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Gestore della settimana: "Il value investing funziona anche negli emergenti"

4/15/2019

Questi mercati presentano la più ampia dispersione delle valutazioni che si sia mai vista negli ultimi 10 anni e offrono non poche possibilità agli stock picker


Il 2018 è stato un anno impegnativo per i mercati emergenti, con investitori in fuga per le rimaneggiate aspettative di crescita e le crescenti tensioni per la guerra commerciale. Nel corso dell’anno gli investimenti azionari nei mercati emergenti hanno reso meno degli analoghi investimenti nei mercati sviluppati. "A nostro avviso questo è solo un altro esempio di investitori che si avvicinano ai mercati emergenti per motivi tattici, non strategici. In altre parole, quando aumenta la volatilità nei mercati, gli investitori tendono a farsi influenzare dai rischi a breve termine e trascurano le opportunità a lungo termine" spiega Raheel Altaf (nella foto), gestore specializzato in investimenti azionari sui mercati emergenti di Artemis Investments.

"C’è da dire che nel breve periodo - prosegue Altaf - non sono mancati i motivi di preoccupazione per i mercati emergenti negli ultimi mesi. Una guerra commerciale, il rallentamento della crescita globale e le incertezze sull’inasprimento monetario sono fattori che si sono aggiunti alla volatilità politica tipica di quelle aree geografiche". Il gestore fa notare che a causa delle incertezze attuali e attese nel breve termine, "la dispersione delle valutazioni" (cioè la varietà di valutazioni fra azioni nei mercati) è prossima ai livelli massimi raggiunti a seguito della crisi finanziaria globale del 2008/2009. 

"Settori quali quelli dei servizi di comunicazione, informatico e beni di consumo di massa sono ancora affollati e costosi mentre altri, quali quelli finanziario, delle telecomunicazioni e delle utilities passano di mano a forte sconto rispetto al mercato. Questa dispersione offre grandi opportunità all’investitore attivo disciplinato" sottolinea Altaf, che fa l'esempio del settore automobilistico. "Con vendite pari a circa 25 milioni di automobili, la Cina ha sorpassato gli USA ed è diventata già da qualche anno il mercato più grande al mondo. Ultimamente in quel Paese la domanda ha cominciato a rallentare assieme all’economia, facendo cadere le valutazioni delle azioni automobilistiche e creando un’ampia dispersione nel settore, visto che fra le 30 società produttrici di automobili in Cina il multiplo prezzo/utili varia". Altaf, infine, ricorda che hgli investitori globali non solo sono sottopesati in azioni dei mercati emergenti ma sono ancora più sottopesati in azioni “value” (azioni quotate a prezzi inferiori al loro valore di mercato) nei mercati emergenti, che hanno prodotto rendimenti più elevati delle azioni di crescita l’anno scorso.

"Riteniamo che le prospettive per le azioni value stiano migliorando e siamo notevolmente orientati alle società più convenienti. Di conseguenza, abbiamo un’esposizione maggiore verso la Cina e verso la Turchia, mentre siamo esposti in misura minore alla più popolare – e più costosa – India. In termini di settore, prediligiamo le utilities e altre aziende beneficiarie della spesa infrastrutturale rispetto alle azioni tecnologiche o ad altri costosi settori difensivi" conclude Altaf.

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