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PIR: fino a 88 miliardi di raccolta in tre anni

5/16/2018 | Davide Mosca

La forbice calcolata da Prometeia per gli afflussi sui nuovi strumenti parte da 34 miliardi nel primo triennio e cresce esponenzialmente. Delle opportunità e delle sfide connesse si è discusso in un evento promosso dallo Studio Lexjus Sinacta.


La forbice calcolata da Prometeia per gli afflussi sui Piani Individuali di Risparmio nel primo triennio parte da 34 miliardi e cresce esponenzialmente, fino ad arrivare a ben 88 miliardi. Nella più rosea delle previsioni significherebbe dunque una raccolta di 77 miliardi tra 2018 e 2019, essendosi lo scorso anno chiuso con un dato positivo per poco inferiore agli 11 miliardi. Delle opportunità e delle molte sfide connesse si è discusso in un evento promosso dallo Studio Lexjus Sinacta dal titolo "PIR: capitali alternativi alla ricerca delle PMI" che ha riunito rappresentanti di tutte le parti coinvolte in un processo che, seppur avviato in maniera più che positiva, presenta ancora molti nodi da sciogliere dal punto di vista tanto normativo quanto di sistema economico.

 

 

Il quadro di riferimento è stato fornito dalla ricerca Prometeia, presentata da Lea Zicchino, partner della società, che ha indagato lo sviluppo di prodotti di investimento simili presenti in particolare in Francia, Inghiletrra e Canada, combinando tale analisi con le prospettive dei dati macroeconomici italiani propiettati nel prossimo bienno. I principali punti di criticità rilevati a latere delle proiezioni, sono costituiti dall'ancora scarso accesso al mercato dei capitali da parte delle piccole e medie imprese italiane e, come sottolineato in particolare dall'intervento di Davide Squarzoni, direttore generale di Prometeia Advisor SIM, dallo scarso coinvolgimento di investitori istituzionali nell'obiettivo di garantire alle PMI un migliore e più facile accesso al credito. I PIR sono, infatti, strumenti sottoscrivibili unicamente da persone fisiche e si rende dunque necessaria una riflessione sui veicoli di investimento in grado di interagire in modo diretto con l'economia reale. Una possibilità in questo senso, ha fatto notare Squarzoni, è costituita dalla regolamentazione europea  che permette di costituire appositi fondi a lungo termine (ELTIF).

 

Il tema dell'ampliamento della rosa di PMI in grado di accedere al mercato dei capitali per finanziarsi, è stato trattato nel corso della conferenza grazie al contributo di Carlo Robiglio, presidente piccola industria Confindustria, e Barbara Lunghi, primary market manager di Borsa Italiana, che hanno spiegato come l'unione di cambio di mentalità imprenditoriale e fattivo supporto di istituzioni e market maker sia in grado di aiutare le piccole e media imprese italiane ad avvicinarsi alla quotazione ed alla emissione di strumenti obbligazionari.

 

 

Un cambio di passo che permetterebbe una crescita sinergica di domanda e offerta di capitali, assolutamente necessaria perché lo strumento PIR possa dissondersi in modo sano, portando beneficio a tutti gli attori coinvolti. In prima linea tra questi, banche d'investimento e reti di consulenti finanziari che con la presenza di Fabio Bigorini, amministratore delegato di Intermonte SIM, e Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, hanno testimoniato l'impegno verso uno sviluppo in grado di unire finalmente finanzia e economia reale verso una crescita concreta dell'economia italiana.

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