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Pro e contro per gli analisti a un anno dalla MiFID II

3/6/2019

CFA Institute: "La nuova normativa ha portato maggiore trasparenza e competizione nei servizi di ricerca finanziaria, ma anche una riduzione nei budget e tagli tra gli analisti"


La MiFID II ha portato trasparenza e competizione nel settore dei servizi di ricerca sugli investimenti, ma non mancano gli effetti "collaterali". I budget per la ricerca, ad esempio, sono stati ridimensionati (in media di oltre 6%), con le imprese più grandi che hanno effettuato le maggiori riduzioni di budget. È quanto emerge da una recente indagine effettuata da CFA Institute tra circa 500 gestori, analisti e altri professionisti europei che prova a calcolare l'impatto della MiFID II sul costo, la qualità e la copertura della ricerca sugli investimenti, sia sul lato della gestione di portafoglio (buy-side) sia sul lato delle vendite (sell-side).

Guardiamo in dettaglio i risultati. CFA Institute rileva come i produttori indipendenti non abbiano beneficiato dall’introduzione di MiFID II, in quanto un mercato dei servizi di ricerca più competitivo spinge verso la riduzione del numero di fornitori utilizzati. Il 57% degli intervistati sul lato buy-side segnala di aver ridotto l’utilizzo della ricerca delle banche d'investimento rispetto al periodo precedente della normativa. I professionisti del buy-side ritengono, inoltre, che la qualità della ricerca sia rimasta invariata, mentre gli intervistati sul lato sell-side sono generalmente più pessimisti, con il 44% che crede che la qualità sia complessivamente diminuita.

Significativamente, la maggioranza relativa degli intervistati (44%) ritiene che la qualità della ricerca sui titoli small e mid-cap si sia deteriorata, mentre meno del 10% degli intervistati ritiene che la qualità sia invece aumentata. Gli intervistati dal lato sell-side percepiscono che ci sia stata una riduzione nel numero degli analisti, un elemento citato dal 54% di loro. Nel complesso, tuttavia, gli investitori professionali ritengono che il mercato della ricerca sia più competitivo: la pensa così il 39% degli intervistati rispetto al 25% che ritiene che il mercato della ricerca sia meno competitivo.

"Dal momento che i gestori di fondi hanno per la maggior parte assorbito in maniera diretta i costi, abbiamo assistito ad una notevole riduzione dei budget di spesa che sta causando uno scossone tra i fornitori di tali servizi" ha dichiarato Rhodri Preece, CFA, head of industry research, CFA Institute. "Chi produce - prosegue - e vende i propri servizi di ricerca, sia all’interno di banche sia gli indipendenti, ha dovuto adattarsi a cambiamenti profondi nel proprio business model, che si è tradotto in una minore copertura del mercato, in particolare per le azioni di piccola e media capitalizzazione, e minori posti per gli analisti del sell-side". Questo report rappresenta un esempio di come sia possibile fare leva su di un network globale di oltre 150.000 professionisti CFA, per poter fotografare in maniera precisa come le evoluzioni in atto nel mercato stiano modificando il modo in cui gli investitori professionali operano e in quale direzione la nostra industria si muoverà nei prossimi anni,” ha commentato Giancarlo Sandrin (nella foto), CFA, presidente di CFA Society Italy.

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