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Borse globali sostenute dai buoni dati macroeconomici

8/7/2020 | Redazione Private

Secondo gli analisti di Banca del Piemonte “stanno contribuendo positivamente le voci di un piano per rivedere gli accordi commerciali USA-Cina”


Il report settimanale dei mercati proposto dal wealth management di Banca del Piemonte si concentra su alcuni punti focali: tassi d’interesse, attese di inflazione, oro, record azionari, earning season, esplosione a Beirut, minimi per la Lira Turca e naturalmente un sull’evoluzione della pandemia da Covid-19. Vediamoli punto per punto.

Tassi, attese di inflazione, oro e record azionari

Le borse globali sono sostenute in questa fase da buoni dati macroeconomici (l'attività manifatturiera in Cina e nella zona euro è cresciuta oltre le attese ad esempio), dalle operazioni di M&A e dalle aspettative sui negoziati per l'approvazione di un nuovo piano di stimolo fiscale negli USA (anche se di recente le posizioni sono sembrate assai distanti). Inoltre, stanno contribuendo positivamente le voci di un piano per rivedere gli accordi commerciali USA-Cina: il prossimo 15 agosto rappresentanti di Washington e Pechino dovrebbero incontrarsi per fare il punto. Voci che però sono disturbate da nuove tensioni alimentate dagli USA nella guerra per la supremazia tecnologica: il Segretario di Stato Pompeo ha esortato le aziende USA a rimuovere le "inaffidabili" app cinesi dai propri store, a evitare l'uso di servizi cloud provenienti dalle cinesi Tencent, AliBaba e Baidù, e a rendere inutilizzabili le proprie app negli smartphone Huawei.

Buone notizie sul fronte macro: gli indici ISM americani sono risultati in crescita e superiori alle attese, mentre nella zona Euro molto positivi gli ordini all’industria tedeschi e la produzione industriale italiana. Del clima positivo in Europa (seppur con un paio di mesi di ritardo) pare aver beneficiato principalmente l’euro, mentre la connessa perdita di competitività ha finito col penalizzare l’azionario. In contrasto con questa fase di propensione al rischio resta il fatto che i rendimenti obbligazionari globali abbiano registrato in generale nuovi minimi di periodo (per il Treasury si tratta di minimi assoluti), e che un bene rifugio come l'oro abbia chiuso luglio ai massimi storici stabilmente oltre i 2.000 dollari per oncia.

Gli stimoli fiscali spingono le attese di inflazione ed assistiamo a rialzi dei breakeven di USA ed euro. Gli acquisti delle BC tengono compressi i rendimenti dei bond, facendo scendere marcatamente i tassi reali (tasso reale USA a -1.1%, minimo assoluto). La forte correlazione inversa tra questi ultimi e il prezzo dell’oro risulta ancor più accentuata in queste ultime settimane. Queste considerazioni si riflettono sul comportamento dell’oro che innanzitutto è la conseguenza degli effetti della politica monetaria e fiscale e della repressione finanziaria in atto: tassi reali negativi e nominali quasi a zero vanno a vantaggio dell’oro che cedole invece non ne paga. Infine, gli investitori guardano all’oro sempre più come ad una divisa: a differenza però delle altre, che possono essere “stampate” ed offerte in quantità illimitata (e quindi svalutarsi), l’oro ha il sostegno di un’offerta limitata e rigida (quantità estraibile). La domanda adesso è quanto spazio abbiano ancora le aspettative di inflazione nel breve dopo la corsa delle ultime settimane (discesa dei tassi reali), prima che la volatilità sui tassi nominali aumenti bruscamente, disturbando questo circolo virtuoso. Questo movimento è stato molto aggressivo, poco sostenibile con questi ritmi e creando condizioni tattiche non favorevoli ai linkers in questa fase. I rendimenti e gli spread periferici hanno visto cali marcati come conseguenza di questo ritrovato appetito per il rischio.

Earning season e aggiornamento epidemia

Riguardo l'earning season a Wall Street, al momento le aziende stanno agevolmente battendo le stime che in precedenza erano state “guidate” al ribasso dalle società stesse. Con l’85% delle aziende che ha riportato, Bloomberg segnala un 84% che ha battuto le stime di EPS, in media del 22%, e un 64% che ha battuto quelle di fatturato, di un 1.7% medio. Proiettando questi livelli di sorpresa rispetto alle stime, il calo degli utili si rivelerà assai più basso del 40% preventivato (addirittura siamo a -10% circa). Negli Stati Uniti preoccupa la proliferazione del coronavirus, in crescita in tutto il Paese, con luglio che si è rivelato il peggiore mese da quando la pandemia è iniziata: nel paese si sono verificati 1,86 milioni di nuovi casi, che rappresentano il 41% rispetto al totale dei 4,6 milioni di malati. Negli ultimi dieci giorni il numero dei morti (per un totale di oltre 155.000) è stato sempre sopra le mille vittime. Ma molti scienziati avvertono che l’incremento potrebbe farsi ancora più grave, con ricadute sanitarie ed economiche catastrofiche su Washington. Tuttavia, anche in Europa i dati hanno preso a salire con decisione, sia pure da livelli bassi, a causa dei focolai in Spagna e, in minor misura, in Francia: in Germania e Italia la situazione resta sotto controllo ma comunque, in particolare nella prima, continua a deteriorarsi lentamente. Segnali di stabilizzazione per i focolai in Giappone, Australia, Israele, mentre negli emergenti solo l'India non da particolari segnali di rallentamento. Brasile e Messico sono in rallentamento.

Esplosione a Beirut, minimi per la Lira Turca

Due esplosioni di enorme impatto hanno devastato l'area portuale di Beirut, capitale del Libano. A provocare le esplosioni è stato un incendio in un deposito nel porto di Beirut dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. Pesantissimo il bilancio anche in termini di vite umane. L’esplosione è avvenuta alla vigilia dell'attesissima sentenza sull'omicidio nel 2005 dell'ex premier Rafik Hariri: nonostante questa coincidenza pare che si possa escludere una matrice terroristica. Il petrolio però ha reagito agli avvenimenti portandosi ai massimi delle ultime due settimane (WTI sopra i 42 dollari al barile) spinto dalla paura per una possibile instabilità della regione.

Restando nell’ambito della regione, si segnala la particolare debolezza della lira turca che ha fatto segnare in settimana nuovi minimi storici rispetto al dollaro: a spingerla verso il basso i timori sulle consistenze di riserve di valuta estera della banca centrale dopo che la stessa è intervenuta massicciamente nei mesi scorsi sui mercati valutari per difendere la lira con vendite di dollari (prosciugando ulteriormente le riserve). Tutto ciò è avvenuto perché la politica monetaria, spinta da Erdogan, ha perseguito un’ulteriore riduzione dei tassi di interesse (oltre 15% di tagli cumulati in un anno) anziché una stretta, necessaria per contenere la corsa dell’inflazione. Con l’inflazione oltre l’11% la lira presenta quindi tassi reali a breve “negativi” che sono tossici per la valuta. A ciò si aggiunge il fatto che l’epidemia di Covid-19 ha completamente bloccato l’industria del turismo facendo crollare il saldo delle partite correnti. Il trend quindi sembra proseguire a meno di un cambio di rotta della banca centrale.

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