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"Fuga dai Btp, ma gli investitori torneranno a comprare"

10/1/2018

Attenzione però al verdetto delle agenzie di rating nelle prossime settimane. Ecco come i gestori leggono la reazione dei mercati al DEF presentato dal governo M5S-Lega


L’Italia richia la rotta di collisione con Bruxelles. La manovra di bilancio del 2019 con un target del deficit al 2,4% del Pil per far fronte alle promesse elettorali ha disatteso la proposta del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che aveva raccomandato un deficit dell’1,6% del Pil. Il tetto posto da Tria avrebbe incontrato il favore della Commissione Europea, che valuterà le leggi di stabilità di tutti gli Stati membri a partire dal 15 ottobre e che molto probabilmente chiederà all’Italia di abbassare il target, anche se non ha il potere per costringere le autorità a farlo. Che il governo giallo-verde abbia deciso di alzare la posta in gioco (il WSJ parla di "bluff"), sembrano averlo capito i mercati: venerdì la reazione iniziale è stata negativa. Il Ftse MIB è sceso di quasi il 4% in mattinata, con i titoli bancari particolarmente in sofferenza, in quanto sono tra i detentori principali del debito governativo italiano. Lo spread tra Btp e Bund a 10 anni si è allargato di circa 30 punti base.

Tuttavia, alcuni gestori fanno notare che il differenziale resta a un livello ben inferiore al picco dell’estate, quando l’incertezza per il bilancio 2019 e i rumors di un allontanamento del ministro delle Finanza spinsero lo spread su massimi che non si toccavano dal 2012. Cosa ci aspetta nei prossimi giorni? "Nel breve termine, ci aspettiamo che gran parte degli investitori torneranno a sostenere l’Italia. Nonostante tutte le turbolenze, il governo mira ad allentare leggermente la politica fiscale e in una fascia tollerata dai mercati. Inoltre, i rendimenti offerti dall’Italia saranno difficili da ignorare, soprattutto quando gli investitori europei si troveranno ad avere poche altre occasioni di ottenere guadagni decenti. Ci aspettiamo che lo spread tra i bond italiani e quelli tedeschi si riduca nei prossimi mesi e che il flusso di notizie diventi più neutrale. Assisteremo probabilmente al ritorno di un senso di calma, anche se il problema continuerà a persistere. Dati demografici poco incoraggianti, l’assenza di investimenti e una debole crescita della produttività causeranno probabilmente una stagnazione dell’economia che durerà per i prossimi decenni. Il debito probabilmente diventerà un problema ed essendo bloccata all’interno dell’unione monetaria, l’Italia non ha la possibilità di svalutare la moneta o di manipolare i rendimenti dei propri Titoli di Stato" spiega Azad Zangana, senior european economist & strategist di Schroders, che sul lungo termine, si dice ancora preoccupato della sostenibilità dei finanziamenti pubblici italiani.

"È ancora difficile stabilire se la reazione del mercato sia ragionevole o eccessiva, ma la motivazione è evidente ed è collegata con l’impatto sui titoli di debito sovrano presenti nei bilanci delle banche e con l’impatto più indiretto sul processo in corso di pulizia dei bilanci dagli NPL" spiega Antonio Ruggeri, gestore di SYZ Asset Management. Ruggeri aggiunge che la quantità di debito italiano detenuta dalle banche è cresciuta durante l’estate di circa 400 miliardi di euro e ciò, combinato con l’aumento degli spread, avrà di certo un impatto sulle entrate già nel 2018. Per Thomas Herbert, direttore investimenti di Ethenea, appare improbabile che il Def presentato dal governo giallo-verde possa piacere alla Commissione europea e di conseguenza, "c'è il rischio concreto che i tassi italiani aumentino ulteriormente".

Patrice Gautry, Chief Economist di Union Bancaire Privée, fa notare che le scelte politiche del governo italiano "potrebbero avere un impatto negativo sull’euro, favorire la percezione dei Bund tedeschi come beni rifugio e sollevare preoccupazioni sulla restante riforma delle banche italiane". Altrettanto delicato per implicazioni di mercato è anche il parere delle agenzie di rating: a fine agosto lo spread vicino a 300 punti base scontava un downgrade per il debito Italiano e i trader esperti sottolineano che ora ci stiamo riavvicinando rapidamente a quei valori. "Il problema è il punto di partenza del rating italiano, molto prossimo alla perdita dello status di paese Investment Grade; la perdita di questo giudizio provocherebbe l’esclusione dell’Italia dai più importanti indici obbligazionari mondiali, scatenando la liquidazione forzata di titoli di Stato italiani da parte di molti investitori esteri, oltre a renderli non più acquistabili dalla stessa Bce" conclude Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Asset Management.

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