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Salva-Banche: azzerati i risparmi di 4.000 dipendenti

12/9/2015

Sileoni (Fabi): "Oltre il 70% dei dipendenti di Banca Marche, Banca Etruria e CariFerrara avevano investito in azioni o in obbligazioni delle banche stesse"


Tra i 130.000 piccoli azionisti e 20.000 obbligazionisti subordinati che hanno visto azzerare il capitale investito in azioni e obbligazioni subordinate di Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti ci sono anche i dipendenti stessi dei quattro istituti di credito regionali. Secondo la Fabi, il sindacato dei bancari, oltre il 70% dei dipendenti di Banca Marche, Banca Etruria e CariFerrara avevano investito i loro risparmi in azioni o in obbligazioni delle banche stesse.

“Questo la dice lunga rispetto alle accuse, assolutamente infondate, che da alcuni ambienti sono state indirizzate ai lavoratori dei quattro istituti" ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni (nella foto). "Nello specifico - aggiunge - nel gruppo Banca Marche i lavoratori in possesso di azioni od obbligazioni subordinate sono 2.210 su 2.800 dipendenti totali, in Carife sono oltre 500 su un totale di mille addetti, in Banca Etruria su 1.700 dipendenti, 1.200 sono titolari di azioni, mentre 100 hanno in portafoglio obbligazioni subordinate in proprio e circa 400 nel nucleo familiare per un controvalore di 3,8 milioni".

Nel gruppo Banca Marche e Carife azioni e obbligazioni subordinate sono in diversi casi possedute anche dalle famiglie dei lavoratori". Solo in CariChieti, nota il leader Fabi, si va in controtendenza: su 700 dipendenti circa 25 hanno sottoscritto obbligazioni subordinate dell'istituto. Intanto, il direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, ha ricordato che con il precedente quadro normativo, e cioè prima che fossero recepite le direttive europee, nel caso fosse avviata una liquidazione coatta amministrativa di una banca, gli unici tutelati sarebbero stati i depositanti fino a 100.000 euro.

Sarebbe andata diversamente, se si fosse scelto di intervenire con il Fondo di garnazia dei depositi. Un intervento che non è stato possibile utilizzare per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Europea, che ha considerato questa strada come un aiuto di Stato, assimilandolo all’utilizzo di risorse pubbliche. "Se fosse intervenuto il Fondo di garanzia dei depositi noi non avremmo avuto gli effetti che adesso vediamo sui portatori di obbligazioni subordinate e sugli azionisti perché il Fondo si sarebbe fatto carico, con un apporto dell'ordine di due miliardi, dell'intero intervento" ha puntualizzato il capo della Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, in un'audizione in commissione Finanze della Camera.

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