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Anima con GfK: come risparmiano gli italiani?

5/28/2018 | Greta Bisello

L'osservatorio nell'edizione primavera 2018 per sondare le preferenze del Bel Paese in materia di investimento e risparmio, tra deleghe, spese e progettualità


Nonostante l’incertezza politica all’indomani del voto del 4 marzo, il mood delle famiglie italiane sul futuro del Paese, nel medio-lungo periodo, si mantiene ancora stabile.

Sul fronte della progettualità, in particolare, rispetto a sei mesi fa, crescono i progetti di “spesa”, mentre quelli di “risparmio” si dimostrano in lieve contrazione. È quanto emerge dall’edizione primaverile dell’Osservatorio semestrale promosso da ANIMA in collaborazione con la società di ricerche di mercato GfK.

 

La rilevazione - che ha come obiettivo di indagare sui comportamenti finanziari delle famiglie italiane in funzione dei loro progetti – è stata condotta su un campione di 1.028 adulti “bancarizzati” (cioè titolari di un conto corrente bancario o postale), rappresentativo di circa 43 milioni di individui, fra cui si calcolano 10 milioni di investitori (cioè possessori di almeno un prodotto di investimento). 

 

Dicevamo l’incertezza legata alla lunga e difficile negoziazione politica per condurre alla formazione del nuovo governo ha inciso solo in parte sul “sentire domestico”: l’autunno scorso il 12% riteneva che la situazione economica del nostro Paese, rispetto “ad un anno fa”, fosse “migliorata”, ora si ritorna al 9% e passa dal 48% al 45% chi la ritiene “invariata”; mentre salgono dal 14% al 18% coloro che ritengono la congiuntura “peggiorata di poco”. Il clima si fa, però, più disteso allungando l’orizzonte temporale alle prospettive future del Paese “fra un anno”. L’intonazione positiva, infatti, resta intatta, se pur con un lieve passo indietro: se in autunno il 16% dichiarava di attendersi un miglioramento della congiuntura italiana nell’anno successivo, oggi si scende al 14%, così come se il 44% prima riteneva che la situazione si presenterà “invariata” adesso si parla del 39%. Anche i “pessimisti”, ovvero coloro che ritengono che la situazione “peggiorerà di poco” e “di molto”, restano in linea con la precedente rilevazione: rispettivamente si sale dal 15% al 16% e dal 13% al 14%.

 

Non ci si perde d'animo e si continuano a fare progetti, in particolare, nell’ambito dei bancarizzati si resta a quota 49% del campione e, per quanto riguarda il segmento degli investitori, la progettualità rimane in linea con il risultato massimo (74%) storico dal 2012, raggiunto in occasione della precedente rilevazione, in quanto si mantiene a quota 73%. 

 

Il mondo degli investimenti finanziari conserva ancora il suo vantaggio rispetto al “mattone”. Nel dettaglio diminuisce la propensione ad investire, che dal 34% scende al 32% e di contro, dal 32% risale ulteriormente al 36% la percentuale di chi dichiara invece di non avere soldi da investire (nell’ambito del campione dei bancarizzati). Guardando poi alle singole tipologie di investimento, sempre nell’ambito del campione dei bancarizzati, l’interesse per il “mattone” si attesta nell’ordine del 10%, mentre la preferenza per i prodotti di investimento resta a quota 24%.

 

Sul fronte dell’educazione finanziaria la strada sembra ancora in salita alla luce di due aspetti. In primo luogo va considerato come il tempo che il segmento degli investitori dichiara di dedicare ai propri investimenti risulti ancora una volta troppo modesto. Basti pensare che quasi il 50% degli investitori ha dichiarato di “non dedicarsi affatto a questa attività”. Solo il 15% riserva “qualche ora al mese” e soltanto l’1% dedica almeno “un’ora alla settimana”. In secondo luogo non confortano tanto anche le evidenze per quanto riguarda la conoscenza dei termini finanziaria: il 31% del campione la ritiene “molto scarsa”, il 46% “scarsa” e soltanto il 19% “ottima” o “buona".

 

Nella gestione dei propri investimenti la stragrande maggioranza del segmento degli investitori (71%) preferisce farsi supportare e consigliare da un professionista del risparmio a cui delegare “la definizione dei suoi bisogni, l’individuazione di soluzioni adeguate, efficaci e coerenti e per il loro monitoraggio periodico”. Ancora, il 21% è “aperto al confronto con un consulente”, mentre soltanto l’8% preferisce affidarsi al “fai da te”.

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