Esistono fondamentali differenze tra uomini e donne e queste impattano su come prendiamo le decisioni di ogni giorno, anche quelle finanziare. Secondo l’analisi “Addressing gender folklore” di State Street, che mostra la diversità con una chiave di lettura riferita all’ambito finanziario, in tutto il mondo è facile notare un significativo gap tra i generi all’interno della comunità finanziaria. Secondo la ricerca le differenze si amplificano se osserviamo i dati riferiti agli individui più influenti nell’industria degli investimenti, i decision maker, come asset manager, analisti o gli altri professionisti degli investimenti: considerando gli asset managers, nel mondo, solo il 7% dei “money managers” sono femmine, il 93% è uomo; considerando invece gli asset owner, il numero di analiste donne è pari al 19%, gli uomini invece sono l’81%. 

Sempre considerando gli investitori professionali una scoperta interessante è che l’universo femminile tende ad essere maggiormente orientato ad obiettivi di lungo periodo rispetto al mondo maschile. Inoltre, quando si tratta di selezionare un intermediario finanziario, le donne considerano la fiducia e la reputazione tra i principali fattori a differenza degli uomini che mettono al primo posto le performance passate. Gli uomini quindi si concentrano principalmente su dati storici mentre le donne preferiscono gli obiettivi organizzativi.

È possibile osservare altre differenze tra i generi considerando la percezione di come le capacità devono essere considerate. Il mondo femminile vede come capacità principale il saper comprendere l’evoluzione del mercato, le informazioni o il rischio. Per gli uomini invece rimane fondamentale il rapporto tra rischio e rendimento.

In Italia invece l’osservatorio “Take care” di AIPB dedicato ai Private Banker italiani ci consente di analizzare la situazione nel nostro paese. Anche qui il mercato è ancora fortemente sbilanciato, nelle reti commerciali le donne sono circa il 22%, gli uomini il 78%.

Dal punto di vista organizzativo, poche ancora le donne che gestiscono un team, 11,9% contro il 20,8% degli uomini. Inoltre il 65,2% delle professioniste dichiara di percepire uno stipendio leggermente inferiore alla media di mercato. Sempre dal punto di vista retributivo, il 65,7% preferisce un pacchetto retributivo caratterizzato da una componente fissa prevalente a fronte di uno stipendio complessivo più contenuto, rispetto al 34,3% che preferisce un variabile più ampio (il dato invece è molto più bilanciato per gli uomini, rispettivamente 50,4% e 49,6%).

Se l’interpretazione del successo non presenta grandi differenze tra i sessi, uomini e donne mettono al centro la capacità di interpretare e tradurre i bisogni dei clienti, affiancato dal semplificare i linguaggi della banca al cliente e renderli comprensibili, è sugli aspetti sui cui si sentono di dover migliorare che si evidenziano delle diversità: il 42% delle donne sente di dover migliorare le competenze dal punto di vista tecnico finanziario contro il 31% degli uomini, maggiori differenze invece ci sono sulla capacità di interpretare i bisogni e nel tradurre i linguaggi della banca dove le donne si sentono più confidenti.

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