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L’eccesso di inflazione globale resta un rischio

1/3/2019 | Redazione Advisor

Secondo lo scenario base degli esperti di Lombard Odier IM bisognerà guardare soprattutto agli istituti tra rialzo dei tassi e una minore liquidità in circolazione


La possibilità di un ritorno dell'inflazione spaventa gli investitori in questo avvio di 2019 senza però lo spauracchio di una recessione all'orizzonte. 

Si è parlato a lungo alla fine del mese scorso di un contesto periocoloso che potrebbe riservare delle insedie per i mercati finanziari. Questo è vero soprattutto se si guarda alle banche centrali che potrebbero passare a una modalità di rialzo dei tassi congiunta, in tutto il mondo, e che la liquidità pompata nel sistema dopo la crisi finanziaria inizi gradualmente ad avere effetto. 

Salman Ahmed, PhD chief investment strategist e Charles St-Arnaud senior investment strategist di Lombard Odier IM mettono in guardia da un possibile rialzo dell'inflazione troppo repentino che potrebbe spingere le banche centrali ad aumentare i tassi in maniera più veloce rispetto al previsto. Di conseguenza ciò potrebbe generare un irrigidimento delle condizioni finanziarie. 

"La Banca Centrale Europea, la Bank of England, la Bank of Canada e la Riksbank svedese probabilmente seguiranno. Un grande punto interrogativo, e dunque un rischio, per gli investitori è capire se questo irrigidimento involontariamente coordinato della politica monetaria può avere un effetto avverso sui mercati finanziari e sulla crescita. Crediamo che nel 2019 il focus sulla restrizione monetaria resterà forte, ma ci aspettiamo anche una forte sensibilità a eventuali eccessi, soprattutto nel caso della BCE" proseguono gli esperti.

 

La BCE soprattutto potrebbe rivedere i suoi piani a causa da una parte del rallentamento dell'economie, dall'altra invece un'escalation delle tensioni con l'Italia potrebbe incidere negativamente sulle condizioni monetarie e sulla crescita dell’eurozona. Senza dimenticare che a Francoforte il prossimo anno avverrà un cambiamento ai vertici. 

 

Guardando alle altre banche centrali invece, spiegano gli esperti di Lombard Odier IM, la Bank of Japan è probabilmente l’unico altro attore importante che non ridurrà lo stimolo monetario nel 2019. Vista l’assenza di pressioni inflazionistiche sostenute, e con l’inflazione ben al di sotto del target, crediamo che la BoJ non possa permettersi di ridurre la portata delle misure accomodanti, e lascerà quindi invariati il programma di QE e il contesto di intervento sulla curva dei rendimenti. Inoltre, con l’aumento dell’IVA previsto per il prossimo autunno, è molto probabile che la BoJ preferisca che l’economia resti calda per meglio assorbire l’impatto negativo di questo aumento fiscale.

Per quanto riguarda la BoE, in assenza delle incertezze sulla Brexit avrebbe già irrigidito la politica monetaria. Ci aspettiamo che rialzi i tassi due volte il prossimo anno, a maggio e novembre, sempre che l’accordo sulla Brexit si trovi.

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