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Brent, da sfavorito a campione. L'analisi di WisdomTree

5/8/2020 | Lorenza Roma

Il brent potrebbe essere la rivelazione tra i benchmark petroliferi. Parola di Nitesh Shah


Nelle ultime settimane, quando il greggio ha toccato nuovi valori minimi, molti investitori si sono posizionati al rialzo, ma qual è il benchmark petrolifero che appare più allettante in questa fase? Il WTI ha suscitato maggiore interesse da parte della comunità finanziaria ma crediamo che il brent, benchmark un po’ trascurato, possa dare risultati migliori del WTI", spiega Nitesh Shah, director, research di WisdomTree. "Preferiamo il brent per quattro ragioni: perchè nel mese scorso è parso più solido del WTI nei confronti della volatilità del mercato; perchè il contango del brent è attualmente più basso rispetto al WTI; perchè in generale il brent sovraperforma il WTI, e perchè nella crisi attuale del petrolio il taglio coordinato da parte dei grandi player internazionali può essere indice di una ripresa più sostenibile per il brent che non per il WTI", aggiunge il director.

 

"Ci troviamo in un periodo caratterizzato da un livello di volatilità del petrolio senza precedenti. Finora il brent ha affrontato più brillantemente tale problema. Il brent, scambiato sull’Intercontinental Exchange (ICE), è meno esposto al rischio di subire l’impatto dei prezzi negativi", precisa Shah. "Oggi partiamo da una situazione in cui il contango del brent è inferiore rispetto al WTI, un aspetto potenzialmente in grado di avvantaggiare i nuovi investitori nel brent rispetto ai nuovi investitori nel WTI. In base alla nostra analisi di quattro periodi in cui i prezzi del petrolio sono crollati e poi risaliti, abbiamo notato che nelle fasi di rialzo il brent sovraperforma in generale il WTI", aggiunge il director.

 

"Se è vero che ogni crollo e la successiva ripresa dei prezzi del petrolio hanno le loro cause e i loro sviluppi, c’è un fattore che li accomuna nella fase di ripresa, ossia gli sforzi profusi dai membri dell’OPEC che hanno cercato di riequilibrare i mercati. In genere questi membri usano il brent come parametro di riferimento e, pertanto, spesso il brent reagisce più del WTI agli interventi dell’OPEC", spiega il director. "Pur ritenendo che l’accordo dell’OPEC+ sia insufficiente per restaurare l’equilibrio dei mercati nel breve termine, crediamo che la durata dell’accordo offra speranze in tal senso nel lungo periodo. È incoraggiante che l’Arabia Saudita e la Russia abbiano cominciato a ridurre la produzione prima della data ufficiale di partenza (maggio 2020); si temeva infatti, tra l’altro, che questi tagli avessero inizio molto tardi. Supponendo che l’accordo venga rigorosamente rispettato, potremmo assistere ancora una volta a una sovraperformance del brent rispetto al WTI", conclude Shah.

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