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Gestore della settimana: "Gli emergenti possono correre ancora"

3/18/2019

Per Nick Payne, gestore del fondo Merian Global Emerging Markets di Merian Global Investors, il 2019 presenta meno venti contrari su questa asset class. Ecco perché


Quali opportunità sui mercati emergenti e di frontiera? Lo spiega ad AdvisorOnline.it Nick Payne (nella foto), gestore del fondo Merian Global Emerging Markets di Merian Global Investors, che è uno dei quattro speaker della società al Merian Markets Forum di Milano, in programma martedì 19 marzo al Four Seasons. L’evento sarà riservato agli investitori professionali.

Quali opportunità vedete sui mercati di frontiera ed emergenti in termini di paesi e settori?
Il “mostro” macroeconomico che ha oppresso i mercati emergenti nel 2018, pesando sui prezzi delle società più attraenti, che secondo la mia opinione, sono a livelli ancora inferiori rispetto al loro valore intrinseco, è stata una creatura a tre teste: la guerra commerciale di Donald Trump con la Cina, il tightening dei tassi da parte della Fed e l’effetto estenuante del deleveraging dell’economia cinese. Lo scorso anno, tale mostro ha avvelenato il sentiment e le performance dell’azionario dei mercati emergenti a livello globale. Nel 2019, tutti e tre questi venti contrari hanno iniziato a mostrare segnali di affievolimento. La retorica della guerra commerciale è stata contenuta e i recenti dialoghi tra le due parti suggeriscono la possibilità di un risultato più costruttivo. La Fed ha cambiato rotta, adottando un tono più da colomba e a gennaio le autorità cinesi hanno ipotizzato misure di stimolo che potrebbero includere tagli fiscali ed emissioni di titoli di stato locali. L'indice di settore, avendo perso il 14,3% nel 2018 (MSCI Emerging Markets, ndr), ha avuto un inizio 2019 in ascesa. Nonostante questo rally, ritengo che i mercati emergenti siano ancora sottovalutati. Tuttavia, il valore o il basso prezzo delle azioni potrebbero non essere segnali sufficienti per gli investitori. Attraverso un approccio bottom-up ci focalizziamo sulle aziende di qualità, in un’ampia gamma di settori e Paesi. Scegliamo i business che offrono rendimenti maggiori rispetto al costo del capitale e i cui profitti sono protetti dall’Economic Moat. Sebbene prendiamo in considerazione anche i rischi macroeconomici, come l’esposizione politica o valutaria, ci concentriamo prevalentemente sulla selezione delle migliori società, con un prezzo adeguato, piuttosto che perseguire un focus geografico o settoriale.

Come costruite il portafoglio sui mercati emergenti e di frontiera?
Il nostro obiettivo è di includere solo quelle società che offrono qualità ad un prezzo ragionevole. Con qualità intendiamo le aziende che hanno un vantaggio competitivo sostenibile, un buon team di management e solide caratteristiche di corporate governance. Riteniamo che queste società siano in grado di creare un valore genuino per gli azionisti. Costruiamo il nostro portafoglio attraverso un processo di ricerca e screening in quattro fasi, che includono sia l’esclusione delle società che non rispettano i nostri requisiti minimi in termini di rendimenti sul capitale investito, sia un’analisi approfondita sui fondamentali, che considera anche gli statement finanziari, l’incontro con il management della società e il rispetto delle metriche ESG. Superando valutazione finale sul rapporto rischio/rendimento, le società possono essere incluse nel portafoglio. Il risultato è un portafoglio costituito da 30-40 titoli, un numero generalmente molto inferiore rispetto ad altri fondi tradizionali focalizzati sui mercati emergenti. Abbiamo un approccio high-conviction, siamo investitori di lungo termine e il turnover del portafoglio è piuttosto basso, attorno al 30% all’anno in genere.

Può darci qualche esempio di titoli attualmente in portafoglio? Quali sono le caratteristiche fondamentali che cercate quando selezionate le società dei Paesi emergenti e quali titoli avete nel mirino al momento?
Siamo alla ricerca di società che riteniamo abbiano un modello di business solido, un bilancio sano e vantaggi competitivi sostenibili. In poche parole, cerchiamo di capire quanto sia facile copiare il business che stiamo considerando. Al momento favoriamo Tencent, la società di internet più importante della Cina, la cui attività spazia dal gaming ai social media, che sta beneficiando della disruption tecnologica e sta aumentando la presa sui consumatori. A WeChat, l’app di messaggistica e di pagamenti mobili di Tencent, è bastato solo un anno per raggiungere i 50 milioni di utenti, a differenza di Facebook che ci ha messo 4 anni per raggiungere lo stesso numero, dei telefoni cellulari (12 anni), della televisione (22 anni) o del telefono, che ha raggiunto tale soglia solo dopo 50 anni. È estremamente difficile replicare il consolidato effetto network di Tencent a causa del vasto numero di persone che utilizzano uno o più prodotti sulle sue piattaforme ogni giorno. Ci piacciono anche JNBY, brand di moda che fa sempre più leva sul crescente desiderio di unicità in Cina e Estacio, una società di formazione che beneficia della domanda per l’istruzione a distanza in Brasile.

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