Mediobanca chiude l'esercizio 2018/2019 al 30 giugno con profitti in calo a 823 milioni (-4,7%) da 864 milioni dell'esercizio precedente. Sui conti annuali - si legge in una nota - hanno inciso i contributi ai fondi di risoluzione per 53,5 milioni. L'utile netto rettificato per le componenti non ricorrenti si attesta invece a 860 milioni, stabile rispetto ai profitti dell'anno precedente, con un ROET superiore al 10%. I ricavi nel corso dell'anno crescono del 4,4% a 2,52 miliardi dai 2,42 miliardi dell'anno precedente grazie all'incremento di quasi tutte le voci. In dettaglio, aumenta il margine di interesse a 1,40 miliardi (+2,9%) da 1,36 miliardi dell'anno precedente per i maggiori volumi, mentre le commissioni calano a 611 milioni (-1,8%) da 622 milioni, per il minor contributo del capital market (da 65,8 a 29,9 milioni), parzialmente compensato dalla crescita del wealth management (+8,6%) e dell'advisory - M&A (+35,3%).

I proventi da tesoreria aumentano da 157,4 a 196,7 milioni, mentre l'apporto delle partecipazioni consolidate (riconducibile ad Assicurazioni Generali) cresce da 280,3 a 321,2 milioni. Su anche i costi di struttura a 1,16 miliardi (+4,2%), in particolare le spese del personale nel wealth management, a seguito del consolidamento di RAM e del rafforzamento delle strutture commerciali private e affluent. Le spese amministrative salgono del 4,1% e scontano l'ampliamento della rete commerciale e l'aumento delle spese per IT e progetti. Le rettifiche su crediti flettono del 10%; il risultato lordo è di 1,08 miliardi (-1,1%).

Il totale delle attività del wealth management aumenta del 6% a 67,9 miliardi dopo 5 miliardi di raccolta netta, com masse gestite e amministrate che passano da 37,1 a 39 miliardi e una raccolta netta positiva per 1,7 miliardi. In dettaglio, il segmento affluent (CheBanca!) chiude l'anno con un totale di attività finanziarie nette di 25,4 miliardi(+12%), di cui 15 miliardi in depositi, e una raccolta netta di 2,6 miliardi(+18%); gli asset di Mediobanca Private Banking (76 private bankers) si attestano a 16,4 miliardi (16%), di cui 4 miliardi in depositi, mentre la raccolta netta è di 2,4 miliardi (+87%); Compagnie Monégasque de Banque (50 private banker) raggiunge un totale di attività finanziarie di 10,5 miliardi (+5%), di cui 3,4 miliardi in depositi, e una raccolta netta di 300 milioni. Nel comparto asset management, Mediobanca SGR è invece in calo da 5 a 4,8 miliardi per la chiusura di alcuni mandati istituzionali a bassa marginalità e RAM da 4,1 a 3,1 miliardi per i riscatti di alcuni fondi sistematici. Cairn evidenzia, invece,una raccolta positiva per 0,7 miliardi con masse in crescita da 3,5 a 4 miliardi.

Con questo esercizio si chiude il piano triennale 2016/2019. La banca ha raggiunto i risultati prefissati e nella nota ai conti annuali sottolinea che tutte le divisioni nel triennio hanno registrato un significativo miglioramento del posizionamento e della redditività: il wealth management "è ora visibile nel marchio, nella scala, nel contributo al gruppo", mentre il consumer ha raggiunto "risultati record" e il CIB la "leadership nel Sud Europa". Il nuovo piano industriale di Mediobanca è in fase di elaborazione e sarà presentato a novembre di quest'anno. Quanto a Kairos, l'a.d. Alberto Nagel ha detto che continua il dialogo con i proprietari e i manager e che la banca potrebbe pagare in parte l'acquisizione con azioni.