Gli investitori privati, e non solo i family office, dovrebbero cominciare ad esplorare i nuovi territori di investimento, come i private asset. La grande sfida per questi investimenti, spesso bollati come "alternativi", è creare prodotti adatti al mercato degli intermediari e degli investitori finali. Se ne è parlato a una conferenza con la stampa specializzata a Milano organizzata a fine ottobre da Schroders, asset manager britannico che vanta oltre 200 anni di storia e oltre 500 miliardi di euro in AUM e che è partito proprio dagli investimenti nel private asset. "Vantiamo oltre due secoli di storia che raccontano come lo sguardo proiettato al futuro che ha sempre contraddistinto il Gruppo gli abbia permesso di superare indenne le principali crisi mondiali e allo stesso tempo di anticipare i cambiamenti" spiega Luca Tenani (nella foto), amministratore delegato di Schroders Italy SIM.

"Già nel 1853 Schroders anticipava il futuro delle prime obbligazioni sul mercato londinese per finanziare progetti oltreoceano come quelli delle Ferrovie cubane, mentre risale al 1870 il finanziamento della costruzione della tratta ferroviaria Tokyo- Yokohama" aggiunge Tenani. L'a.d.  riepiloga alcune delle tappe più significative compiute dall'asset manager britannico: è stata tra le prime case di investimento estere presenti sul mercato italiano (sin dal 1995), e fra i primi ad aver lanciato strategie income e multi asset.

Tra le principali sfide per l'industria del gestito ricordate da Tenani, accanto alla regolamentazione più stringenti, l'irruzione della disruptive tecnologica, l'avanzare dei prodotti passivi e la sostenibilità come nuova dimensione dell'investimento, emerge anche la crescente rilevanza dei mercati privati rispetto a quelli pubblici.  "Nel corso degli ultimi 20 anni il numero delle società quotate è diminuito in maniera significativa. In generale sembra che molti imprenditori stiano guardando sempre meno ai mercati quotati, decidendo invece di muoversi sui mercati privati per finanziare i propri business" sottolinea Tenani. In questo scenario, Schroders crede fermamente in questo trend, per questo sta investendo molte risorse nell’universo dei private asset, un mercato che comprende un insieme molto ampio di categorie e masse per 7.000 miliardi di dollari (10% degli asset gestito a livello globale).

"I settori più ampi sono il private equity e l’immobiliare" spiega Charles Hopkinson - Woolley, head of Alternative product. "Il private equity, similmente all’azionario tradizionale, prevede partecipazione alla creazione del valore e alla profittabilità del business, con la differenza che le azioni non sono scambiate su un mercato pubblico. Private credit e private debt sono di dimensioni molto più piccole, ma stanno crescendo molto rapidamente, a causa dei maggiori vincoli posti sulle attività delle banche: non c’è partecipazione azionaria, tuttavia si è premiati con uno spread leggermente superiore sui prestiti. Un’altra asset class è quella delle infrastrutture, al momento di dimensioni ridotte, ma che molto probabilmente vedrà una crescita considerevole nei prossimi anni".

Per Hopkinson - Woolley la grande sfida è creare prodotti adatti al mercato degli intermediari e degli investitori finali, visto che gran parte degli investitori oggi sono istituzionali (fondi pensione pubblici e privati) e fondi sovrani, mentre gli investitori individuali contribuiscono in misura molto ridotta e ristretta al segmento family office /famiglie UHNWI). "Nei prossimi 10 anni assisteremo a quella che si potrebbe definire una democratizzazione dei private asset".