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Banche: torna alla ribalta il risiko tra le Popolari

2/18/2015

Castagna (Bpm): "Puntiamo a costituire un terzo o quarto polo accanto a Intesa e UniCredit". Bpm rimane il sogno segreto di Saviotti (Banco Popolare)


Piace l’ipotesi di fusione tra le grandi Popolari spinta dal decreto che introduce l’obbligo per gli istituti popolari con un attivo superiore a 8 miliardi di euro di trasformarsi in società per azioni, anche se la strada appare più che mai in salita. I tre principali istituti, Bpm, UBI e Banco Popolare, restano in attesa che il decreto vada in porto prima di scoprire le carte. Giuseppe Castagna, l’ex manager di Intesa Sanpaolo ora alla guida di Bpm, apre al progetto per la creazione di un terzo e quarto polo, accanto alle due principali banche del paese (Intesa e UniCredit): “L’interesse di Bpm, se il decreto sarà convertito e si creeranno le opportunità, è di costituire un polo aggregante insieme a tutti quelli che sposano questo progetto di creare un terzo, quarto polo importante in Italia". Castagna ha concluso sottolineando che in ogni caso nulla si muoverà prima della conversione del decreto.


ECCO LE BANCHE POPOLARI INTERESSATE DAL DECRETO

Gli fa eco il numero uno della Banco Popolare Pier Francesco Saviotti (nella foto). Il consigliere delegato della banca veronese ha detto che sul mercato esistono “una serie di banche che possono essere sinergiche con noi”, ma non ha voluto fare nomi specifici, anche se più volte in passato il banchiere aveva espresso più volte la propria preferenza per un matrimonio con la Bpm, definita scherzosamente da Saviotti "il mio sogno", cioè l'ipotesi ideale di fusione per il Banco Popolare.

Nega ogni interesse per l’acquisizione di Bpm, l’a.d. di UniCredit, Federico Ghizzoni, aggiungendo di non aver mai discusso questa ipotesi, ventilata sulla stampa, per evitare che la Popolare milanese finisse in mani straniere. "La riforma va fatta però il Governo sbaglia nel metodo e nel merito. Non mi risulta che il decreto sia frutto di un disegno strategico e del lavoro tecnico necessario”, ha chiosato il presidente della Fondazione Generali, Cesare Geronzi, in un'intervista su Panorama.

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