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SdR, ecco come l’IA aiuta a costruire i portafogli

9/17/2021 | Daniele Riosa

Se ne è parlato nel corso della conferenza di M&G “Intelligenza artificiale, l’alba di una rivoluzione: dall’attività di consulenza alla gestione dei portafogli”


Quali sono gli impatti delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale nel mondo degli investimenti e della consulenza? A questa domanda hanno cercato di rispondere gli ospiti della conferenza di M&G “Intelligenza artificiale, l’alba di una rivoluzione: dall’attività di consulenza alla gestione dei portafogli”

Raffaele Levi, head of business model di Fideuram, illustra i risvolti di tale integrazione nel mondo della consulenza e parla di “democratizzazione dell’IA. Le sue competenze, che un tempo erano appannaggio esclusivo dei professori universitari sono entrate nel territorio degli sviluppatori di software. Per questo, negli ultimi anni, sono nate centinaia di società che nella nostra industria hanno formato l’ecosistema Fintech e ciascuna ha aggiunto il suo ‘mattoncino’ in termini di innovazione. Noi banche o società dell’industria non abbiamo bisogno di sviluppare da zero nuove tecnologie, ma ci serviamo di queste società. Nel nostro mondo, grazie all’intelligenza artificiale, possiamo ribaltare l’approccio che dal modello teorico portava alla pratica. Ignoriamo cioè il modello astratto, abbiamo soltanto tantissimi dati che diamo in pasto a macchine potentissime che cercano correlazioni a noi ignote ed è la macchina stessa che inventa l’algoritmo”.

Ma in che modo, concretamente, l’IA entra nei processi aziendali? “Le società del nostro settore - risponde Levi - fanno due cose tramite l’IA: in primis la sfruttano per rendere più efficienti alcune attività che devono svolgere, ma sempre di più si spingono su attività nuove che non saremmo stati in grado di fare senza. Penso alla cybersecurity, alla lotta alle frodi informatiche e al financial crime, all’analisi del credito, al risk management e agli assistenti virtuali in grado di comprendere il nostro linguaggio e rispondere in modo coerente”.

Per quanto riguarda la consulenza, Levi evidenzia che “è possibile arricchire la valigetta del CF e del gestore con strumenti in grado di aiutarlo nella costruzione del portafoglio del cliente: pensiamo al robo advisor o a strumenti in grado di supportarlo nel financial planning o nel trovare il prodotto migliore per quello specifico cliente”.

Per quanto riguarda Fideuram “abbiamo un modello di servizio incentrato sul CF e sulla relazione col cliente. Mi piace parlare di intelligenza aumentata per sottolineare proprio il rivoluzionario contributo che può dare a favore del consulente finanziario e della sua relazione con il cliente. Già alcuni anni fa abbiamo realizzato un’applicazione che fa da assistente virtuale del CF e per il cliente abbiamo realizzato Alfabeto Fideuram”.

"In questo contesto – sottolinea Levi - mi piace ricordare che l’intelligenza artificiale continua ad aprire frontiere anche in termini di nuovi mestieri e competenze, opportunità che in Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking monitoriamo costantemente. Siamo infatti sempre alla ricerca di nuovi talenti da avviare alla professione e proponiamo una formazione continua ai nostri consulenti, proprio perché la persona rimane al centro di questo processo”.

“Le macchine – conclude il manager di Fideuram - rimarranno sempre prive di intelligenza emotiva e sociale, elemento invece imprescindibile nella relazione di fiducia tra cliente e consulente che rappresenta il valore più grande su cui si basa il nostro modello di business".  

Gautam Samarth, gestore del M&G (Lux) Global Maxima Fund, spiega come l’IA interviene nelle gestione dei portafogli della società: “Abbiamo elaborato un processo in cui l’intelligenza artificiale si abbina a quella umana. Un binomio inscindibile e imprescindibile".

Nella pratica “utilizziamo un database e modelli proprietari di machine learning per aiutarci a individuare i titoli che ci attendiamo avranno performance superiori a quelle dei mercati azionari mondiali. Ma prima che avvenga la negoziazione dei titoli, la squadra dei nostri gestori controlla la fattibilità verificando ogni nome suggerito come possibile posizione da detenere. Questo perché "mentre l’algoritmo può riconoscere degli schemi dallo screening dei dati sui fondamentali, non ha però alcuna conoscenza di eventi esterni che possono causare anomalie nel prezzo. Gli analisti possono evidenziare dei potenziali rischi che non è detto siano presenti nei dati, come quelli ESG. Spetta poi a me in quanto responsabile della gestione del fondo decidere, in ultima istanza, quello che sarà inserito o rimosso dal portafoglio, usando i risultati proposti dal modello di apprendimento automatico e dallo strumento di ottimizzazione”.

"Per questo – conclude Samarth - se da un lato le capacità del machine learning e dei modelli continuano a migliorare, sono però gli uomini che prendono le decisioni finali in modo che tutto vada per il meglio”.

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