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Cosa potrebbe mettere a rischio Wall Street

3/30/2018

Il 9 marzo 2018 ha segnato il nono anno della fase rialzista del mercato azionario statunitense


Il 9 marzo 2018 ha segnato il nono anno dell’attuale fase rialzista del mercato azionario statunitense. È storicamente il secondo periodo più lungo di rialzo senza una correzione del 20%. Gli investitori si chiedono se la tendenza stia per subire un’inversione, anche perché spesso le fasi di mercato rialzista non muoiono di vecchiaia. E dunque: alla luce della recente accentuazione della volatilità di mercato statunitense, cosa potrebbe causare una flessione sostenuta del mercato azionario statunitense? L'attuale fase "toro" del mercato azionario statunitense è nata nel pessimismo: dal 9 marzo 2009, sul finire della crisi finanziaria globale, l’indice S&P 500 è salito di oltre il 300% toccando a gennaio di quest’anno il massimo storico e superando quota 2.800. Non senza ostacoli, ma la fase rialzista statunitense ha superato le correzioni.



"Negli ultimi nove anni, l’attuale fase rialzista del mercato statunitense ha subito alcune notevoli correzioni, dove per correzione s’intende un calo uguale o superiore al 10%. Ha superato l’inizio e la fine dell’allentamento quantitativo negli Stati Uniti e la crisi in altre parti del mondo" spiegano gli esperti di Franklin Templeton.  Prendiamo l’indice S&P 500: è sceso del 19% durante la crisi del debito europeo da aprile a giugno 2011, ma poi ha chiuso l'anno con un rialzo annuale del 2%. Anche la flessione all’inizio di febbraio di quest’anno, quando l’indice S&P 500 ha subito il maggiore calo percentuale in un solo giorno dal 2011, non ha dato l’impressione di fare deragliare troppo la fase rialzista. "Nella seconda parte del mese, i titoli statunitensi hanno generalmente recuperato parte del terreno. Tuttavia, molti osservatori di mercato stanno ancora monitorando la possibile evoluzione di alcuni dei fattori ritenuti all’origine della flessione statunitense a febbraio, quali le stime di inflazione più elevata e un aumento dei tassi d’interesse" proseguono gli esperti della casa di investimento di San Mateo. 



In che modo, quindi, una Fed più aggressiva potrebbe incidere sui titoli statunitensi? In occasione della riunione di dicembre 2017 la banca centrale americana ha aumentato il tasso d’interesse di riferimento di 25 punti base portandolo a un range dell’1,25%-1,5%. In tale fase, il mercato era leggermente scettico in merito alla stima della Fed, ma è sembrato iniziare a cambiare opinione. L’accelerazione dell’inflazione nel 2018 a detta di molti investitori potrebbe indurre la Fed a operare una stretta della politica monetaria più rapida, sebbene la Fed non abbia fornito indicazioni in tal senso. "Penso che questo sia uno dei pericoli della politica accomodante della Fed, l’aver accumulato questi fattori sconosciuti, che è fonte di preoccupazione. Quanto a noi, non sappiamo esattamente come crolleranno queste tessere del domino, ma sappiamo che uno dei fattori scatenanti sarà probabilmente rappresentato dai tassi più elevati" ha detto Michael Hasenstab, gestore di Franklin Templeton.

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