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Emergenti, niente paura delle correzioni

12/5/2018 | Redazione Advisor

La prospettiva nel lungo termine è quella di una crescita eccezionale


"Continuiamo a ritenere che per i mercati dei paesi emergenti si prospetti nel lungo termine una crescita eccezionale", afferma David Semple, portfolio manager di VanEck per il comparto azionario dei paesi emergenti. Nonostante le correzioni dell’ultimo trimestre, si reputa soddisfatto della capacità di resistenza dei risultati relativi ai paesi emergenti. Semple ritiene che in futuro questo periodo potrà considerarsi in assoluto una delle migliori opportunità d’investimento per i temi strutturali, fortemente ridotti.

 

Come fattori negativi nell’anno corrente, Semple indica la debolezza del dollaro statunitense e la sua liquidità in calo, l’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e un sensibile rallentamento dell’economia cinese. Allo stesso tempo, il rialzo del prezzo del greggio, in particolare nel terzo trimestre, ha fatto sì che il settore energetico 2018 sia di gran lunga al primo posto tra i settori del Performance Ranking, con una crescita del 16% circa. Al contempo i beni di consumo non primari hanno subito perdite per il 21% circa e i titoli finanziari sono andati in negativo con un calo del 16%. Questo contesto di mercato significa innanzitutto vento contrario per gli investitori che puntano alla crescita strutturale dando sovrappeso ai relativi settori.

 

"Gli investitori non devono lasciarsi disorientare e chiedersi perché stiano investendo proprio nei paesi emergenti. Per queste aree si persegue l’obiettivo di investire in trend strutturali di crescita dei mercati emergenti, a prezzi convenienti", spiega Semple. Si prevede pertanto che nei prossimi anni la crescita nei paesi emergenti aumenti, in particolare rispetto ai paesi industrializzati. "Negli scorsi 15 anni abbiamo osservato che i mercati tendono a capovolgersi e raggiungere nuovi apici", spiega Semple. Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, si prevede per esempio che l’India cresca del 7-8% e la Cina di circa il 6% - una crescita sostenuta principalmente dalla domanda interna. In base ai dati di McKinsey, entro il 2025 i consumi dei paesi emergenti dovrebbero salire nel complesso a 30 miliardi di dollari USA. A titolo di paragone, nel 2010 tale cifra era di 12 miliardi di dollari. Semple sottolinea che nei paesi emergenti molti settori sono ancora in fase iniziale, ad esempio l’e-commerce, le operazioni di pagamento, i social media, l’intrattenimento e le energie rinnovabili. "Negli scorsi 25 anni è uscito dalla povertà oltre un miliardo di persone, prevalentemente nell’Asia meridionale e in quella orientale", aggiunge Semple.

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