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LFDE, tornano le tensioni geopolitiche

5/29/2018 | Greta Bisello

Salta il banco delle trattative, Trump non è soddisfatto della tregua con la Cina e torna all'attacco così come nel dibattito con la Corea del Nord, ecco perché


 

Breve tregua per gli investitori all'inizio della scorsa settimana, alla luce di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina affinché venissero sospesi i rialzi dei dazi annunciati dal Presidente Trump, con l'impegno da parte di Xi Jinping  di importare più prodotti americani, agricoli. 

 

Martedì nuovi sviluppi, il Presidente americano annunciava di non ritenersi tutto sommato soddisfatto dei recenti colloqui sino-americani. L’indomani, il Wall Street Journal attizzava il fuoco accennando al progetto americano: portare i dazi sulle automobili importate al 25% per «motivi di sicurezza nazionale» e aprire un’indagine su queste importazioni.

Nel frattempo, ricorda Olivier De Berranger, chief investment officer di La Financière de l’Echiquier, la Cina annunciava una riduzione dei dazi sulle importazioni automobilistiche e i rapporti tra le due potenze, in procinto di trovare un punto di convergenza, si inasprivano nuovamente.

 

Altrettanto per la Corea del Nord, prosegue De Berranger, tante erano le speranze riposte nell’organizzazione di un vertice storico tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord il 12 giugno a Singapore, cancellato però giovedì scorso da Donald Trump che denunciava l’«ostilità» di Pyongyang.

 

Assistiamo, complessivamente, a un riaffacciarsi di tensioni geopolitiche che, a seguito del forte rimbalzo dei mercati che avevano toccato i minimi a marzo, hanno generato stress e maggior volatilità.

L'esperto di LFDE ricorda che Donald Trump è nel pieno della campagna elettorale in vista dei Midterm e la retorica della «guerra commerciale» è uno dei suoi cavalli di battaglia per (ri)compattare l’elettorato.

Sulla questione nordcoreana il vero nodo da sciogliere è rappresentato dalla fine degli accordi di difesa tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti, con la rinuncia da parte della Corea del Nord alle sue infrastrutture nucleari solo nell’ambito di una completa denuclearizzazione della penisola. Rinunciare a un posizionamento militare americano nella regione equivarrebbe, per l’elettorato di Trump, a un’amissione di debolezza. 

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