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7/20/2018 | Davide Mosca
Lo Stato nazionale moderno vive una crisi profonda. Troppe le forze globali che sfuggono al controllo di apparati che mostrano in maniera sempre più evidente il segno del tempo. Globalizzazione dell'economia, peso di organismi privati multinazionali e sfide planetarie in ambito climatico e geopolitico sfuggono al controllo dei singoli Stati e impongono soluzioni transnazionali.
"In queste circostanze - afferma Taimur Hyat, chief strategy officer di PGIM, gestore globale di Pramerica Financial, azionista di UBI Pramerica SGR - le politiche monetarie e fiscali tradizionali e la struttura storica degli investimenti rischiano di rivelarsi inadeguate al contesto economico in cambiamento. Una prospettiva globale di più ampio respiro - che includa i nuovi rischi geopolitici e le modalità con cui tali rischi si manifestano - risulterà essere centrale."
Le ormai evidenti spinte populiste presenti nei mercati sviluppati, con le connesse tematiche legate a nazionalismo e isolazionismo, si scontrano con l'evidente e sempre crescente interconnessione delle singole nazioni ed economie, generando un panorama di rischi inediti che impone, secondo Hyat, un cambiamento di ottica nel mondo degli investimenti, in modo particolare per gli attori legati a prospettive di lungo periodo. Ecco i cinque punti di svolta individuati dal chief strategy officer di PGIM:
1. Basarsi meno su fattori top-down definiti a livello nazionale, che hanno un ruolo sempre più marginale nella performance di azionario, immobiliare e debito corporate.
2. Adottare un framework globale per tutte le decisioni d’investimento, considerata la crescente importanza degli effetti di ricaduta transnazionali sui prezzi degli asset.
3. Assicurarsi che il rischio politico dei mercati Sviluppati sia integrato nelle decisioni d’investimento, in maniera simile a quanto fatto per l’analisi dei rischi dei mercati Emergenti e di frontiera.
4. Preparare il portafoglio a un aumento della volatilità e all’incertezza politica.
5. Prepararsi a essere visti come attori del cambiamento con posizioni pubbliche rispetto alle sfide globali. Gli stakeholder della società civile chiederanno sempre più ai grandi asset manager di agire in qualità di attori del cambiamento nelle sfide transnazionali, un ruolo che appare scomodo a molti, tradizionalmente focalizzati soprattutto sulla gestione dei patrimoni.
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