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Criptovalute, Mossa sottolinea l’importanza dei wallet

12/12/2022 | Daniele Riosa

Per l'a.d e d.g. di Banca Generali “sono l’unico strumento che permette la reale detenzione delle proprie cripovalute e il loro ruolo sarà sempre più centrale con l’evoluzione del mondo delle ‘digital currencies’”.


“Digital Currency e Sicurezza: la protezione dai Wallet”. Questo è il titolo dell’ultimo post di Gian Maria Mossa pubblicato sul suo profilo LinkedIn. L’amministratore delegato e dierettore generale di Banca Generali, scrive che “nelle ultime settimane è cresciuto l’allarme intorno al mercato delle criptovalute a seguito dei crack di Ftx prima e di BlockFi, cui si aggiungono le speculazioni sulla piattaforma Genesis. Pochi mesi prima, lo scorso maggio, era stata la volta del fallimento del sistema di token terra-luna che ha vaporizzato 40 miliardi di dollari di valore. Il nobel Krugman dalle colonne del NYT ha parlato di rischio di ‘inverno perenne’ per i progetti di blockchain che vengono perlopiù collegati al mondo delle cripto, prevedendo un futuro difficile per l’esplosione di questa tecnologia. D’altronde alcuni segnali di irrazionalità di questa industry era difficile non osservarli, con rendimenti totalmente fuori mercato anche solo per ‘prestare’ le proprie cripto”.

“Eppure - rileva Mossa - la blockchain sta portando indubbi vantaggi in diverse applicazioni industriali. Il dibattito sugli aspetti regolamentari e di sviluppo della tecnologia è quanto mai aperto ed anche le banche centrali sono ormai tutte impegnate in prima linea nello studio e test di monete digitali da affiancare a quelle regolarmente in circolazione. In questo scenario credo possa essere utile sviluppare qualche riflessione sui rischi che vengono associati al concept dello scambio delle monete digitali e agli strumenti che aprono ad un’evoluzione in sicurezza del settore. I più esperti mi scuseranno per alcune semplificazioni/inesattezze ma credo che il senso di quanto scritto aiuti ad orientare i meno addetti ai lavori in questo mondo molto complesso ma ricco di stimoli”.

Capitolo Exchange: “Innanzitutto, una prima considerazione riguarda la scena del mercato crypto degli ultimi anni che è stata dominata in toto dagli exchange. Questi grandi player sono riusciti, grazie all'euforia del mercato, all’inesperienza del pubblico e alla mancanza di regolamentazione, a raccogliere ingenti capitali da parte di investitori e clienti. E in molti casi non li hanno gestiti in maniera appropriata. Il modello dell’exchange è pericoloso per definizione, in quanto concentra in un unico player le funzioni di emissione e quotazione di token, di gestione del mercato e di custodia dei fondi, creando realtà molto soggette a rischi operativi e di frode oltre ad avere un intrinseco conflitto di interessi con i clienti. E’ importante ricordare che i clienti che lasciano i propri fondi sugli exchange non ne hanno il reale possesso in quanto, non avendo le proprie chiavi private, posseggono solo un credito verso lo stesso. Quest’ultimo, tra l’altro, potrebbe non avere nemmeno in portafoglio tutte le cripto che ha venduto ai clienti correndo un chiaro rischio di insolvenza”.

In aggiunta, “molti exchange hanno lanciato sul mercato i token proprietari che, spinte dell’euforia del mercato e da politiche di marketing aggressive, hanno raggiunto valori molto elevati senza avere un valore sottostante. Spesso, come nel caso di FTT, il token di FTX, sono stati creati come “utility token” che danno esclusivamente diritto ad uno sconto sulle commissioni dell’exchange. Questo ha permesso alle piattaforme di raccogliere capitali significativi, che nella maggior parte dei casi sono stati utilizzati per operazioni speculative o per finanziare operazioni di marketing ad alto profilo. FTX li ha addirittura accettati a garanzia di operazioni di prestito delle criptovalute di proprietà dei clienti E’ facile capire come questa situazione renda ‘fragile’ il sistema degli exchange esponendoli al rischio di insolvenza, soprattutto in un momento di mercato difficile come questo”.

I wallet. “Qual è la soluzione a questo problema? Avere nelle proprie mani la custodia dei propri fondi. Ecco quindi che i wallet, strumenti un po’ sottovalutati negli scorsi anni soprattutto dai clienti meno esperti, diventano sempre più importanti. Il wallet infatti, è l’unico strumento che permette la reale detenzione delle proprie cripovalute, per i seguenti motivi: le transazioni dei wallet sono scritte in blockchain, quindi sono immutabili e sempre tracciabili; il wallet è personale, per cui ogni utente ha il proprio e solo da lui può essere utilizzato; l’utente possiede la chiave privata che permette appunto di movimentare questi fondi, garantendone l’esclusiva proprietà. Quindi, l’unico modo per operare con le criptovalute assicurandosi un’adeguata custodia per i propri fondi è utilizzare un wallet. Anche la gestione di un wallet può però talvolta risultare insidiosa: in caso di perdita della chiave privata, infatti, i fondi sarebbero irrecuperabili”.

Passando agli scenari futuri, “il ruolo dei wallet sarà sempre più centrale con l’evoluzione del mondo delle ‘digital currencies’. Se oggi sono le criptovalute a fare il mercato, negli scenari futuri prospettati dalla Banca d’Italia saranno prima le stable coin (central bank digital currencies o valute digitali emesse da operatori bancari) a giocare un ruolo principale e poi nel medio termine i digital assets (l’insieme di valute digitali e token). Queste forme di valori digitali saranno l’evoluzione dei sistemi di pagamento e dei prodotti finanziari e per essere utilizzati avranno bisogno di adeguata custodia e quindi della tecnologia dei wallet. Vista l’importanza della tematica, diventa a questo punto essenziale avere in Italia - o almeno in Europa - la tecnologia che serve per gestire queste monete. Quando questi strumenti monetari saranno utilizzati, il controllo di questa tecnologia sarà di rilevanza geopolitica. Facciamo un esempio concreto: attualmente la maggior parte delle carte di credito a livello mondiale fa parte dei circuiti visa o mastercard, entrambi di origine americana. Questo ha fatto sì che allo scoppio del conflitto con l’Ucraina, ai cittadini russi sia stato impedito di utilizzare le proprie carte di pagamento. Questo non sarebbe sicuramente avvenuto con un provider locale. Ancora una volta, questo evidenzia come tecnologie affidabili, sviluppate in ambito europeo, siano fondamentali per l’evoluzione della moneta digitale e per il suo ruolo ‘critico’ d’importanza geopolitica”.

Le scelte di Banca Generali: “La Blockchain è probabilmente la rivoluzione tecnologica più impattante nel mondo della finanza perché mira a spostare il concetto di valore (monetario ed economico) su protocolli trasparenti e decentrati, permettendo di essere più efficienti ed allo stesso tempo potendo estendere le funzionalità su singole operazioni transazionali o di scambio di valore. Data la portata dell’innovazione, come Banca abbiamo deciso di investire nella conoscenza di questa affascinante tecnologia puntando al cuore della questione: come fare ad offrire un servizio di accessibilità e di wallet sul mondo dei digital assets? La risposta l’abbiamo trovata in una start up italiana, Conio Inc., che ha nei suoi obiettivi quello di assicurare la reale detenzione dei propri Bitcoin oggi e dei propri digital assets in futuro, permettendo di recuperare i propri fondi anche in caso di smarrimento della chiave privata. Peraltro, il sistema di custodia protegge i fondi dei clienti anche in caso di fallimento di Conio stessa”.

“Al momento della nostra entrata in Conio - conclude l’a.d. di Banca Generali - avevamo una duplice visione del tema cripto/digital assets: sicuramente, almeno nel breve, un mercato da “ripulire” e da “normalizzare” e dunque da non valorizzare con i clienti, nel medio, un’opzione importante nella creazione di valore nel ritagliarci un ruolo nel mondo dei digital assets”.

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