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6/26/2018
Il dollaro non si rafforzerà ancora molto, anche se il declino è ancora lontano e l’incertezza macroeconomica sarà ragionevolmente contenuta. È questa l'opinione di Gene Frieda (nella foto), global strategist di PIMCO, nel suo ultimo articolo "La competizione valutaria: vincerà il dollaro USA?". Secondo Frieda è raro che una valuta abbia le caratteristiche per "vincere la Triple Crown": una valutazione superiore, il carry più alto e una posizione ciclica preminente. Il dollaro ha raggiunto tale obiettivo nel 1981 e nel 1996. E si è tentati di prevedere che nel 2018 il dollaro otterrà un’altra vittoria: dopo l'aumento del 7% del dollaro negli ultimi cinque mesi, la crescita degli Stati Uniti continua a superare quella delle altre economie e si prevede che la Fed aumenterà il tasso ufficiale altre due volte nel corso dell’anno.
Secondo l'esperto di PIMCO, esistono però delle significative differenze tra il presente e gli anni passati. Innanzitutto il dollaro oggi è più costoso che in passato. In secondo luogo anche le valutazioni del mercato azionario sono importanti, poiché la maggior parte dei flussi azionari transfrontalieri non sono coperti dalla valuta. Infine, mentre lo stimolo fiscale tardivo ha mantenuto il ritmo ciclico negli Stati Uniti attraverso un rallentamento inatteso in gran parte delle economie sviluppate, non è chiaro quanto possa durare questo impulso.
L’esperto di PIMCO espone infine i tre elementi che potrebbero mantenere il dollaro "in testa" alle altre valute. La prima è la crescita dell’Eurozona: se la ripresa continua a vacillare, è probabile che la Bce spinga ulteriormente i tassi e il dollaro continui a beneficiare dei crescenti tassi statunitensi. Il secondo motivo sono gli attriti commerciali: se le tensioni aumentano sufficientemente da minacciare la crescita globale e la performance del mercato azionario, la relativa avversione al rischio probabilmente favorirà il dollaro come "rifugio sicuro" percepito nel breve periodo, in particolare nei confronti delle valute dei mercati emergenti. Il terzo è l'inflazione USA: il rischio di inflazione dovrebbe andare contro il dollaro rispetto alla maggior parte delle principali valute, ma a favore del dollaro rispetto alle valute più sensibili al ciclo di crescita globale, principalmente in Asia e America Latina.
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