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Sostenibilità, dalla teoria alla pratica

7/2/2019 | Redazione Advisor

Molti considerano la finanza un ostacolo alla creazione di un mondo migliore. Il libro “Principles of Sustainable Finance” (Principi di finanza sostenibile) spiega come il settore finanziario può mobilitarsi per smentire questa tesi.


Molti considerano la finanza un ostacolo alla creazione di un mondo migliore. Il libro “Principles of Sustainable Finance” (Principi di finanza sostenibile) spiega come il settore finanziario può mobilitarsi per smentire questa tesi. Usando la finanza come mezzo per realizzare finalità sociali, possiamo dirottare il pianeta e la sua economia dal percorso attuale verso un mondo che sia sostenibile per tutti. Abbiamo parlato con Willem Schramade, Senior Portfolio Manager Impact and Sustainable Investing di NN Investment Partners, di finanza sostenibile e del libro che ha scritto su questo argomento insieme a Dirk Schoenmaker, professore di Banking and Finance della School of Management di Rotterdam.

 

Cosa ti ha spinto a scrivere “Principi di finanza sostenibile”?
Ho dedicato gli ultimi dieci anni a scrivere di sostenibilità negli investimenti: relazioni per i datori di lavoro, articoli per riviste accademiche e così via. Quando ho conosciuto Dirk, docente di un corso sulla finanza sostenibile, c’era moltissimo materiale sulla finanza e altrettanto sulla sostenibilità, ma nessun testo che combinasse questi due aspetti. Così è nata l’idea di unire le nostre forze per scrivere questo libro. Grazie alle nostre diverse provenienze, la realtà universitaria e il settore finanziario, abbiamo integrato elementi di entrambi i mondi in una pubblicazione accademica che offre anche un approccio concreto alla questione.

 

A quale pubblico vi rivolgete e perché?
L’idea iniziale era scrivere un manuale per gli studenti di finanza, economia e sostenibilità, fornendo esempi pratici e casi studio, ma anche nozioni teoriche e dati empirici: un libro per il corso tenuto da Dirk. L’intero processo ha richiesto circa due anni, ci ho lavorato la sera e nei fine settimana destreggiandomi tra lavoro e famiglia, ma quando il libro è stato pubblicato non erano ancora usciti altri testi che combinassero una prospettiva accademica con il punto di vista di un professionista sul campo. Attualmente il testo è in adozione a Rotterdam, e altre università olandesi e statunitensi hanno manifestato il loro interesse. All’inizio non ci eravamo resi conto che la nostra opera potesse rivolgersi anche a un pubblico di professionisti, ma la risposta del settore è stata molto positiva. Abbiamo organizzato anche un corso executive basato sul nostro libro per gli esponenti del settore finanziario.

 

Quali obiettivi vi proponente con il vostro libro?
Il mio obiettivo principale è contribuire a facilitare il cambiamento. Un cambiamento anzitutto comportamentale, perché è questo l’aspetto prioritario. Ancora oggi, molti esponenti del settore finanziario non sono interessati alle questioni di sostenibilità, oppure non ne sono consapevoli. Ma il problema fondamentale, per quanti invece hanno abbracciato questi temi, è sapere quali passi sono necessari per integrare attivamente la sostenibilità nella prassi finanziaria e poi avere il coraggio di farlo. Attualmente, sono gli asset manager a guidare questo processo. Spesso le banche hanno obiettivi nobili ma difficilmente li mettono in pratica, per esempio strutturando le commissioni sui prestiti in base alla sostenibilità dei mutuatari. Anche se la differenza fosse solo di alcuni punti base, comunque vorrebbe dire muoversi nella giusta direzione.

 

Qual è l’intuizione più importante che avete avuto scrivendo il libro?
Probabilmente la conclusione principale è che non ci sono poi così tante difficoltà dal punto di vista tecnico. La sfida più grande è convincere le persone a pensare alla sostenibilità e a considerarla parte integrante del proprio approccio di investimento. La catena degli investimenti è lunga e complessa. Quando il mio fondo arriva finalmente al cliente, ormai è stato ridotto a una serie di metriche dei mercati efficienti per quantificarne la performance finanziaria. Spesso, però, niente viene detto in merito al suo impatto e al valore aggiunto per la società in generale. Il rischio è misurato puramente in termini di passata volatilità azionaria, non in termini di esposizione al cambiamento climatico, per esempio. Se questo non cambia, neanche il comportamento degli investitori cambierà. La sfida più grande è convincere le persone a pensare alla sostenibilità.

 

Quali sono le responsabilità del settore finanziario nel promuovere la sostenibilità e qual è il ruolo di importanti strumenti come l’esclusione, l’engagement, il voto e la regolamentazione?
Ha un’immane responsabilità. Il settore finanziario decide dove vanno i soldi e può influenzare enormemente il comportamento delle imprese. Idealmente, il valore aggiunto che ciascuna azienda fornisce alla società dovrebbe essere visibile e incidere sulla sua performance finanziaria. In qualità di asset manager, noi siamo nella posizione ideale per orientare questo sviluppo, ma ci vorranno molti più investitori sostenibili attivi per fare la differenza. È necessario analizzare i fondamentali di un’azienda e condurre attività di engagement per capire meglio gli aspetti rilevanti per il suo business e come questi incidono sulla sua valutazione e sulle decisioni che assume. Seguendo questo approccio, e votando alle assemblee degli azionisti, gli investitori possono incoraggiare le società ad affrontare le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG). Parlando poi di quadro normativo e rendicontazione della sostenibilità, anche su questo fronte le cose stanno iniziando lentamente a cambiare. Ma non tutti gli investitori mettono in pratica quello che predicano.
 

Rendimenti finanziari e investimento responsabile sono realmente compatibili?
Siamo convinti che investendo in società che hanno un impatto ambientale o sociale sia possibile migliorare anche i guadagni finanziari. Inoltre, i titoli a impatto presenti nel nostro universo di investimento sono spesso azioni di qualità superiore, con migliori margini, una crescita più sostenuta e minori livelli di rischio. Ma la performance può dipendere anche dall’orizzonte di investimento dell’investitore, dai parametri che si usano per misurarla e dall’eventuale importanza attribuita al valore sociale. Per esempio, abbiamo moltissime small-cap e mid-cap dei mercati emergenti. Il rischio percepito è maggiore, quindi dobbiamo realizzare performance migliori. La volatilità a breve termine è più elevata per queste tipologie di azioni e sebbene un orizzonte di investimento più lungo compensi questo aspetto, l’applicazione di misure standard di performance non sempre funziona a nostro favore.
Ma siamo ancora agli inizi e ci aspettiamo che andando avanti le cose migliorino in quest’area. Se si adotterà un meccanismo più strutturale per la tariffazione del carbonio, e penso che sia solo questione di tempo, gli effetti potrebbero essere piuttosto rilevanti. Le società energetiche tradizionali e le banche che le finanziano saranno penalizzate, mentre altri settori potrebbero diventare meno interessanti se si introdurranno linee guida e restrizioni sull’uso dello zucchero o dei grassi, per esempio. E se la popolazione diventerà più selettiva e inizierà a evitare consapevolmente le aziende che hanno un impatto negativo, anche gli investitori seguiranno questa strada. Il settore finanziario decide dove vanno i soldi e può influenzare enormemente il comportamento delle imprese.

 

Che cosa ha imparato dal suo lavoro come Sustainable Portfolio Manager e come integra le conclusioni del suo libro nella sua attività?
Tradizionalmente, gli asset manager considerano i dati o i track record storici per sostanziare le decisioni di investimento, ma queste indicazioni sono molto più limitate, o addirittura inesistenti, quando si parla di metriche di sostenibilità. Noi usiamo le informazioni fornite dalla nuova generazione di provider di dati sulla sostenibilità, che prendono in considerazione informazioni più previsionali ed esterne, ed esaminiamo i fattori qualitativi per avanzare un’ipotesi ragionevole sul loro effetto quantitativo. Questo ci obbliga ad andare oltre l’analisi finanziaria tradizionale, adottando un approccio più concreto. Per esempio, ogni anno incontriamo tutte le 48 società presenti nel nostro portafoglio Global Equity Impact Opportunities, organizzando attività di engagement con tali aziende e altri potenziali candidati all’investimento su un’ampia gamma di argomenti ESG.

 

I comportamenti sostenibili fanno parte anche della sua vita privata?
Abito a Rotterdam in una casa nuova dotata di pannelli solari. Nel corso di un anno generiamo più elettricità di quella che usiamo e possiamo rivenderne una buona parte durante i mesi estivi. Cerco di non prendere troppi aerei e se possibile evito le tratte molto lunghe. Quando è possibile cerchiamo di combinare diversi incontri di lavoro e invitiamo i clienti e le società in cui investiamo a incontrarci se sono nella zona che stiamo visitando. Attualmente guido un’auto ibrida, ma spero che la prossima sarà interamente elettrica. Vado al lavoro usando i mezzi pubblici e ho una e-bike. Per il resto, come famiglia, cerchiamo di non mangiare troppa carne. Cose normali, in pratica.

 

I singoli individui possono fare la differenza, oppure il cambiamento deve arrivare dall’alto, guidato dai politici e dall’imprenditoria? Che cosa possiamo fare noi in prima persona?
In realtà c’è un’attenzione a ridurre i consumi personali, quantomeno da parte di chi ne è consapevole. Ma sono ancora molti quelli che non fanno niente o si sentono impotenti. Quindi mi rincuora molto vedere gli studenti che protestano per il clima. Forse, quello che le persone non hanno ancora capito è che possono contribuire al cambiamento in altri modi, per esempio in qualità di titolari di una pensione, elettori e proprietari di case. I fondi pensione hanno un grandissimo potere ed enormi risorse, quindi qualsiasi cambiamento nel loro comportamento collettivo potrebbe avere un impatto rilevante. Dobbiamo pensare al nostro ruolo e prenderlo seriamente, perché è necessario fare pressione su molti fronti per giungere al cambiamento.

 

“Principles of Sustainable Finance” rispecchia il contributo personale e il lavoro di Willem Schramade. Le opinioni e i pareri espressi nel libro possono non coincidere con l’approccio di NN Investment Partners alla finanza sostenibile e all’impact investing.

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