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Federpromm contro il "lavoro misto" dei consulenti Intesa Sanpaolo

2/6/2017

Dopo la firma dell’accordo tra la banca e i sindacati il segretario Manlio Marucci (Federpromm) esprime una riflessone critica sulla effettiva efficacia delle soluzioni adottate


Ciò che fino a poco tempo fa rappresentava per gli addetti ai lavori un fatto eccezionale scardinare gli equilibri strutturalmente e storicamente consolidati nei rapporti negoziali tra datori di lavoro e sindacati, soprattutto nel settore privilegiato del credito, con la firma di un protocollo sullo sviluppo sostenibile tra la maggiore banca italiana, Intesa Sanpaolo e sindacati, si introducono "una serie di distorsioni che possono pregiudicare la funzionalità e la fisiologia dei rapporti sociali ed organizzativi all’interno del settore, per la categoria dei consulenti finanziari, sia a livello di rappresentanza che di tutele sul piano professionale, contrattuale e previdenziale". È quanto afferma Manlio Marucci (nella foto), segretario generale della Federpromm (Uil-TuCS), secondo cui l'accordo "pur di trovare soluzioni adeguate alla crisi occupazionale derivante dalla lunga stagnazione e crescita economica in cui versa il sistema bancario italiano, avvalorata dai pesanti dati negativi della stabilità dei bilanci, presenta limiti oggettivi e criticità nella sua applicazione concreta, dovendo fare i conti con modelli contrattuali diversi e in contrasto con la normativa di riferimento".

INTESA SANPAOLO RIVOLUZIONA LA REMUNERAZIONE DEI CONSULENTI FINANZIARI

"L’idea di una 'nuova formula di gestione della crisi' in realtà – sottolinea Marucci - è una toppa alla struttura dei modelli organizzativi legati agli assetti commerciali del sistema che non producono più redditività e rischiano di esplodere se il permanere della crisi sistemica non trova soluzioni idonee al rilancio dell’intera economia italiana. Coniugare per l’offerta fuori sede una nuova forma contrattuale quale il part time al contratto di lavoro autonomo per giustificare il concambio tra nuovi ingressi e fuoriuscite del personale non fa altro che generare confusione alla figura professionale del consulente finanziario nell’assolvere le sue funzioni operative nei processo organizzativo interno: funzioni legate alla qualifica ricoperta e all’inquadramento contrattuale, mentre restano ancora nell’ombra le funzioni e ruolo sociale che dovrebbe ricoprire come agente con mandato a partita Iva".

"Tra l’altro – evidenzia il segretario della Federpromm – si pone anche un problema sulla doppia previdenza obbligatoria in capo a tale figura, Inps, gestione separata ed Enasarco, che dovrà essere affrontato in modo chiaro e trasparente sia per le coperture che per le aliquote imposte. Altri problemi che sicuramente emergeranno proprio per la struttura stessa di due modelli contrattuali non conciliabili". Marucci nel suo intervento, infine, non risparmia critiche ai colleghi rappresentati dei lavoratori. 

La conseguenza negativa più grave, per il segretario della Federpromm, è proprio per il sindacato che, "invece di affrontare organicamente le dinamiche odierne del rapporto capitale-lavoro in un processo estremamente caotico e senza strategia, trova la scorciatoia del gorgheggio culturale giustificando come rivoluzionaria una soluzione empirica a doppio binario, quale appunto metà dipendente e metà parasubordinato, senza porsi il problema vero delle forme della rappresentanza e della emarginazione sociale in cui si manifestano le condizioni oggettive poste dalla società moderna nei processi di sviluppo economico".

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