L’aumento medio da 435 euro dei bancari e il ripristino della base completa del trattamento di fine rapporto (ridotta nel contratto del 2012) potrebbero essere più vicini, ora che l’Associazione dei banchieri italiani, l'Abi, ha sbloccato la trattativa e affidato l’incarico al direttore generale Giovanni Sabatini (in foto) e al presidente del Comitato affari sindacali e lavoro, Ilaria Maria Dalla Riva.

 

L’accordo, che potrebbe essere raggiunto a inizio dicembre, è stato certamente accelerato dal parere favorevole di Carlo Messina, a.d. di Intesa Sanpaolo, primo gruppo bancario italiano, che aveva anche revocato il mandato di rappresentanza sindacale ad Abi scegliendo la via dell’invito permanente ai tavoli di trattativa, come ricordato oggi da Il Sole 24 Ore.

 

La professione di bancario in Italia si confronta oggi con un cambio epocale dovuto da un lato allo sviluppo dei servizi digitali (processo in atto in tutto il mondo) e dall’altro alle fusioni e ai tagli di filiali (che hanno caratterizzato il mercato italiano).

 

Per questo si parla anche di utilizzare i 120 milioni di euro ancora in pancia al Fondo per l’Occupazione (nato nel 2012 e facilitatore di quasi 40.000 bancari under 35) anche in chiave di ammortizzatore sociale, compensando le riduzioni di stipendio degli impiegati che passeranno al regime part-time, prima di accedere ai meccanismi di prepensionamento.

 

Sullo sfondo vi è la richiesta di riduzione dell’orario a 35 ore lavorative che, secondo i calcoli equivarrebbe al venir meno di un’operatività pari a 20.000 bancari.