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Risparmio: l’investimento ideale non esiste più

10/30/2017

La preferenza per la liquidità è sempre elevata e riguarda più di 2 italiani su 3. Ecco i risultati dell'indagine Acri - Ipsos


Gli italiani sono abbastanza soddisfatti di come gestiscono i propri risparmi, anche se pochi si ritengono in grado di individuare l’investimento adatto alle proprie esigenze. È quanto emerge dall’ultima indagine Acri e Ipsos sul risparmio e gli italiani, presentata come di consueto in occasione della 93esima Giornata Mondiale del Risparmio. Secondo l’indagine il 54% degli italiani si sono detti abbastanza soddisfatti della gestione del proprio patrimonio finanziario, mentre il 36% ha ammesso di non aver individuato la forma di investimento più idonea a seconda dei propri obiettivi e del proprio profilo di rischio.

"Questo - spiegano gli esperti di Acri - Ipsos - è dovuto alla ridotta cultura finanziaria e alla bassa fiducia in leggi e regolamenti che tutelano il risparmio: il 66% ritiene che gli strumenti di tutela siano inefficaci, dato preoccupante, anche se in miglioramento rispetto al 74% del 2016. Molti italiani hanno comunque compreso che devono informarsi sempre di più per essere attori delle proprie decisioni finanziarie". Quando alla forma di investimenti, la preferenza per la liquidità è sempre elevata e riguarda più di 2 italiani su 3. "Chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi: sembra che l’investimento ideale non esista più" sottolineano gli esperti. In particolare, stando all'indagine gli italiani si dividono in 3 gruppi quasi omogenei: il 33% ritiene che l'investimento ideale proprio non ci sia (maggioranza relativa, +1 punto rispetto al 2016 e +6 punti percentuali rispetto al 2015), il 31% lo indica negli immobili (+1 punto sul 2016), il 29% indica gli investimenti finanziari reputati più sicuri.

Ultimi, con il 7%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi. Il risparmiatore italiano rimane attento alla (bassa) rischiosità del tipo di investimento, ma in misura minore rispetto agli anni scorsi: dal 44% del 2016 al 39% oggi. Nell'era del bail in, invece, cresce la rilevanza della solidità del proponente (dal 24% al 30%). Stabile, invece, è l’attenzione ad attività che aiutino lo sviluppo dell’Italia, come i PIR: 17% quest'anno rispetto al 18% nel 2016.

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