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FED, la stretta rallenterà presto. I commenti dei gestori

11/3/2022 | Daniele Riosa

Tutto come previsto. La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse dello 0,75%, attuando così il quarto rialzo consecutivo da 75 punti base e il sesto aumento dall'inizio dell'anno. Vediamo di seguito come gli esperti commentano la decisione presa


Tutto come previsto. La Fed ha alzato i tassi di interesse dello 0,75%, attuando così il quarto rialzo consecutivo da 75 punti base e il sesto aumento dei tassi dall'inizio dell'anno. Vediamo di seguito come i gestori commentano la decisione presa dalla Federal Reserve.

Luke Bartholomew, senior economist di abrdn, sottolinea che "non ci sono state grandi sorprese nella decisione della Fed o nel suo segnale più ampio, con la dichiarazione che lascia aperta la possibilità di rallentare il ritmo della stretta. Il nuovo riferimento agli effetti ritardati della politica monetaria nel comunicato riflette la preoccupazione che l'economia non abbia ancora avvertito appieno l'impatto della significativa stretta che la Fed ha già attuato, con il rischio concreto di un eccessivo irrigidimento e di una recessione dell'economia. Il trucco della Fed consiste nel riconoscere queste preoccupazioni senza dare ai mercati il permesso di allentare la politica fiscale. Continuiamo a pensare che questo gioco di equilibri si rivelerà troppo difficile da gestire per la Fed e che è molto probabile che questo ciclo di inasprimento si concluda con una recessione".

Per Jon Maier, cio di Global X, “la Fed ha ribadito il suo impegno ad aumentare i tassi fino a un livello sufficiente a riportare l'inflazione al 2%; tuttavia, ha lasciato intendere che sta valutando gli effetti cumulati dell’inasprimento della politica monetaria e il ritardo con cui questa si riflette sull'attività economica. La Fed potrebbe decidere di modificare il percorso di rialzi nella riunione di dicembre e prolungarlo oltre il 1° trimestre del 2023; Powell ha infatti dichiarato esplicitamente che l'attesa di una pausa nel ciclo di rialzi della Fed è prematura. Ciò spingerà potenzialmente il tasso terminale oltre il 5%. Il mercato valuta ora la probabilità di un rialzo di 50 punti base a dicembre al 65%, rispetto al 44% precedente".

Mondher Bettaieb-Loriot, head of corporate bonds di Vontobel e Claudia Fontanive Wyss, portfolio manager di Vontobel, rimarcano che "nel corso della riunione di novembre, la Fed ha effettuato l'atteso rialzo di 75 pb. Tuttavia, durante il suo discorso, Jerome Powell ha segnalato un approccio più lento per i mesi a venire, affermando: "Quel momento sta arrivando, e potrebbe arrivare già nella prossima riunione, o in quella successiva". Si tratta di una tendenza che abbiamo anticipato a ottobre, quando alcuni funzionari della Fed hanno espresso il desiderio di rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi verso la fine dell'anno, per vedere come le mosse dei tassi di interesse influiscono sull'economia, dato che gli effetti sono visibili con un certo ritardo. Si prevede che l'aumento dei tassi di interesse rallenti l'attività economica e riduca le assunzioni e gli investimenti, con conseguente riduzione della domanda e dell'inflazione nel tempo".

Anche per Paul O’Connor, head of multi-asset di Janus Henderson, "la decisione del FOMC di effettuare il quarto rialzo consecutivo dei tassi di 75 pb è stata ampiamente in linea con le aspettative del consenso. Il grande dibattito in vista della riunione era se la Fed fosse pronta a segnalare che stava per rallentare la velocità dei rialzi dei tassi d'interesse o anche solo a far intendere che i tassi si stavano avvicinando a un picco. Jay Powell ha suggerito che il ritmo dei rialzi dei tassi sarebbe probabilmente rallentato da qui in avanti, ma comunicandolo all’interno di una narrativa restrittiva. Il Presidente ha osservato che saranno necessari 'continui aumenti' per rendere i tassi di interesse 'sufficientemente restrittivi' e che le aspettative della Fed per i tassi di interesse finali di questo ciclo sono aumentate rispetto al FOMC di settembre".

Salman Ahmed, global head of macro & strategic asset allocation di Fidelity International, guarda al futuro: "Continuiamo a vedere un'elevata probabilità di hard landing nel 2023, man mano che gli effetti del ciclo di inasprimento delle politiche monetarie si riflettono all’interno del sistema. I nostri indicatori segnalano una probabilità di recessione del 55% entro la metà del prossimo anno. La riduzione del ritmo dell’aumento dei tassi di interesse sarà un passo importante per entrare nella 'fase finale' dell'inasprimento, ma per ora la Fed rimane attenta al rischio di un'inflazione elevata in un'economia che è ancora forte quando si tratta di dati concreti”.

Tiffany Wilding, North American economist e Allison Boxer, economist di PIMCO, fanno emergere che "durante la conferenza stampa, il presidente Powell ha anche accennato al fatto che la Fed potrebbe infine raggiungere un tasso terminale più elevato rispetto a quanto previsto a settembre. Nel complesso, la dichiarazione e la conferenza stampa non hanno modificato la nostra opinione secondo cui la Fed si fermerà probabilmente tra il 4,5% e il 5%. Prevediamo separatamente una recessione negli Stati Uniti all'inizio del 2023, che, a nostro avviso, limiterà la propensione della Fed a ulteriori rialzi dei tassi, nonostante un'inflazione ancora elevata. Tuttavia, riteniamo che la Fed non taglierà i tassi fino a quando l'inflazione non inizierà a scendere nel corso dell'anno".

Per Di Bill Papadakis, macro strategist di Lombard Odier, "il ritmo potrebbe rallentare già il mese prossimo, anche prima che l'inflazione mostri ulteriori segnali di calo. Prevediamo quindi un rialzo dei tassi di 50 punti base a dicembre, seguito da rialzi di 25 punti base a febbraio e marzo, e non possiamo escludere un ulteriore inasprimento fino a maggio. Un aspetto positivo è che un inasprimento più lento lascia alla Fed il tempo necessario per valutare gli effetti dell'aumento dei costi di finanziamento sull'economia reale, riducendo così il rischio di un grave errore politico".

Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, rileva che "nella sessione di domande e risposte Powell ha aggiunto che la recente forza dei dati sull’inflazione e sull'occupazione lo hanno portato a questa conclusione. Ciò apre la porta a un rialzo dei tassi più contenuto a dicembre, diciamo di 50 punti base, ma il tono della conferenza stampa implica che saranno necessari dati più morbidi sull'inflazione e sul mercato del lavoro. Ci saranno due stampe di ciascuna di queste variabili prima della prossima decisione della Fed del 14 dicembre. Sembra che la Fed abbia disinserito il pilota automatico, ma non è ancora convinta di essere arrivata a destinazione".

Bill Papadakis, macro strategist di Lombard Odier, spiega che "l'ultima riunione della Federal Reserve ha portato alla luce che la banca centrale statunitense è pronta a rallentare il ritmo della stretta monetaria. Il rallentamento della stretta monetaria non significa che i tassi di interesse raggiungeranno un picco più basso. Al contrario, anche se è probabile che il ritmo della stretta monetaria si allenti, ci aspettiamo che il tasso terminale raggiunga il 5%, invece del 4,75% precedente. Il ritmo potrebbe rallentare già il mese prossimo, anche prima che l'inflazione mostri ulteriori segnali di calo. Prevediamo quindi un rialzo dei tassi di 50 punti base a dicembre, seguito da rialzi di 25 punti base a febbraio e marzo, e non possiamo escludere un ulteriore inasprimento fino a maggio. Un aspetto positivo è che un inasprimento più lento lascia alla Fed il tempo necessario per valutare gli effetti dell'aumento dei costi di finanziamento sull'economia reale, riducendo così il rischio di un grave errore politico".

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