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La bolla green sta per esplodere?

6/1/2021 | Lorenza Roma

Comgest analizza l'eventuale rischio di una bolla speculativa intorno agli asset "green"


L'umanità deve affrontare la sua più grande sfida: limitare il riscaldamento globale. Un aumento delle temperature di 5°C entro il 2100 avrebbe ripercussioni catastrofiche per la vita sulla Terra sul lungo periodo. Il tempo per la decarbonizzazione dell'economia e la lotta al cambiamento climatico sta per scadere. Gli investitori sono giustamente preoccupati e non è quindi sorprendente che i mercati finanziari stiano sperimentando un’infatuazione per i titoli green. Ma a breve termine, il rischio di una bolla speculativa in questi titoli non può essere escluso. Questo è quanto suggerisce l'evoluzione degli indici come l'MSCI World Environment. E' quanto emerge dall'analisi di Wolfgang Fickus, CFA, product specialist di Comgest, sull’eventuale rischio di una bolla speculativa intorno agli asset "green".

 

"I settori green sono naturalmente ben rappresentati - mobilità elettrica, energie rinnovabili e idrogeno, per citarne solo alcuni. Inoltre, la maggior parte delle aziende sono giovani – la stessa Tesla non ha ancora 20 anni - e a volte in una fase iniziale di sviluppo. Questi sono rischi da tenere in considerazione se si vuole che i propri investimenti in borsa contribuiscano alla lotta contro il cambiamento climatico", ha sottolineato l'esperto.

 

E se l'onda verde di oggi fosse simile all'euforia che ha fatto schizzare i titoli tecnologici all’epoca, con l’esito che sappiamo? "L'esperienza insegna che a volte è meglio diffidare dalle mode. Investire nei titoli green di oggi non è necessariamente il modo migliore per contribuire alla decarbonizzazione dell'economia e per avere successo negli investimenti finanziari a lungo termine", ha sottolineato Fickus che ha aggiunto "un approccio bottom-up che consiste nel valutare il rendimento potenziale e la considerazione delle questioni climatiche azienda per azienda sembra preferibile. Consente di evitare di essere sedotti da ciò che è “alla moda" e di identificare i futuri vincitori di una crescita a lungo termine rispettosa dell'ambiente. Questo approccio può anche portare a investire in attori della old economy che, con una lunga storia di innovazione, potrebbero fornire soluzioni per ridurre l'impronta di carbonio delle loro attività. Anche il sostegno alle aziende che riducono l'intensità di carbonio delle industrie inquinanti sembra cruciale per uno sforzo climatico di successo".

 

"Al di là della selezione dei titoli da includere nel portafoglio, le società di gestione patrimoniale possono agire per il clima stabilendo un dialogo costruttivo con le aziende. Pur evitando un atteggiamento moralistico, possono aiutarle a prendere posizione sulle questioni ambientali, in particolare fornendo loro elementi di confronto sulle buone pratiche adottate dalle imprese dello stesso settore", ha precisato l'analista. "I mercati finanziari, gli investitori e gli asset manager possono dare un contributo importante per accelerare il cambiamento nel mondo corporate e combattere il riscaldamento globale a lungo termine. Ma questo è un lavoro di base che richiede pazienza negli investimenti e una visione a lungo termine. Non c'è una soluzione miracolosa, anche se l'esplosione dei titoli green sul mercato azionario vorrebbe farcelo credere", ha concluso Fickus.

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