Salta la quotazione della Banca Popolare di Vicenza. L'istituto vicentino non è riuscito a raggiungere il livello minimo di flottante necessario per l'ammissione agli scambi (25%), dopo il fallimento dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro sottoscritto appena per il 7,6%. Borsa Italiana, pertanto, ieri non ha disposto l’avvio delle negoziazioni delle azioni e ha quindi dichiarato decaduto il provvedimento di ammissione a quotazione delle azioni della banca del 20 aprile 2016. I titoli erano stati prenotati da Mediobanca (5%), da altri 9 investitori istituzionali (0,1%) e dagli investitori retail (3%): tutti non riceveranno le azioni.

La banca, comunque, è salva grazie all’intervento del fondo Atlante, costituito per evitare di far scattare la procedura di risoluzione - vi partecipano le principali banche italiane (Unicredit, Intesa Sanpaolo e UBI) - che ha versato 1,5 miliari di euro necessari per far rientrare l’istituto vicentino nei minimi patrimoniali richiesti dalla Bce (la banca è passata sotto la sorveglianza di Francoforte).

Il nuovo padrone della Popolare di Vicenza, un maxi fondo gestito da Quaestio Capital Management SGR, deterrà una partecipazione nel capitale pari al 99,33% acquistato al prezzo di offerta di 0,10 euro (nel 2014 il titolo valeva 62,3 euro) per un controvalore di 1,5 miliardi di euro, "in virtù dell’accordo di sottoscrizione (underwriting) con UniCredit, nonché dell’accordo di sub-underwriting sottoscritto in data 20 aprile 2016 tra UniCredit e Quaestio Capital Management SGR".