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Banche ponte: Ue conferma proroga, ma non dice la data

10/7/2016

Bruxelles: "Per proteggere l'efficacia del processo di vendita, la data resta confidenziale”. Allo studio l'ipotesi di un intervento congiunto fondo Atlante - Apollo qualora saltasse l'acquisizione da parte di UBI


È arrivata soltanto oggi la conferma da parte della Commissione Ue dell’autorizzazione all'estensione del processo di vendita delle quattro banche ponte finite in risoluzione negli ultimi mesi dello scorso anno. Ne ha dato notizia oggi lo stesso esecutivo europeo. Come già indicato dal portavoce dell'Antitrust europeo, Bruxelles non ha indicato alcuna data limite entro la quale il processo di vendita dovrà essere concluso. La scadenza insomma c’è, ma la Commissione non la rivela: "Per proteggere l'efficacia del processo di vendita, resta confidenziale” spiega la nota.

La vendita di Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria, Nuova Carife e Nuova Carichieti, prosegue la Commissione, "ha lo scopo di massimizzare il valore delle quattro banche ponte minimizzando di conseguenza i costi per i contribuenti e assicurando che non sarà necessario un nuovo aiuto di Stato". Le quattro banche ponte sono state create nel novembre 2015, quando la Banca d'Italia mise sotto risoluzione Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti. 

Intanto il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, ha detto che è attualmente in corso “la ricerca di acquirenti mediante trattative bilaterali e parallele. Il novero dei soggetti coinvolti nella procedura di dismissione è stato allargato agli investitori che hanno manifestato interesse a partecipare" (fondi di private equity, ndr) e "in tale ambito anche UBI Banca è stata invitata a visionare il dossier al fine di formulare eventuali offerte qualora interessata". Secondo il Sole 24 ore, un’ipotesi di lavoro allo studio anche a livello istituzionale, qualora saltasse l'acquisizione da parte di UBI Banca, prevede un intervento coordinato del fondo Atlante, che potrebbe acquistare la parte più roschiosa dei 3,4 miliardi di euro di crediti deteriorati accumulati in questi mesi dai quattro istituti, in tandem con il private equity Apollo, che entrerebbe invece sul capitale delle quattro banche. Sullo sfondo, infine, rimane sempre lo scenario di un possibile spezzatino.

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