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Regno Unito, continua l'incertezza post Brexit

2/2/2021 | Lorenza Roma

Sebbene l’accordo commerciale faccia chiarezza su alcune aree, restano alcune incertezze sulle implicazioni della Brexit. La view di T. Rowe Price e Capital Group


L’attesa è finita. Quattro anni e mezzo dopo il referendum su Brexit, il Regno Unito è uscito dal mercato unico e dall’unione doganale dell’Unione Europea, voltando le spalle a un accordo politico ed economico che era in vigore dal 1973. Tuttavia, sebbene l’accordo commerciale firmato dalle due parti faccia chiarezza su alcune aree, secondo gli esperti di T. Rowe Price, restano alcune incertezze su quello che Brexit implicherà nella pratica. "Nel breve termine, il Regno Unito potrebbe trovarsi in difficoltà per evitare ingorghi e rallentamenti in corrispondenza dei principali valichi di frontiera, mentre molte aziende sono impreparate all’aumento della burocrazia", ha spiegato l'economista Robert Lind di Capital Group, in merito alle prospettive per l’economia del Regno Unito.

 

"Nel breve termine le prospettive economiche del Regno Unito dipenderanno sia dai costi di aggiustamento, sia dall’evoluzione della pandemia", ha precisato Quentin Fitzsimmons, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV - Global Aggregate Bond Fund, di T. Rowe Price. "Sebbene l’aumento delle scorte, i limitati scambi a causa del Covid-19 e i controlli meno stringenti da parte della UK Border Force mitigheranno la disruption, è probabile che l’impatto sulla produzione diverrà evidente nel primo trimestre di quest’anno. Ciò probabilmente peserà sui rendimenti dei Gilt e sulla sterlina. Tuttavia, il Regno Unito al momento sta vaccinando la popolazione a un ritmo molto maggiore rispetto all’Eurozona. Se Londra potrà iniziare ad allentare le restrizioni 3-4 settimane prima dell’UE, ciò probabilmente rafforzerà la sterlina sul dollaro e porterà a un aumento del rendimento dei Gilt entro la primavera, con gli investitori che guarderanno ad asset più rischiosi", ha aggiunto il gestore.

 

"L’accordo di libero scambio è uno dei più estesi che l’Unione europea abbia mai firmato con un importante partner commerciale. Evita l’imposizione di dazi e di quote per tutte le merci, e mira a limitare il carico di adempimenti normativi in alcuni settori chiave, come l’industria chimica. Tuttavia, il Regno Unito dovrà far fronte a una regolamentazione significativamente più elevata nel complesso. Le merci saranno soggette alla normativa sulla provenienza, che impone di specificare in che misura i fattori produttivi provenienti da un altro paese possono essere incorporati nei prodotti britannici esportati nell’UE. Ciò sarà particolarmente rilevante per il comparto auto e per i prodotti alimentari e le bevande", ha precisato Lind. "L’accordo dovrebbe essere positivo a breve termine per i titoli azionari britannici in sterlina e a esposizione nazionale, esercitando al contempo una pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari. Nel lungo periodo, tuttavia, è probabile che la crescita economica più lenta e un eventuale ribilanciamento peseranno sull’azionario del Regno Unito. Sebbene molte tra le maggiori società per azioni con sede nel Regno Unito siano multinazionali con una limitata esposizione all’economia nazionale, è probabile che le aziende che traggono una quota maggiore delle loro entrate nel Regno Unito, come distributori, banche, costruttori di case e società di pubblica utenza, e quelle con significativi mercati di esportazione nell’UE, saranno maggiormente esposte", ha aggiunto l'economista.

 

"A livello settoriale, l’agricoltura e il settore automobilistico sarebbero stati tra i più vulnerabili in uno scenario di Brexit senza accordo. Circa tre quarti delle importazioni agricole del Regno Unito provengono dall’UE. Di conseguenza, i nuovi dazi avrebbero esercitato un notevole shock sui prezzi dei generi alimentari del Regno Unito, circostanza che il governo voleva scongiurare, considerando le difficoltà economiche già causate dalla pandemia del coronavirus. Anche con un accordo, si prevede che un certo tasso di inflazione colpirà i prezzi dei prodotti alimentari a causa delle certificazioni sanitarie e di altri costi di frontiera che incideranno sulle importazioni di alimenti, nonché sui fattori di produzione agricoli, come i mangimi per gli animali. Ciò potrebbe avvantaggiare i distributori al dettaglio di generi alimentari che vendono a prezzi scontati dal momento che i consumatori sensibili ai prezzi cercheranno di contenere le proprie spese alimentari", ha puntualizzato l'economista che ha aggiunto "nel comparto auto, il Regno Unito è un importante centro di assemblaggio per aziende del calibro di Nissan, Honda e BMW, che vendono veicoli finiti sul mercato europeo. Nel 2019, il Regno Unito ha inviato il 51% delle sue esportazioni di veicoli nell’UE, mentre l’UE ha rappresentato l’81% dei veicoli importati dal Regno Unito. Una Brexit senza accordo avrebbe posto uno stress significativo su queste catene di fornitura, portando potenzialmente alcune aziende a trasferire in UE gli stabilimenti nel Regno Unito. Se, da un lato, l’accordo evita questo scenario, dall’altro, le case automobilistiche dovranno rispettare i requisiti di origine per mantenere l’accesso al mercato dell’UE senza dazi".

 

Gli effetti di più lungo termine della Brexit e delle riforme economiche sul Pil britannico sono incerti. L’impatto delle frizioni commerciali sul Pil UK dipenderà da alcuni fattori importanti, che devono ancora essere risolti, come il nuovo framework per la fornitura di servizi finanziari nell’UE. In modo simile, l’impatto delle riforme sulla crescita della produttività dipenderà fortemente dalla portata e dall’accettazione politica di tali riforme", ha precisato Fitzsimmons. "Il Regno Unito e l’UE continueranno a impegnarsi su questioni che l’accordo ha lasciato irrisolte, nonché su controversie che potrebbero emergere. L’esperienza di altri paesi terzi, come la Norvegia e la Svizzera, suggerisce che le relazioni con l’UE potrebbero rimanere difficili. In effetti, l’accordo istituisce più di 30 nuovi comitati bilaterali per gestire le relazioni tra Regno Unito e UE. I futuri governi britannici continueranno a scontrarsi con la questione attorno alla quale, da decenni, ruotano le relazioni del paese con l’UE: quanta sovranità si è disposti a cedere in cambio dell’accesso al mercato unico europeo? Si tratta di un quesito rimasto irrisolto con l’ultimo accordo. In ogni caso, dobbiamo prepararci a dover fare i conti con un’incertezza intorno alla Brexit e con relazioni difficili tra Regno Unito e UE negli anni a venire", ha concluso Lind.

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