. Prendiamo posizione, quindi, verso i migliori titoli azionari, in termini di qualità e prezzo, che sono quotate in paesi che sono al top dei nostri modelli top down”.

Quanto al posizionamento del fondo, Love dice che al momento il team è positivo su Russia, Turchia e Messico, Brasile. “Siamo in sottopeso in Malesia, Sud Africa, leggermente in India e Taiwan. Siamo positivi anche su alcuni paesi di frontiera, che quindi non sono inclusi nell'indice, ma che hanno economie strettamente connesse con i paesi emergenti e i paesi sviluppati. Di questi, oggi, siamo positivi sui VARP, ossia Vietnam, Argentina e Romania e Pakistan, che costituiscono l’esposizione più grande rispetto all’indice di riferimento, attorno al 5% del portafoglio, davanti alla Russia”. 



Quanto alla Cina, al momento siamo leggermente sovrapesati rispetto all'indice. Love spiega che lo yuan si è apprezzato da inizio anno e ciò ha avuto un impatto positivo sui titoli cinesi in portafoglio. “Se uno avesse creduto alle storie negative che circolano sulla Cina, dalla bolla sul debito privato, che prima o poi scoppierà, all’economia del paese dopo il congresso del partito comunista, e avesse tagliato sulla base di queste considerazioni le sue posizioni sulle Borse cinesi, avrebbe perso un bel rally nel 2017. Il punto è forse un altro: spesso è troppo rischioso essere eccessivamente ribassisti o rialzisti sulla Cina, che rappresenta l'esposizione principale dell'indice sui mercati emergenti. Basti pensare al settore tech: comprende aziende che hanno tutti e che sono comprese anche nei fondi passivi, ma che non si possono non avere. C’è poi un ultimo aspetto: le azioni A, quelle quotate sulle Borse interne, viaggiano oggi con uno sconto del 15 per cento rispetto alle azioni dei paesi sviluppati: nonostante dal punto di vista macro si possa avere una view negative, è innegabile che offrano opportunità di crescita nel medio-breve periodo” conclude Love.

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