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Mps chiude il 2016 con un rosso di oltre 3 miliardi di euro

2/10/2017

I ricavi calano a 4,2 miliardi di euro (-18,4%). Giù la raccolta diretta e indiretta. Tiene solo il risparmio gestito (+3%)


Come previsto il Monte dei Paschi di Siena chiude il 2016 con un rosso di 3,38 miliardi di euro, che include 2,59 miliardi di rettifiche sui crediti per l'aggiornamento delle valutazioni sui deteriorati, rispetto all'utile di 388 milioni di euro nel 2015 grazie all'effetto della contabilizzazione dell'operazione Alexandria. Il risultato operativo lordo è di 1,63 miliardi rispetto ai 2,58 miliardi del 2015. Nel quarto trimestre il risultato operativo è stato positivo per 147 milioni.

I ricavi nel 2016 calano a doppia cifra a 4,2 miliardi di euro (-18,4%) dai 5,2 miliardi del 2015. In dettaglio, il margine di interesse nel 2016 si attesta a 2 miliardi di euro, in calo (-10,5%) dai 2,25 miliardi del 2015, mentre le commissioni nette crescono del 1,6% a 1,84 miliardi da 1,8 miliardi dell’anno precedente.

Passando ai dati patrimoniali, la raccolta diretta cala del 12,3% a 104 ,5 miliardi di euro dai 119,2 miliardi nel 2015. Più contenuta la contrazione della raccolta indiretta (-7,6%) che nel 2016 si attesta a 98,1 miliardi dai 106,1 miliardi del 2015, grazie al risparmio gestito che aumenta a 57,2 miliardi (+3%). Il patrimonio netto del gruppo cala del 34,5% da 9,6 miliardi a fine 2015 a 6,3 miliardi al 31 dicembre 2016. Il numero dei dipendenti è calato di 165 unità in un anno a 25.566. Nello stesso periodo sono state chiuse 101 filiali: oggi Mps conta 2.032 sportelli. 

Il Monte dei Paschi, si legge in una nota ai risultati, alla fine dello scorso anno ha registrato uno stock di crediti deteriorati netti in calo di circa 4 miliardi rispetto a dicembre 2015 e di 2,2 miliardi rispetto a settembre 2016 per effetto di maggiori accantonamenti a seguito degli aggiornamenti delle metodologie e parametri valutativi delle policy del credito. La copertura delle inadempienze probabili è stata aumentata al 40,3% (29,2% al 31 dicembre 2015), e quella dei crediti in sofferenza al 64,8% (63,4% al 31 dicembre 2015).

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