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Nel 2019 si naviga a vista, ma il peggio (forse) è passato

2/13/2019

Per Andrea Delitala (Pictet AM) sono necessarie scelte tattiche per guadagnare sull’azionario, che crescerà a una cifra nel 2019. Sul fronte bond, possibile valore nei titoli indicizzati


Il nuovo ritmo impresso alla politica monetaria da parte della Fed, incentrato intorno al concetto di "pazienza", ha ridato slancio ai mercati dopo un 2018 che sarà archiviato come uno dei peggiori anni della storia recente in termini di performance. Peggiore anche rispetto al 2008, in cui almeno i bond core avevano offerto protezione. E il 2019? La visione di Pictet Asset Management sui vari elementi che hanno rappresentato i timori del mercato è più costruttiva rispetto al consensus. "A fine 2018 le aspettative di inflazione sono rientrate in maniera clamorosa e drammatica a causa del rischio di recessione che il mercato ha incorporato in maniera esagerata. Guardando avanti, ci aspettiamo stabilità nei tassi reali, una coda inflazionistica tipica di fine ciclo, e quindi un rialzo non rapido, non preoccupante dei tassi nominali" spiega Andrea Delitala (nella foto), head of investment advisory di Pictet Asset Management Italia. "Nel caso in cui questo rialzo riguardasse la componente delle aspettative di inflazione, sarebbe il meno dannoso per gli asset rischiosi. Quindi sulla parte obbligazionaria il valore non c’è ancora: siamo tornati al 2,75% e non c’è motivo di investire nei nominali. Meglio rivolgere l’attenzione ai bond indicizzati all’inflazione, la cui quota abbiamo incrementato tra dicembre e gennaio" prosegue l'esperto.

Passando agli asset rischiosi, per Delitala un secondo elemento da considerare è la riduzione della liquidità che la Fed sta realizzando eche ha avuto un impatto importante su questo tipo di asset in termini di contrazione dei multipli. "Riteniamo di avere davanti a noi ancora almeno sei mesi in cui l’azione della Fed certamente alimenterà un vento contrario alla liquidità, pur nell’attesa di una correzione del ritmo di drenaggio" sottolinea Delitala, secono cui la protezione già eretta dal mercato, tuttavia, rende plausibile una stabilità nel rapporto P/E. "Gli utili attesi - aggiunge - sono stati alla base della correzione di fine 2018, generata da timori eccessivi di recessione: la traiettoria di crescita degli utili negli USA è stata rivista già notevolmente al ribasso ed è possibile che la riduzione delle stime prosegua fino a una previsione di crescita pari a zero nel 2019. In Europa, ci attendiamo che i danni siano più contenuti, anche perché il Vecchio Continente non ha sperimentato tutta l’euforia precedente che ha caratterizzato l’andamento dei mercati americani".

Pictet Asset Management continua ad aspettarsi che i tassi procedano sul sentiero della stabilizzazione, con quelli USA a lungo termine previsti fra 2,75% e 3% per fine anno. In questo scenario, l'asset manager elvetico ritiene verosimile un premio di rischio vicino a 3,5% e individua un rapporto Prezzo/Utili di circa 15,5-16 per l’Indice S&P500, non molto al di sopra del valore corrente. "Dunque, pur sposando una visione tutt’altro che pessimista sull’economia, non intravediamo forti rally degli indici azionari: i ritorni dovrebbero mantenersi su livelli contenuti, rigorosamente a una cifra, il che richiederà scelte tattiche" sottolinea Delitala.

Quanto alla gestione del rischio, Delitala ricorda che la correlazione tra azioni e obbligazioni US mostra shock evidenti in corrispondenza degli interventi delle banche centrali, in occasione sia del QE (Quantitative Easing) che del QT ovvero Quantitative Tightening, la qual cosa rende impossibile proteggere il portafoglio attraverso l’utilizzo delle obbligazioni. "La normalizzazione delle politiche monetarie in atto richiede che la costruzione di un portafoglio non possa basarsi sui paradigmi tradizionali, ma che sia soggetta ad adattamenti continui, frutto dello studio dei nuovi regimi di correlazione: ci muoviamo in un mondo diverso, caratterizzato da un nuovo regime" conclude l'esperto.

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